03/12/2025
da Remocontro
Dopo salti e giri tortuosi, l’Europa torna al punto di partenza. La BCE, annuncia il Financial Times, si è rifiutata di fornire un sostegno per il prestito UE di 140 miliardi di euro all’Ucraina, che dovrebbe utilizzare i beni russi congelati come garanzia. La Banca centrale in questo modo rende la proposta della Commissione di Bruxelles una mossa quasi disperata. E ora chi paga, per continuare una guerra dai costi così giganteschi?

Le rivelazioni del Financial Times
“La Banca centrale europea – scrive il quotidiano finanziario di Londra – si è rifiutata di sostenere un pagamento di 140 miliardi di euro all’Ucraina, infliggendo un duro colpo al piano dell’UE di ottenere un prestito di riparazione garantito da beni russi congelati. Secondo diversi funzionari, la BCE ha concluso che la proposta della Commissione europea violava il suo mandato, aggravando le difficoltà di Bruxelles nell’ottenere l’ingente prestito a fronte degli asset della Banca centrale russa immobilizzati presso Euroclear, il deposito titoli belga”. Quattro righe per riassumere (molto efficacemente) una querelle che ormai dura da mesi e mesi. Il concetto è chiaro: Trump non vuole più sganciare un dollaro per la guerra in Ucraina. Non è un fatto solo ideologico o di scelte geopolitiche, ma anche di pura “geoeconomia”. Ha fretta di disimpegnarsi dall’Europa, per trasferire risorse, uomini e mezzi nell’Indo-Pacifico. E là che secondo lui (e non solo) che si gioca la vera partita globale. Quella con la Cina. A Bruxelles l’hanno capito da un pezzo, ma chi è al potere (specie in Germania e Francia) ha avviato faraonici piani di riarmo e ormai non vuole (o non può) bloccarli. Come d’altronde ha fatto anche Starmer nel Regno Unito, seguendo altri percorsi, ma un unico mantra. Chiudere la guerra in Ucraina ora, sarebbe un colpo mortale per il complesso militare-industriale europeo. Per cui, bisogna andare avanti, e spingere propagandisticamente con la narrativa dell’uomo nero (Putin che ci invade) per giustificare spese militari la cui portata è senza senso, in modo lampante. Basta solo scorrere l’annuario Sipra di Stoccolma sulle spese per la difesa e fare un paragone tra l’Occidente e Mosca. Ci si accorge subito che noi destiniamo alla sfera militare tra 10 e 12 volte in più della Russia. E questo prima che entrino a regime tutte le varie leggi che disciplinano le nuove politiche di riarmo.
Il timore? Una crisi di liquidità
Ci sono molti dissensi sul piano (molto spiccio in effetti) di appropriazione (indebita?) dei beni russi. Molti sollevano obiezioni che guardano lontano, e che sottolineano una possibile (e irreversibile) rottura del rapporto fiduciario con i mercati. Specie con quelli “dorati”, costituiti dagli investitori arabi o addirittura cinesi. Se è così facile per l’Europa impossessarsi di beni sovrani altrui, con motivazioni relative ai diritti umani e alla politica, non è detto che ciò non possa capitare anche in futuro ad altri investitori. Insomma, il Vecchio continente può trasformarsi, suo malgrado, in un “rogue-market”, un mercato-carogna che fa e disfa le regole? “Il rifiuto BCE avviene – spega il FT – in un momento in cui l’UE è sotto pressione per finanziare l’Ucraina per i prossimi due anni, mentre Kiev si trova ad affrontare una crisi di liquidità a causa di un rinnovato attacco militare russo e di un’iniziativa di pace degli Stati Uniti. Secondo il piano della Commissione europea, i Paesi dell’UE fornirebbero garanzie statali per garantire che il rischio di rimborso del prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina venga condiviso. Ma i funzionari della Commissione hanno affermato che i Paesi non sarebbero in grado di reperire rapidamente il denaro in caso di emergenza, e ciò potrebbe mettere sotto pressione i mercati. Secondo quattro persone informate sulle discussioni – aggiunge il giornale – i funzionari hanno chiesto alla BCE se potesse agire come prestatore di ultima istanza nei confronti di Euroclear Bank, la divisione prestiti dell’istituto belga, per evitare una crisi di liquidità. I funzionari della BCE hanno detto alla Commissione che ciò era impossibile. L’analisi interna della BCE ha concluso che la proposta della Commissione equivaleva a fornire finanziamenti diretti ai governi, poiché la Banca centrale avrebbe coperto gli obblighi finanziari degli Stati membri. Questa pratica, definita dagli economisti “finanziamento monetario” – concòude FT – è vietata dai trattati dell’UE perché è dimostrato che provoca un’inflazione elevata e la perdita di credibilità della Banca centrale”.
Si violano i Trattati UE
Entrando nello specifico, le spiegazioni offerte dalla Banca centrale di Francoforte sul suo rifiuto fanno riferimento dunque alla specifica disciplina monetaria europea. “In risposta alla posizione della BCE – si legge nell’articolo – la Commissione ha iniziato a lavorare su proposte alternative che fornirebbero liquidità temporanea per sostenere il prestito da 140 miliardi di euro, secondo due funzionari informati sulla questione. Un portavoce dell’esecutivo UE ha affermato di essere stato ‘in stretto contatto con la BCE’ dalla fine di ottobre e che la Banca centrale ha partecipato attivamente a tutte le discussioni7 riguardanti la proposta di prestito. ‘Garantire la liquidità necessaria per eventuali obblighi di restituzione dei beni alla Banca centrale russa è una parte importante di un possibile prestito di riparazione’, hanno aggiunto. ‘Questo è fondamentale per assicurarsi che l’UE, i suoi Stati membri e gli enti privati possano sempre adempiere ai propri obblighi internazionali. Sono in corso riflessioni dettagliate su come garantire questa liquidità’. L’UE ha congelato beni russi per un valore di circa 210 miliardi di euro dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022”.
Il Belgio di traverso
- “Il Belgio si è opposto al prestito a Kiev – spiega ancora FT – perché, qualora i beni russi fossero stati scongelati e Mosca fosse riuscita a recuperarli, Euroclear non sarebbe stata in grado di rimborsare immediatamente il denaro. Il primo ministro belga Bart De Wever ha dichiarato che il piano dell’UE è ‘fondamentalmente sbagliato’ e ha chiesto agli altri 26 stati membri dell’Unione di sottoscrivere ‘garanzie incondizionate, irrevocabili, su richiesta e solidali, giuridicamente vincolanti’ per condividere il rischio di rimborso del prestito. Vuole un impegno del genere prima che i leader dell’UE si riuniscano il 18 dicembre per un vertice che dovrebbe decidere come il blocco debba continuare a finanziare Kiev”. Dopo le chiacchiere, insomma, mano ai portafogli. E occhio agli elettori.

