28/08/2025
da Il Fatto Quotidiano
Redazione
Usa e Israele decidono il futuro di Gaza alla Casa Bianca mentre l'esercito israeliano continua a sparare nella Striscia. "In Cisgiordania 1.000 morti dal 2023"
Usa e Israele decidono il futuro di Gaza a tavolino: pronto il piano post-guerra
Mentre nella Striscia si continua a morire sotto le bombe e per la fame e mentre l’Idf prepara, dalla periferia di Gaza City, l’offensiva per occupare la città, alla Casa Bianca Israele e Usa decidono il futuro dell’exclave palestinese. Attorno al tavolo ci sono i dirigenti americani e israeliani, mentre il segretario di Stato, Marco Rubio, incontra il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sàar. Ma all’atteso summit c’è anche Jared Kushner, il genero di Donald Trump e suo ex consigliere con delega per il Medio Oriente. Lo stesso che a marzo del 2024 parlava del “grande valore immobiliare del lungomare di Gaza”, auspicando la deportazione di palestinesi nel Negev. Quasi un anno dopo era stato poi lo stesso presidente Usa a lanciare la contestatissima idea di “Gaza riviera del Medio Oriente”. E i riflettori sono proprio puntati su Kushner e su un altro partecipante all’incontro: l‘ex premier britannico ed ex inviato del Quartetto europeo per il Medio Oriente, Tony Blair. Per Axios, sono loro i registi dell’operazione, gli artefici del piano per il “day after” a Gaza.
Blair ha incontrato Witkoff alla Casa Bianca a luglio, lo stesso giorno in cui Netanyahu ha incontrato Trump. Diversi giorni dopo, Blair ha incontrato il presidente palestinese Mahmoud Abbas e lo ha informato sulle proposte per la fase post-guerra a Gaza e sui suoi colloqui a Washington. Anche Kushner era in Israele all’inizio di questo mese e ha incontrato Netanyahu per discutere della Striscia. Blair è vicino a Netanyahu e al suo più stretto consigliere Ron Dermer, responsabile della pianificazione postbellica di Israele.
Un piano postbellico coordinato con la Casa Bianca che potrebbe dare al premier israeliano Benjamin Netanyahu – oggi contestato in piazza dai manifestanti e in rotta con i vertici militari – una copertura politica per accettare un cessate il fuoco, presentandolo al contempo come un accordo più completo per rimuovere Hamas dal potere. “È un piano molto completo che stiamo elaborando per il day after e molte persone vedranno quanto è solido e quanto è ben intenzionato, come rifletta le motivazioni umanitarie del presidente Trump”, ha assicurato Steve Witkoff. È stato proprio l’inviato di Trump a dare l’annuncio del “grande incontro” alla Casa Bianca su Gaza in un’intervista a Fox News, dove ha detto che la guerra potrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Witkoff, secondo Axios, sta discutendo con Kushner e Blair del piano da diversi mesi, dopo la controversa proposta del tycoon di farne la Riviera di Gaza.
Intanto all’ennesimo Consiglio di Sicurezza l’Onu denuncia che “oltre mezzo milione di persone attualmente soffrono la fame, l’indigenza e la morte a Gaza” e che “entro la fine di settembre questo numero potrebbe superare le 640.000. Praticamente nessuno a Gaza è immune dalla fame: si prevede che almeno 132.000 bambini sotto i 5 anni soffriranno di malnutrizione acuta da qui alla metà del 2026″. Secondo i media, almeno 51 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi dell’esercito israeliano nella Striscia dall’alba di mercoledì, mentre il ministero della Salute di Gaza afferma che 10 palestinesi, tra cui due bambini, sono morti nella Striscia a causa della “carestia e della malnutrizione” nelle ultime 24 ore.
Non solo. L’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha reso noto che “nella Cisgiordania occupata, solo dall’ottobre 2023, 982 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane e dai coloni, e oltre 42.000 sono stati sfollati con la forza a causa di operazioni militari, demolizioni di case e attacchi”. “Le violenze di questo fine settimana ad Al Mughayyir sono l’ennesimo esempio dell’oppressione e della coercizione continue nei confronti dei palestinesi. Tutte queste violenze devono cessare e deve essere garantita una responsabilità imparziale”, ha scritto l’Alto commissario Volker Turk. Appelli che sembrano cadere nel vuoto mentre a Washington Usa e Israele decidono il futuro di Gaza a tavolino.