02/09/2025
da Il Manifesto
Terrorizza l'occidente Al vertice di Tienjin l’intero "global south", un quarto del pil e quasi metà della popolazione mondiale. E ora ha una piattaforma
Lo strumento privilegiato con cui «democratizzare le relazioni internazionali» e il motore di un «vero multipolarismo», la definisce Xi Jinping. La «maggioranza globale», la definisce Vladimir Putin. O ancora, sentenziano i media cinesi: «Non più una maggioranza silenziosa, ma una nuova forza che fa sentire la sua voce». La Sco (Organizzazione per la cooperazione di Shanghai) prova a ergersi come alternativa credibile allo sviluppo dell’ordine globale, favorita dall’insoddisfazione generale verso i dazi di Donald Trump e l’incertezza sulla postura internazionale degli Stati uniti.
AL SUMMIT di Tianjin, chiuso ieri, la Cina ha chiesto di unire le forze del cosiddetto Sud globale, etichetta sotto cui si muove una pletora di paesi con obiettivi e necessità non sempre comuni, o addirittura rivali regionali come India e Pakistan. Nel suo discorso programmatico, Xi ha chiesto di aderire a un multilateralismo «più equo e più giusto», rifiutando «logiche egemoniche, bullismo e la mentalità da guerra fredda» della contrapposizione tra blocchi. Pechino vuole mostrarsi come portavoce delle istanze dei Paesi in via di sviluppo, presentandosi come un partner solidale, capace di mettere sul tavolo non solo parole ma anche risorse multiformi.
Xi ha promesso 2 miliardi di yuan (circa 280 milioni di dollari) in sovvenzioni a fondo perduto per il 2025 e altri 1,3 miliardi di dollari in prestiti a un consorzio interbancario nel prossimo triennio, chiedendo poi di rafforzare la cooperazione in ambito Via della Seta. Pechino vuole ampliare il raggio d’azione della Sco, uscendo dal recinto della sicurezza e abbracciando anche commercio e diplomazia. Un’ambizione favorita dal disgelo con l’India. La presenza di Narendra Modi, oltre a quella di Vladimir Putin, rimuove diversi ostacoli alla creazione di un asse eurasiatico. Nel primo bilaterale in terra cinese dopo sette anni, Xi e il premier indiano hanno auspicato che «il dragone e l’elefante» possano danzare insieme come «partner, non rivali».
ED ECCO CHE XI ha annunciato l’istituzione di tre piattaforme di cooperazione su energia, economia digitale e industria tecnologica verde. Nel documento congiunto finale (la “dichiarazione di Tienjin” somiglia a una vera piattaforma politica) e nella visione strategica di sviluppo per i prossimi dieci anni della Sco si auspica la «rapida» creazione di una banca di sviluppo del gruppo. Pechino lo considera uno strumento cruciale per favorire l’interscambio e l’utilizzo delle monete nazionali nelle transazioni commerciali, al posto del dollaro statunitense.
Attraverso questi strumenti la Cina intende consolidare la sua immagine di fornitore di beni pubblici globale, contrapponendosi implicitamente a un occidente spesso percepito dalle economie emergenti come condizionante e vincolante. Altro tassello centrale è la dimensione tecnologica. La decisione di creare un centro di cooperazione sull’intelligenza artificiale e di invitare i membri Sco ad aderire al sistema satellitare Beidou (l’anti Gps) e al programma lunare cinese va interpretata come un segnale chiaro: Pechino vuole porsi non solo come hub commerciale e finanziario, ma come leader nella scienza e nella tecnologia. In un contesto in cui gli Stati uniti cercano di contenere l’accesso della Cina alle tecnologie avanzate, la Sco diventa per Pechino un campo di partnership strategiche in grado di garantire massa critica e sostegno politico.
DA PARTE SUA, Putin ci ha tenuto a ribadire più volte di aver messo al corrente Xi e Modi dell’andamento dei colloqui con Trump dopo il summit in Alaska. Un modo per mettere in mostra le proprie partnership, rafforzate nonostante i dazi punitivi per l’acquisto di petrolio russo.
IL SUMMIT ha rafforzato l’immagine della Sco come forum politico in crescita: dai sei paesi originari a dieci membri permanenti e sedici partner tra osservatori e dialogo, con l’apertura alle adesioni di Armenia e Azerbaigian. L’allineamento pare forte soprattutto sul commercio e nell’opposizione a dazi e sanzioni. Ma permane l’assenza di una visione comune sulle crisi più urgenti, dall’Ucraina al Medio oriente, come si evince dalla cautela della dichiarazione congiunta su Gaza rispetto ai commenti ben più critici verso Israele del presidente turco Erdogan, presente all’incontro Sco Plus coi paesi partner. Secondo molti analisti, è possibile che continui a prevalere la portata simbolica su quella concreta e operativa. Di certo, la Cina intende capitalizzare il malessere diffuso nei confronti dell’ordine internazionale attuale, percepito da molti come squilibrato e penalizzante.
NEL FRATTEMPO, arriva oggi in Cina anche Kim Jong-un, partito ieri dalla Corea del nord a bordo del suo treno blindato per partecipare con Xi e Putin alla grande parata militare di piazza Tian’anmen, con cui domani Pechino celebrerà l’ottantesimo anniversario della vittoria contro il Giappone.