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Un sacco di farina o la vita, la trappola mortale di Gaza

Un sacco di farina o la vita, la trappola mortale di Gaza

Palestina. Mentre il mondo guarda alla guerra tra Israele e Iran, nella Striscia 140 vittime in 24 ore

«Ero a pochi centimetri dalla morte. Lo giuro, a pochi centimetri dalla morte». Eppure, è così felice che non riesce a smettere di sorridere, mentre trasporta un’enorme borsa bianca sulle spalle. Non conosciamo il suo nome ma sappiamo che è uno dei tantissimi palestinesi che ha rischiato la vita per portare a casa qualcosa da mangiare. Si è ripreso da solo con il cellulare per raccontare incredulo di essere riuscito ad afferrare un sacco da 50 chili di farina. Era caduto dal camion che lo trasportava e per prenderlo è stato quasi schiacciato dalle ruote.

ALMENO 14 PERSONE uscite ieri alla ricerca di cibo non sono tornate dalle proprie famiglie. È da tre settimane, ormai, che a Gaza non passa un solo giorno senza morti tra chi è alla ricerca di aiuti. La strage di ieri si è consumata nel centro della Striscia, vicino Wadi Gaza. Spari e cannonate sulla folla, come al solito.

Il meccanismo di distribuzione gestito dalla fondazione Ghf e avviato, appunto, tre settimane fa, è una trappola mortale. Si prova quindi a intercettare i mezzi che trasportano farina prima ancora che arrivino a destinazione. Ma l’esercito attacca comunque. Spesso i militari chiamano «disordini» i tentativi disperati di sopravvivenza da parte di una popolazione ridotta allo stremo da Tel Aviv. Quasi come se dipendesse dai palestinesi e non avesse a che fare con l’orrore causato dal blocco totale ordinato il 2 marzo da Israele. E la Gaza Humanitarian Foundation continua, senza ritegno, a raccontare una realtà idilliaca. Accusa tutti di mentire: la stampa internazionale, i medici, le organizzazioni umanitarie, l’Onu, i testimoni che raccontano gli accadimenti mentre ancora piangono i propri morti. Ieri il capo della fondazione israelo-americana, Johnnie Moore, ha addirittura detto che la sua organizzazione ha raggiunto il traguardo di trenta milioni di pasti, consegnati «senza alcun incidente».

IL SEGRETARIO GENERALE ONU, Antonio Guterres, ha definito «inaccettabile» l’uccisione e il ferimento dei civili di Gaza mentre cercano cibo, chiedendo nuovamente un’indagine «immediata e indipendente».

Ma i massacri proseguono anche altrove nella Striscia, tra le interruzioni di rete fissa e internet causate dai bombardamenti israeliani. Gli interventi di manutenzione durano il tempo di nuovi raid sulle strutture di comunicazione. Senza contare che a causa del blocco israeliano mancano i pezzi di ricambio e gli addetti non possono far altro che riparare impianti che dovrebbero essere sostituiti.

UN TERRIBILE BOMBARDAMENTO nel campo profughi di Maghazi ha colpito un’abitazione civile. Dieci membri della famiglia al-Ghamri sono stati uccisi tra cui padre, madre e i loro figli. Come successo alla famiglia Rasas, a Gaza City: genitori e due bambini ammazzati mentre si trovavano nella propria casa. Le zone più colpite dagli attacchi, secondo il corrispondente dell’agenzia di stampa palestinese Wafa, sono state Gaza City e Jabalia, bombardate quasi senza sosta. Sette civili, tra cui un bambino, sono stati ammazzati nel campo profughi di Al-Bureij. Mentre l’attenzione mondiale si sposta sulla guerra tra Israele e Iran, a Gaza si contano 140 vittime in 24 ore.

Nella Cisgiordania occupata, intanto, la chiusura totale dei checkpoint continua in mezzo a una campagna di arresti che prende di mira ex prigionieri e coinvolge anche donne e bambini. Almeno sessanta persone, secondo la Commissione per gli affari dei prigionieri, sono state fermate tra martedì sera e mercoledì mattina.

LE AUTORITÀ DI TEL AVIV hanno emesso e rinnovato ordini di detenzione amministrativa nei confronti di 81 detenuti palestinesi, che restano dunque in carcere senza accuse o processo. A giugno il numero delle detenzioni amministrative in Israele ha raggiunto quota 3.562, tra cui 95 minorenni. Due giorni fa il servizio carcerario israeliano ha annullato a tempo indeterminato le visite degli avvocati.

Ieri mattina l’esercito ha fatto irruzione in una casa del villaggio di al-Walaja, vicino Betlemme, uccidendo Ali Hamza Hajajleh di 22 anni. Familiari e testimoni dichiarano che si è trattato di una esecuzione: gli hanno sparato a distanza ravvicinata, mentre il giovane era sotto custodia dei militari.

A DIFFERENZA DEI PALESTINESI sotto occupazione, ai coloni israeliani (la cui presenza è illegale per il diritto internazionale) è concessa la libertà di movimento in Cisgiordania. Libertà che utilizzano sempre più spesso per attaccare i villaggi palestinesi, come è accaduto ieri in una comunità beduina di Jerico, dove hanno fatto irruzione portando le proprie pecore a mangiare il foraggio destinato ai greggi locali. Oppure a Duma, sud di Nablus, dove hanno utilizzato un bulldozer per bloccare una strada palestinese con cumuli di terra. Tutto avviene sotto la protezione dell’esercito di Tel Aviv.

19/06/2025

da Il manifesto

Eliana Riva

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