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«Violati i diritti umani», ma l’Ue non rompe con Israele

«Violati i diritti umani», ma l’Ue non rompe con Israele

Ue. Molte capitali critiche con Tel Aviv, ma tra i 27 non c’è unanimità

Israele ha violato i diritti umani, a Gaza e in Cisgiordania. Così facendo ha infranto una clausola essenziale dell’accordo di associazione Ue-Israele. Sono queste le conclusioni del rapporto elaborato dall’ufficio del rappresentante speciale Ue per i diritti umani su indicazione dell’Alta rappresentante per la politica estera Kaja Kallas. L’indagine è arrivata dopo una richiesta di verifica da parte di 17 paesi, tra cui non figurano né l’Italia, né la Germania, né tanto meno l’Ungheria di Viktor Orbán. Conclusioni che faranno discutere la politica europea e nazionale. Ma su cui, nonostante l’evidenza dei crimini di Tel Aviv, non verrà presa nessuna decisione concreta. Almeno non nell’organismo preposto, ovvero il Consiglio affari esteri convocato lunedì prossimo nella capitale europea.

L’ATTESO rapporto è arrivato sul tavolo dei rappresentanti diplomatici a Bruxelles, ovvero il Coreper, nel tardo pomeriggio di venerdì. Sei fitte pagine documentano le numerose violazioni del diritto internazionale umanitario. Oltre al «livello senza precedenti di uccisioni e feriti civili» a Gaza, la lista delle responsabilità di Israele è lunghissima, dettagliata e impietosa. Nella Striscia, si va dalla privazione di cibo, medicinali e cure, allo stop per gli aiuti umanitari. «Il blocco appare incompatibile con il principio di distinzione, in quanto colpisce indiscriminatamente l’intera popolazione», si legge nel report. «Blocchi e chiusure sono stati descritti come equivalenti a punizioni collettive, vietate dal Diritto umanitario internazionale».

Nelle motivazioni di condanna verso Tel Aviv, non manca un riferimento a quelle misure della Corte internazionale di Giustizia (Cig), che per Israele sarebbero vincolanti. Il report richiama il pronunciamento del 2024 in cui il tribunale con sede all’Aja ha «ordinato a Israele di garantire, in cooperazione con le Nazioni Unite, la fornitura senza ostacoli su vasta scala di servizi di base urgenti e assistenza umanitaria ai palestinesi in tutta Gaza», nonché di «mantenere aperto il valico di Rafah, al fine di impedire che siano commessi atti rientranti nell’ambito della Convenzione sul Genocidio».

COSÌ IL RAPPORTO tira le somme: «sulla base della valutazioni fornite dalle istituzioni indipendenti», si legge ancora, «ci sono indicazioni che Israele violerebbe i propri obblighi in materia di diritti umani». Qui finiscono i fatti. E inizia la politica, a partire dalle complesse procedure decisionali. Viene da chiedersi: perché sulla base di quanto raccolto, non si dovrebbe procedere almeno verso una sospensione dell’Accordo di associazione Ue-Israele?

AMBIENTI diplomatici del Consiglio consultati dal manifesto restituiscono un quadro più realistico. Nel summit dei ministri di lunedì prossimo, Kallas presenterà l’esito della revisione, ovvero il rapporto con le sue conclusioni, ma i governi si limiteranno a prenderne atto. Nessuna decisione operativa, quindi. Sicuramente l’Alta rappresentante informerà a partire dal rapporto anche i capi di stato e di governo, che si riuniranno in Consiglio europeo, sempre a Bruxelles, il prossimo giovedì 26. E che dovrebbero dare indicazioni sul rapporto con Tel Aviv. Tra l’altro, una richiesta di sospensione lunedì viene considerata improbabile non solo per mancanza di un efficace meccanismo decisionale, ma anche perché finora pochi tra i Ventisette si sono espressi chiaramente a favore. Ciò non toglie che molte capitali sempre più critiche nei confronti di Tel Aviv faranno sentire la loro voce. Tra loro, oltre Madrid e Dublino, certamente Parigi, ma anche l’Aja, che è passata da alleata di Netanyahu a guida del fronte critico verso Israele.

POCHI GIORNI FA, davanti all’Europarlamento, Kallas aveva espresso la propria frustrazione, sottolineando come «se fosse per me sanzionerei Israele». Ma il suo ruolo è quello di coordinatore della politica estera di 27, non certo di ministro con pieni poteri. E in politica estera Ue serve l’unanimità (che su Israele non c’è). Che vada a Ginevra a negoziare con l’Iran, in Canada al G7, o che provi a fermare Netanyahu, l’evidenza è una sola: la dimensione globale dell’Europa semplicemente non esiste.

22/06/2025

da Il Manifesto

Andrea Valdambrini

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