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Secondo l’Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio Israele sta commettendo un genocidio a Gaza

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Politica estera

02/09/2025

da Valigia Blu

redazione

L’Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio (IAGS), la principale associazione mondiale di studiosi del genocidio, ha approvato una risoluzione in cui si afferma che “le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione giuridica di genocidio di cui all'articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (1948)”. La risoluzione è stata votata dall’86% degli iscritti all’associazione che hanno partecipato al voto. 

La convenzione delle Nazioni Unite del 1948, redatta all'indomani dell'Olocausto, definisce il genocidio come atti commessi “con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Obbliga gli Stati firmatari ad agire per prevenire e fermare tali crimini, che possono includere l'uccisione di membri di un gruppo, l'inflizione di gravi danni, l'imposizione di condizioni di vita distruttive, l'impedimento delle nascite o il trasferimento forzato di bambini.

La risoluzione invita Israele a “cessare immediatamente tutti gli atti che costituiscono genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità nei confronti dei palestinesi a Gaza, compresi gli attacchi deliberati e l'uccisione di civili, inclusi i bambini; la fame; la privazione di aiuti umanitari, acqua, carburante e altri beni essenziali alla sopravvivenza della popolazione; la violenza sessuale e riproduttiva; e lo sfollamento forzato della popolazione”. 

La IAGS riconosce che “il terribile attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 - in cui sono state uccise circa 1.200 persone e altre 251 sono state prese in ostaggio - costituisce di per sé un crimine internazionale”, ma afferma che la risposta di Israele non è stata diretta solo contro Hamas, ma ha preso di mira l'intera popolazione di Gaza. Così facendo,  il governo di Israele si è reso responsabile di crimini sistematici e diffusi contro l'umanità, crimini di guerra e genocidio, compresi attacchi indiscriminati e deliberati contro i civili e le infrastrutture civili, tra cui ospedali, abitazioni ed edifici commerciali, di Gaza.

La risoluzione è “una dichiarazione definitiva da parte di esperti nel campo degli studi sul genocidio che ciò che sta accadendo sul terreno a Gaza è un genocidio”, spiega la presidente della IAGS, Melanie O’Brien. Da quanto è stata fondata nel 1994, l’associazione di studiosi –composta da accademici, storici, politologi e attivisti per i diritti umani – ha approvato nove risoluzioni che riconoscono episodi passati o in corso come genocidi. Tra questi, il caso del genocidio armeno. 

Il ministero degli Esteri israeliano ha affermato che il rapporto si basa su “bugie di Hamas” e su “ricerche approssimative”. Un portavoce ha aggiunto che è Israele stesso la vittima del genocidio. La Corte Internazionale di Giustizia, il massimo organo giurisdizionale dell'ONU, sta attualmente esaminando un caso presentato dal Sudafrica nel 2023 in cui si sostiene che Israele stia commettendo un genocidio. La Corte Internazionale di Giustizia non ha ancora preso una decisione in merito e ha concesso a Israele una proroga fino al gennaio 2026 per presentare la sua difesa. I tempi della giustizia internazionale sono lunghi per ragioni procedurali e politiche. Dimostrare l’intento genocidario richiede uno standard probatorio molto elevato. Intanto, nonostante la Corte si sia pronunciata più volte indicando a Israele delle misure d’urgenza, l’offensiva a Gaza non si è arrestata, e le condizioni della popolazione civile sono sempre più in deterioramento.

Il mese scorso B'Tselem e Physicians for Human Rights (PHR), due organizzazioni per i diritti umani con sede in Israele, hanno affermato che lo Stato israeliano sta commettendo un genocidio contro i palestinesi a Gaza e che i paesi occidentali alleati di Israele hanno il dovere legale e morale di fermarlo. È stata la prima volta che importanti gruppi per i diritti umani israeliani giungono a questa conclusione.

Il 21 novembre 2024, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha convalidato le richieste di arresto presentate dal procuratore generale Karim Khan nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, e del capo militare di Hamas, Mohammad Deif (il mandato di arresto è stato poi ritirato dopo la sua uccisione) per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel conflitto a Gaza.

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