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Unione europea tra l’incudine americana e il martello cinese

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Vertice economico UE-Cina a Pechino dal 24 luglio: «Una furibonda litigata» prevede The Economist. Il risultato di un ‘non-Summit’, per l’ambasciatore d’Italia a Pechino.  «Un vertice con meravigliose dichiarazioni di principi, ma senza progressi strategici»

Unione Europea e i conti come gli Stati Uniti

Il dissidio deriva dall’andamento dei negoziati sui dazi tra UE e Stati Uniti, e tra Cina e Stati Uniti in un contesto eccezionalmente complicato. Bruxelles è infuriata per il deficit commerciale con la Cina che continua ad ampliarsi: secondo gli ultimi dati le esportazioni cinesi in Europa nei primi sei mesi del 2025 sono cresciute del 7% mentre le importazioni dal Vecchio Continente sono diminuite del 6%. L’anno scorso la Cina ha spedito da noi merci per 560 miliardi di dollari, il 30% più di quelle che esporta negli Stati Uniti. La UE ne ha vendute al gigante asiatico per 230 miliardi, meno della metà di quanto esporta in Usa. Ci limitiamo qui ad osservare i punti di contrasto sul commercio, ma va considerato il peso aggiuntivo degli ostacoli politici con l’inserimento di aziende e banche cinesi nel recente 18° pacchetto di sanzioni contro la Russia.

Von der Leyen – Xi Jinping

I presupposti dell’incontro tra la Von der Leyen e Xi Jinping non fanno che confermare il posizionamento attuale della UE, schiacciata tra l’incudine americana e il martello cinese. Laddove l’incudine è il piano di subalternità imposto da Trump per commerciare con gli Usa, mentre le esportazioni cinesi sono il martello che picchia su interi comparti industriali europei destinati alla chiusura. Perché è chiaro che lo scontro epocale è tra gli Usa e la Cina e noi ci troviamo in mezzo, incapaci di ritrovare un’unità strategica che sappia costruire l’indipendenza necessaria a far pesare su entrambe i colossi economici la forza del mercato unico europeo. A fronte di questa debolezza, sia gli Usa che la Cina coltivano le proprie visioni dominanti sul Vecchio Continente.

Chi deve temere maggiormente l’Europa?

Nel 2049, la Cina festeggerà il centenario della nascita della Repubblica popolare cinese, anno in cui ha dichiarato di voler diventare la prima potenza mondiale. A 24 anni dall’obiettivo prefissato, i dati sembrano indicare che Pechino è sulla buona strada per raggiungerlo. Thierry Moulonguet, che in Cina ci è stato a lungo per fare il direttore finanziario di Renault, è ora direttore di La revue des deux mondes e scrive che «L’offerta che la Cina fa ai propri partner commerciali è molto più concreta di quel che sembra. Ne sanno qualcosa i Paesi che hanno scelto di accettarla, dall’Africa al Sud America e in tanta Asia. La Cina non promette democrazia, sconosciuta in casa. È insensibile ai diritti, trave portante (almeno sulla carta) delle nostre Costituzioni continentali. Non garantisce libertà, ma ordine. Una volta che le vengono aperte le porte, usa entrare con una certa circospezione, salvo poi tutelare i propri interessi ed estenderli fino a ridurre ai minimi quelli dell’ospite. E adesso nei suoi radar, complici l’isolazionismo americano, ci siamo finiti noi».

Seconda e terza potenza economica mondiale

A queste critiche risponde un editoriale del Global Times che, nell’annunciare il vertice Ue-Cina, sottolinea come la seconda e la terza economia mondiale «devono considerare l’espansione della cooperazione reciprocamente vantaggiosa una necessità, non un’opzione». Segue un elenco di impegni che Pechino si è assunto nell’ultimo anno: aumentare il numero di studenti francesi che studiano in Cina a oltre 10.000 e raddoppiare la portata degli scambi giovanili europei entro i prossimi tre anni. La Cina ha implementato una politica unilaterale di esenzione dal visto per 32 paesi europei, inclusi 24 Stati membri dell’UE. Lo scorso anno, oltre 9,7 milioni di persone hanno viaggiato tra Cina ed Europa.

La prima ancora per quanto?

L’America ha esercitato un predominio imperiale sull’ Europa che ora annuncia un cambio di passo. I dazi sono solo un’arma negoziale, perché economicamente hanno vita breve, come osserva l’economista Giavazzi: «Il prezzo pagato dai cittadini americani in pochi mesi supererebbe il costo per l’Europa. Trump non rischierà di affrontare la campagna per le elezioni di midterm con l’inflazione in ripresa.»  L’incudine americana è stata predisposta dall’amministrazione Trump per smembrare l’Ue e sostituirne il governo con forze politiche favorevoli alla deregolamentazione in chiave di politica economica neo liberista.

  • Stretta tra queste due forze, l’Unione Europea s’interroga sulle minacce ancorché sulle opportunità. Al  ‘non-summit’ del 24 luglio Pechino invita a celebrare il 50° anno di relazioni diplomatiche con l’usuale pragmatico distacco orientale: «Quanto più complessa è la situazione, tanto più Cina e UE dovrebbero mantenere le aspirazioni originarie di stabilire relazioni».

23/07/2025

da Remocontro

Valerio Sale

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