14/09/2025
da Valori
Per la pressione repubblicana, i grandi fondi come BlackRock si espongono sempre meno su istanze climatiche e sociali. E dall’Europa c’è chi si ribella.
BlackRock è la più grande società di gestione patrimoniale al mondo. Ha in gestione più di 12.500 miliardi di dollari di asset, un volume gigantesco che continua a crescere. Un colosso simile sembra intoccabile – anzi, per certi versi lo è, perché la sua sfera di influenza va dalle infrastrutture in Italia ai piani alti della politica statunitense. Ma c’è anche chi ha il coraggio, e l’opportunità, di alzare la voce. Come il fondo pensione olandese Pfzw che ha ritirato 14,5 miliardi di euro che gli aveva dato in gestione. Il motivo? BlackRock non prenderebbe adeguatamente in considerazione la sostenibilità.
Il fondo pensione olandese Pfzw volta le spalle a BlackRock
«Pfzw sta sviluppando una nuova strategia di investimento in cui performance finanziaria, rischio e sostenibilità hanno lo stesso peso all’interno di un approccio di portafoglio totale», si legge in una nota diffusa da Pfzw. Il fondo pensione, uno dei più grandi dei Paesi Bassi, gestisce un patrimonio complessivo di circa 250 miliardi di euro. Di questi 250 miliardi, ne affida circa 50 a gestori esterni specializzati. Come lo statunitense BlackRock, appunto, e il britannico Legal&General. Per assicurarsi che le politiche di investimento prendano in considerazione anche gli aspetti ambientali, sociali e di governance, però, ha ritirato un mandato da 14,5 miliardi di euro al primo e 15 miliardi al secondo. Redistribuendoli tra Robeco, Schroders, Ubs e altri operatori. Non è comunque un addio vero e proprio, visto che continua a investire in alcuni fondi monetari di BlackRock.
Non troppo tempo prima, a fine giugno, anche la Sierra Club Foundation – il “braccio” filantropico dell’omonima organizzazione ambientalista – ha fatto una scelta simile, seppur con cifre ben più contenute. Aveva dato in gestione a BlackRock circa 9 milioni di euro, ma ha preferito ritirarli. Perché la società ha ridotto il proprio sostegno alle risoluzioni degli azionisti su temi climatici e ha abbandonato l’Alleanza degli asset manager per il clima. Il colosso si è difeso dicendo che le proposte presentate alle assemblee erano spesso troppo prescrittive e che la partecipazione a coalizioni per il clima aveva innescato «confusione» e problemi legali.
Ma per la politica americana la sostenibilità deve restare fuori dagli investimenti
Se dall’Europa e dal mondo dell’attivismo c’è chi chiede di prendere sul serio la sostenibilità, la politica statunitense sembra non voler sentire ragioni. Sempre durante l’estate, un gruppo di tesorieri e responsabili finanziari di ventuno Stati americani hanno inviato una lettera agli amministratori delegati di BlackRock, JPMorgan Chase, Goldman Sachs e altre grandi società di investimento. I firmatari si dichiarano profondamente preoccupati «per l’erosione del tradizionale dovere fiduciario nei mercati dei capitali americani» e chiedono quindi di non prendere in considerazione, nelle scelte d’investimento, il clima o altri fattori legati alla sostenibilità.
Considerato il clima politico d’Oltreoceano, un’iniziativa simile non stupisce troppo. Tanto più perché non è inedita, ma arriva dopo mesi di azioni legali e rappresaglie di vario tipo. Tant’è che banche e asset manager sono sempre più restii a prendere posizione pubblicamente sui temi ambientali, sociali e di governance, come dimostra il tracollo delle varie coalizioni della finanza per il clima. La lettera plaude a questi «passi incoraggianti» e alla «riduzione della retorica Esg», ma chiede di fare di più. Per esempio, di smettere di fare pressioni sulle aziende basandosi su rischi «incerti» come quelli legati ai cambiamenti climatici.