Trump tra una minaccia ed una retromarcia. Il contestatissimo ‘Big Beautiful Bill Act’, bilancio federale con tagli fiscali ai ricchi e debito armato alle stelle. Saga dei dazi, ‘il pizzo’ alla mafiosa, che slitta al primo agosto. E la nuova gestione Trump -avverte ISPI, studi di politica internazionale-, rischia di pesare non solo sulla crescita statunitense, ma su diverse aree del mondo, Europa per prima
Sicurezza economica: Trump cambia tutto
L’attuale amministrazione MAGA sta rivoluzionando i pilastri della dottrina Biden, mandando in frantumi il fragile equilibrio tra alleati nella competizione con la Cina. L’economia come un’arma per obiettivi politici. La ‘Strategia per la sicurezza economica’. Modelli nazionali diversi. Per gli Usa di Biden ‘invest, align, compete’, o per l’Ue ‘promote, partner, protect’. Stessa zuppa. Aumentare la capacità industriale (invest), creare network di alleanze (align) per ridurre il costo della ristrutturazione, e limitare l’avanzamento del ‘competitor politico’, in questo caso la Cina, con limitazioni all’export di tecnologia (compete).
Contro Biden la presidenza Trump
La totale incompatibilità di Trump con la svolta ‘green’ del suo predecessore, nonostante gli Stati Uniti già con Biden fossero al picco della produzione ed esportazione di combustibili fossili. Via tutti i sussidi e gli incentivi federali per la produzione di tecnologie rinnovabili come solare, batterie ed eolico, oltre alla vendita di veicoli elettrici, con buona pace del suo ex amico Elon Musk. Trump vuole impedire che le ‘nuove forze produttive cinesi’ possano trovare terreno fertile nel mercato statunitense. Mentre l’emergenza energetica nazionale cerca di dare sempre più energia agli Stati Uniti per settori come ‘IA’ e ‘data center’, strategici nella competizione proprio con la Cina.
Dal solare al nero carbone
Tra il 2021 e il 2024 negli USA sono stati installati più di 167 GW di impianti eolici e solari (78% solo da solare). Prevista l’eliminazione delle agevolazioni crediti per l’energia pulita e l’efficienza energetica, per la produzione di idrogeno pulito, con un risparmio complessivo che si stima possa arrivare a circa 543 miliardi di tagli al bilancio nel periodo 2025-2034. Particolarmente importante anche sul piano politico interno (si veda la reazione di Elon Musk e il crollo in borsa di Tesla) la fine degli incentivi alle auto elettriche con 7mila500 dollari per veicolo, che colpirà anche la filiera delle batterie elettriche.
Allineare o scombinare?
‘Align’, allineare: creare una rete di Paesi che condividessero con gli Stati Uniti la volontà di contenere l’ascesa economica della Cina. Nell’idea di Biden, ceare dei canali commerciali preferenziali con Paesi allineati politicamente in modo da aiutarli a staccarsi dalla dipendenza economica da Pechino. Ma Trump, ha completamente sovvertito questa impostazione imponendo dazi senza riguardo al grado di vicinanza politica della controparte coinvolta. Anzi, Trump ha raggiunto degli accordi sui dazi con la Cina prima che con gli alleati Occidentali, Unione Europea, e poi Canada e Giappone.
Avanzamento tecnologico cinese
Fronte ‘terre rare’. Uno degli obiettivi è stato quello di ottenere dalla Cina licenze per l’esportazione di terre rare e magneti verso industrie civili e militari americane. Esempio di come l’interdipendenza tecnologica tra i due Paesi sia diventata un elemento centrale delle relazioni bilaterali, e l’ammissione da parte degli USA di non poter vincere facilmente il braccio di ferro tecnologico con la Cina. In conclusione, se la strategia di sicurezza economica di Biden puntava a creare un cordone di sicurezza attorno alla Cina, Trump ha scelto il modello di coercizione economica per raggiungere obiettivi politici senza tenere in considerazione l’esistenza di Paesi che condividono obiettivi politici e di valori in campo internazionale.
Fine del distinguo amici-nemici
- Il senso politico dell’azione di Trump mette in discussione tutto l’impianto della sicurezza economica di Biden che puntava a ridurre la dipendenza dove in svantaggio e a mantenere un vantaggio nei settori in cui gli Stati Uniti erano invece meglio posizionati rispetto alla Cina. E dopo il ‘Liberation Day’, -piacia o non piaccia a qualche amica italiana-, non ci sono più differenze commerciali tra amici e rivali e sarà difficile ricostruire una visione politica condivisa che giustifichi l’allineamento delle politiche verso la Cina.
21/07/2025
da Remocontro