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Ucraina, missili Usa a lungo raggio per colpire Mosca?

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Il Dipartimento di Stato ha confermato le rivelazioni di Politico, secondo cui l’Ucraina dispone già dei missili a lungo raggio Atacms. Una fornitura voluta dal presidente Biden a febbraio, per missili da utilizzare «nel territorio sovrano dell’Ucraina». Ma nessuno ci crede. Consegna avvenuta già da alcune settimane prima del sì del Congresso.

Vincere la guerra impossibile perdendo le elezioni

Biden ha già varcato diverse ‘linee rosse’, che lui stesso aveva tracciato sulla condotta americana da tenere nella guerra in Ucraina. Questa volta ha fornito, segretamente, missili balistici a lunga gittata all’esercito di Kiev. Le armi sono già state usate con successo, giorni prima che il Congresso Usa ne autorizzasse, con un voto, finanziamento e trasferimento. Nel miliardo di dollari «immediatamente operativo», infatti, figurano sistemi per missili ‘MGM-140 Atacms’, che hanno una gittata fino a 300 chilometri. E quindi armi assolutamente offensive e letali, capaci di colpire in profondità anche dentro il territorio metropolitano russo.

Verso Mosca con bombe a grappolo

Proprio alcuni giorni fa, una salva di questi missili Made in Usa, opportunamente guidati dai dati satellitari raccolti (da chi?) ha colpito una grande base aerea russa, a Dzhankoi, in Crimea. Sarebbero stati danneggiati, secondo Kiev, tra tre e cinque postazioni di batterie missilistiche SA-300 e SA-400, che rappresentano la punta di lancia della difesa antiaerea dell’esercito di Putin. Colpite anche tre unità radar e una di sorveglianza dell’area. Gli specialisti dicono che i missili forniti dagli americani (forse a marzo) sono dotati di ‘testate a grappolo’. Naturalmente vietate, ma che gli Usa sfruttano ugualmente, in caso di necessità.

Si alza la soglia di rischio

L’utilizzo del sistema ‘Atacms’ può risultare molto efficace per gli ucraini, ma alza la soglia di rischio di un confronto diretto tra Washington e Mosca. Se un attacco di questo tipo dovesse provocare molte vittime civili sul suolo russo, è probabile che il governo di Mosca riterrebbe le autorità americane direttamente responsabili. Accusandole di cobelligeranza. D’altro canto, lo sforzo finanziario incredibile per tenere aperta la guerra, testimonia la volontà di Biden di seguire la sua strategia originaria (che finora non ha funzionato). Cioè, logorare la Russia. Nel miliardo di dollari «di somma urgenza’ deliberato dalla Cssa Bianca, sono previsti anche centinaia di migliaia di proiettili d’artiglieria da 155 mm, e sistemi missilistici mobili ‘Himars’».

56 volte senza il Congresso

Dunque, per fare presto (ed evitare la catastrofe sul campo di battaglia) Biden aveva già predisposto questi aiuti, ricorrendo al suo ennesimo «ordine di prelievo presidenziale». Una formula, per mascherare il fatto che, essendo i soldi pescati da fondi della Casa Bianca, non devono essere autorizzate dal Congresso. In questo caso, si tratta di un record: con quella dell’altro giorno, è la 56ma tranche di aiuti all’Ucraina, che Biden sdogana in questo modo. E significa che le armi e le munizioni provengono dalle scorte di magazzino degli Stati Uniti. Che dovranno essere, al più presto, nuovamente riempite. Insomma, un flusso continuo di armi e di munizioni, che vanno e che vengono, ma solo a condizione che la guerra duri. Il più a lungo possibile. Più nel dettaglio, sembra che questa volta gli Stati Uniti siano perfino disposti a rischiare un confronto diretto con la Russia.

Missili balistici ad ‘alto rischio’

Ecco perché i missili balistici ceduti in questa fase sono quelli ‘ad alto rischio’, cioè con un raggio d’azione che potrebbe causare reazioni inaspettate da parte di Putin. Nella corposa lista preparata dal Pentagono, c’è di tutto: missili RIM per la difesa aerea, missili antiaerei Stinger, armi leggere e proiettili per contrastare i droni, missili per sistemi ‘Himars’, proiettili d’artiglieria ad alto potenziale e ‘a doppio scopo’, proiettili da 105 mm, colpi di mortaio da 60 mm, veicoli blindati da combattimento Bradley, veicoli protetti da imboscata resistenti alle mine (MRAP),  veicoli ad alta mobilità (Hummy), veicoli da supporto logistico, veicoli tattici da trasporto, missili filoguidati (Tow), sistemi anticorazza Javelin e AT-4, bombe aeree di precisione, attrezzature per aeroporti, mine anti-corazza, mine antiuomo Claymore, munizioni per l’eliminazione degli ostacoli, dispositivi per la visione notturna, pezzi di ricambio e attrezzature da campo.

Ora che le armi ci sono, l’esercito a usarle?

Uno sforzo imponente che, comunque, per dare risultati, dovrà essere necessariamente accompagnato da un massiccio reclutamento di forze fresche da parte del governo ucraino. Le armi da sole non bastano, infatti, se qualcuno non tira il grilletto. E, in questa fase, proprio un sensibile deficit di unità fresche da spedire al fronte, per una corretta turnazione, sembra essere il problema principale di Zelenski. Che Putin non sembra avere. Le armi occidentali, nella migliore delle ipotesi, potranno solo aiutare l’Ucraina a resistere e a dissanguarsi più lentamente.

Con poche speranza di vedere trattative di pace all’orizzonte, sembra che ci dovremo rassegnare a una guerra ‘a bassa intensità’. Lunga, sporca, costosa e miserabile e, soprattutto, senza senso, visto come molti analisti ne prevedono l’epilogo. Per ora, gli unici che possono sinceramente ‘festeggiare’ una simile disgrazia, sono solo i grandi manager del complesso militare-industriale americano.

26/04/2024

da Remocontro

Piero Orteca

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