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‘Shanghai summit’, la Cina coalizza quasi tutta l’Asia

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02/09/2025

da Remocontro

Piero Orteca

La Cina ha saputo riunire molti dei leader asiatici (e non solo) più importanti a Tianjin, per il vertice della Shanghai Cooperation, alla presenza del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il futuro sull’Indo-Pacifico. Multilateralismo e non bullismo. Pessima gestione Ucraina e sanzioni. Doppiopesismo occidentale e Gaza

 ‘Supervertice’ di portata planetaria

Ieri, nella grande città portuale che si affaccia sul Golfo di Bohai, nel nord del Paese, si sono incontrate e hanno dialogato affabilmente, tra le altre, personalità di altissimo livello. Figure che, normalmente, faticheremmo a immaginare impegnate a scambiarsi sorrisi e strette di mano, come Xi Jinping col premier indiano Narendra Modi. Se poi il terzetto è stato completato da Vladimir Putin, allora il ‘peso’ del meeting assume un significato ben più che cerimoniale. Metteteci pure una raffica di presidenti, premier e ministri di un’altra ventina di Paesi, e il gioco è fatto. Insomma, il ‘supervertice’ è stato un capolavoro diplomatico, perché il leader cinese è riuscito a sfruttare una preziosa ‘finestra di opportunità’: ha rimesso assieme, in un certo senso, i cocci di un continente frammentato. Cosa resa possibile anche grazie all’aiuto dell’Occidente, che con le sue maldestre strategie neocolonialiste, in politica estera, ha fatto di tutto per inimicarsi i Paesi del Sud del mondo e i “non allineati”. E i cinesi, prendendo la palla al balzo, ne hanno approfittato per portare il loro formidabile attacco sul fronte dell’Ovest.

  • Innanzi tutto, contro un certo tipo di cultura geopolitica, prima ancora che a un modello economico e sociale che, dall’Europa e dall’America (dal loro punto di vista) viene imposto con la forza al resto del pianeta.

Il futuro sull’Indo-Pacifico

In questi giorni, proprio l’incontro di Tianjin, raccogliendo soprattutto potenze e Paesi regionali asiatici, dimostra che la partita più importante nelle future relazioni internazionali si svolge nell’Indo-Pacifico. Ma in ballo c’è molto di più. C’è l’ambizioso tentativo di Pechino di coalizzare un blocco variegato che, cementato dal suo ‘soft power’ commerciale, si contrapponga al ‘pensiero unico’ vaticinato da Washington e da Bruxelles. È quello che il ‘grande vecchio’ della politica estera cinese, Wang Yi, ha definito ‘ricerca del multipolarismo’, come base su cui impostare la filosofia di ‘foreign policy’ della SCO per i prossimi dieci anni. Cioè, proprio il concetto-cardine sviluppato da Xi nel suo discorso, che è sembrato un nuovo manifesto di geopolitica, rivolto a tutte quelle nazioni che non si vogliono fare soggiogare dal suprematismo culturale occidentale: «I compiti di sicurezza e sviluppo che gli Stati membri devono affrontare sono diventati ancora più impegnativi – ha affermato – e per questo bisogna opporsi alla mentalità della Guerra fredda, al confronto tra blocchi e al bullismo. Dobbiamo sostenere il sistema internazionale che ha al centro le Nazioni Unite e sostenere il sistema commerciale multilaterale con l’Organizzazione mondiale del commercio».

Multilateralismo anti bullismo

Proprio la collaborazione tra i membri della SCO, ha detto ancora Xi, offre il miglior esempio di «un nuovo modello di vero multilateralismo». Che il Presidente cinese ha definito come «frutto dello Spirito di Shanghau». Xi ha poi auspicato un allargamento dei mercati interni, per aumentare la domanda e spingere la propensione agli investimenti. La Cina farà la sua parte, fornendo 2 miliardi di yuan (280 milioni di dollari) di aiuti gratuiti agli Stati membri quest’anno, e altri 10 miliardi di yuan di prestiti a un consorzio bancario della Shanghai Organization. Tuttavia, il vero obiettivo di Xi Jinping, grazie all’evento di Tianjin, è quello di lucrare sulle contraddizioni americane ed europee, tanto stridenti da far superare persino le ataviche e secolari contrapposizioni con nemici storicamente vicini, come l’India. Alla pessima gestione della guerra ucraina, con l’applicazione di severe sanzioni alla Russia, che però, con un effetto domino, hanno avuto una ricaduta su molti Paesi incolpevoli, si è aggiunta la politica daziaria di Trump. La fusione di queste due mosse ha provocato il dilagare di una vera e propria rivolta sottotraccia, da parte di Stati in via di sviluppo o facenti parte del gruppo ‘Brics’. All’India è stata applicata da Trump una supertassa del 25% sull’export, perché importa petrolio dalla Russia. Un balzello che si è aggiunto a un altro 25%, portando a un totale sovrapprezzo del 50% su molti prodotti manifatturieri diretti negli Stati Uniti.

Pessima gestione Ucraina e sanzioni

«Il vertice di Tianjin – ha scritto il britannico Guardian – è il più grande incontro della SCO dalla sua istituzione nel 2002 e rappresenta un elemento chiave dell’impegno di Pechino nel contrastare il predominio degli Usa o di gruppi guidati dall’Occidente, come la Nato. Tale impegno è stato rafforzato dagli sconvolgimenti globali causati dai dazi del Presidente statunitense Donald Trump e da altri cambiamenti nella politica estera. Non ci si può stupire, dunque, che il premier Narendra Modi sia stato il primo a presentarsi all’appuntamento dello Shanghai summit, per parlare a quattr’occhi con Putin e, soprattutto, con Xi Jinping. Cioè, con i ‘nemici’ numero uno dell’Occidente, bollati così per proclama americano, fatto proprio dall’Europa. Di conseguenza, tutte quelle società mondiali che arrancano nella crisi malthusiana di una popolazione che cresce più velocemente di quanto la si possa sfamare, stanno cominciando a vedere il modello ‘atlantico’ come fumo agli occhi. Quasi stupito, il Guardian ha commentato: «Xi, Putin e Modi sono stati visti chiacchierare in diretta, con i tre leader affiancati dai loro interpreti ufficiali. Nel suo discorso di lunedì, Putin ha anche elogiato gli sforzi di Cina e India volti a facilitare la risoluzione della crisi ucraina». Putin ha detto che la guerra non è stata scatenata dall’invasione della Russia, ma è stata solo «il risultato di un colpo di stato in Ucraina, sostenuto e provocato dall’Occidente. Un’altra causa del conflitto – ha aggiunto –  sono i continui tentativi occidentali di trascinare l’Ucraina nella Nato». Come dicevamo, il vertice è diventato un crocevia di nazioni sempre più critiche nei confronti della disinvolta applicazione che Stati Uniti ed Europa fanno del diritto internazionale.

Doppiopesismo occidentale e Gaza

  • L’Occidente viene accusato, più o meno direttamente, di ‘doppiopesismo’, a seconda degli interessi in gioco. Da segnalare, a questo proposito, l’intervento durissimo del Presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan: «Non ci possono essere scuse per non essere riusciti, per 23 mesi, a fermare le atrocità a Gaza – ha detto – dove neonati, bambini e anziani muoiono di fame. Credo che sia nostra responsabilità collettiva trasformare le Nazioni Unite in una piattaforma che rappresenti la giustizia globale di fronte all’oppressione a cui il popolo palestinese, in particolare quello di Gaza, è sottoposto da anni».
  • A Tianjin si è parlato dunque di Medio Oriente (era presente il premier egiziano, Mostafa Madbouly) e pure di nucleare iraniano, col Presidente Pezeshkian, che ha avuto una fitta serie di incontri bilaterali. Domani, la spettacolare parata militare in Piazza Tienanmen, a Pechino, suggellerà la prova di forza diplomatica esibita dalla Cina, che dovrà fare riflettere tutte le Cancellerie occidentali.

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