La storia del ‘Giorno dell’onore’ che ogni anno raduna a Budapest il peggio del neonazismo europeo contro cui aveva manifestato Ilaria Salis che ora rischia 11 anni di carcere.
Ilaria Salis, la donna italiana detenuta in Ungheria da quasi un anno, accusata di aver aggredito alcuni militanti neonazisti lo scorso febbraio a Budapest, in occasione delle manifestazioni per il «Giorno dell’onore». Disonore del sistema carcerario a giudiziario ungherese, della disattenta ambasciata, del governo dei timidi appelli all’Amico Orban.
Ancora morte sul lavoro: ultimi giorni di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare omicidio sul lavoro
In questi mesi la campagna di raccolta firme per introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro ha riscosso un grande successo: sono migliaia le persone che hanno firmato la legge promossa da USB e Rete Iside, insieme a singole persone ed altre realtà politiche e sociali.
Il legale di Ilaria Salis: 'Valutiamo il ricorso alla Corte europea'
"Stiamo valutando la possibilità di fare ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che è già costata altre condanne all'Ungheria": è quanto ha detto all'ANSA l'avvocato Eugenio Losco, uno dei legali italiani che assiste Ilaria Salis, la 39enne milanese da quasi un anno detenuta a Budapest.
Israele ha messo l’UNRWA, l’Agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, sotto tiro. Alcuni suoi operatori (12 o 13) sarebbero stati coinvolti, in qualche modo, nel sanguinoso attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Nello stile ormai noto dell’attuale governo «l’UNRWA è una copertura di Hamas». Meno perdonabili i Paesi (Stati Uniti, assieme ad alcuni alleati tra cui l’Italia) che avevano già tagliato gli aiuti che fanno funzionare l’organizzazione.
Una prontezza d’intervento sospettabile rispetto alla media mostruosa dei 200 palestinesi uccisi al giorno. Ma ciò che c’è dietro, in alcune intenzioni, è anche peggio.