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Sanità, così è crollata la spesa per prevenzione e vaccini. E i cittadini non accedono nemmeno agli screening gratuiti

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L'allarme della Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce): senza un investimento serio – economico e culturale – sulla prevenzione, il Servizio sanitario nazionale rischia di non reggere. Oltre a essere una delle strategie più efficaci per migliorare la qualità della vita dei pazienti cronici, investire in prevenzione avrebbe sul lungo periodo un impatto positivo anche sulle casse pubbliche

Le risorse dedicate alla prevenzione in Italia sono calate del 18,6% nel giro di un anno. Dal 2022 al 2023 sono passate da 10 miliardi di euro a poco più di 8. Un crollo che ci ha reso il Paese del G7 che investe meno in prevenzione. Ma anche dando uno sguardo alla classifica dell’Unione Europea, la nostra condizione non migliora: nel 2023 l’Italia ha dedicato solo il 4,5% della propria spesa sanitaria totale alla prevenzione. Una quota ben al di sotto della media Ocse che si traduce in 193,26 euro per abitante, contro la media europea di 213,18 euro. Eppure per un Paese anziano come il nostro – dove un quarto della popolazione ha più di 65 anni di età e la metà di questi convive con almeno due malattie croniche – la prevenzione dovrebbe essere una priorità assoluta. Le adesioni agli screening oncologici restano basse, le coperture vaccinali sotto la soglia raccomandata, e anche gli emendamenti, da pochi milioni di euro, destinati all’estensione di esami potenzialmente salvavita, vengono bocciati dal ministero dell’Economia e delle Finanze.

A lanciare l’allarme sono oncologi, infettivologi e scienziati: senza un investimento serio – economico e culturale – sulla prevenzione, il Servizio sanitario nazionale rischia di non reggere. Oltre a essere una delle strategie più efficaci per migliorare la qualità della vita dei pazienti cronici, investire in prevenzione avrebbe sul lungo periodo un impatto positivo anche sulle casse pubbliche, permettendo di alleggerire la pressione sul Ssn. Ma, per sua natura, la prevenzione non è remunerativa nel breve periodo. E l’approccio economicistico che pervade la sanità fa sì che il sistema pubblico continui a trascurarla e che il privato non vi investa. I tassi di adesione ai programmi di prevenzione secondaria dei tumori sono ancora insufficienti e molto lontani dagli obiettivi richiesti dalle istituzioni internazionali. Lo stesso vale per le immunizzazioni verso gravi patologie.

Secondo la Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce), solo un over 50 su tre si è sottoposto nel 2023 al test del sangue occulto nelle feci, mentre le coperture per mammografia e Pap test si fermano rispettivamente al 53% e al 46%. E questo nonostante gli screening per il tumore alla mammella, al colon-retto e alla cervice uterina siano offerti nell’ambito dei Lea. Si tratta quindi di esami gratuiti per la popolazione target, che favoriscono la diagnosi precoce dei carcinomi del colon-retto, della cervice uterina e del seno. Da soli questi tre tumori lo scorso anno hanno colpito più di 104mila persone: il più diffuso è quello della mammella, quasi 54mila casi, seguito dal colon-retto, con oltre 48mila.

In alcune Regioni del Sud le percentuali di adesione agli screening sono ancora più basse, lontanissime in ogni caso dall’obiettivo del 90% fissato dall’Unione Europea entro il 2025. Nel 2023, per quanto riguarda la mammografia, la copertura ha raggiunto il 62% al Nord, il 51% al Centro e il 31% al Sud. Lo screening cervicale mostra un livello di copertura pari al 57% al Nord, al 45% al Centro e al 35% al Sud. Inferiori le percentuali di adesione allo screening colorettale: 45% al Nord32% al Centro e 15% al Sud.

Non va meglio sul fronte delle vaccinazioni: nel 2022 la copertura dell’esavalente pediatrico si è fermata al 91%, sotto la soglia raccomandata del 95%, mentre il vaccino anti-Hpv resta lontanissimo dagli obiettivi Oms. Per quello contro l’influenza stagionale siamo poco sopra il 50%, mentre meno del 30% degli adulti si immunizza contro lo pneumococco, e circa il 5% contro l’Herpes Zoster. Secondo i dati diffusi dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, solo grazie al raggiungimento delle soglie minime previste per questi tre vaccini si potrebbero evitare costi fino a 10 miliardi di euro.

Ma per migliorare le performance della prevenzione in Italia non basta aumentare gli investimenti nel settore. Come si evince dal caso dei vaccini, ma anche degli screening oncologici, molti cittadini non usufruiscono dei servizi a cui hanno diritto, nonostante siano offerti dal Ssn. Per questo, sottolinea la Foce, le maggiori risorse dovranno necessariamente essere affiancate da un impegno sul piano culturale, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione. Anche perché a pagare le conseguenze della mancata prevenzione sono soprattutto le famiglie più in difficoltà. Quelle a basso reddito, circondate da un contesto socio economico sfavorevole. Cittadini che, non potendo permettersi una visita o degli esami privati, restano impantanati nelle lunghe liste d’attesa. E che sempre più spesso si ritrovano a dover rinunciare alle cure e ai controlli a cui avrebbero diritto.

23/05/2025

da il Fatto Quotidiano

Francesco Lo Torto

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