A fine mese, l’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, non potrà più operare a Gaza e nella Cisgiordania. Glielo impedirà una legge del Parlamento israeliano, che metterà ulteriormente a rischio altre migliaia di vite umane, oltre a quelle già sacrificate nella gigantesca operazione militare di ‘autodifesa’, seguita ai massacri del 7 ottobre.
Ancora bilanci in attesa che il vero nuovo anno inizi il 20 gennaio con l’insediamento di Donald Trump alla presidenza Usa. Due guerre diverse, precisa Ugo Tramballi all’ISPI, studi di politica internazionale, ma non è ottimista sul futuro prossimo: «entrambe senza basi solide per una pace duratura, mentre l’incertezza globale cresce con l’ombra di Trump sul 2025». E un’Europa sempre più fragile il probabile risultato di Putin.
Nelle prime ore del 27 dicembre, le forze armate israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya al termine di un assedio, durato quasi una settimana, a quella che era l’ultima struttura sanitaria funzionante nel nord della Striscia di Gaza. Reparti chirurgici, laboratori, unità di emergenza, sono andati bruciati. I pazienti sono stati forzosamente rimossi.
Il 17 febbraio 2003 veniva rapito a Roma Abu Omar, da uomini della Cia, in collaborazione con le nostre forze dell’ordine, contro ogni regola del diritto internazionale. Da quel momento i rapporti tra il nostro paese e il mondo islamico cominciarono a deteriorarsi; era l’inizio dello svilimento oltre misura della nostra sovranità nazionale.