La denuncia in un video dell'attivista Antonietta Chiodo, anche lei giunta in Egitto per prendere parte all'iniziativa che ha coinvolto manifestanti da 35 Paesi
“Vi chiediamo di aiutarci, stanno rimpatriando tutti, sono stati prelevati gli occidentali dagli alberghi, sono stati portati via i loro documenti e imbarcati su pullman e aerei come dei delinquenti”. A lanciare l’allarme nella mattinata di giovedì è Antonietta Chiodo, portavoce italiana della Global March to Gaza, in un videomessaggio inviato alle 8.08: una marcia pacifica e nonviolenta organizzata a livello mondiale dal basso, in poche settimane, che ha raccolto adesioni da 52 Paesi e che oggi dovrebbe partire dal Cairo in direzione del valico di Rafah che separa il Sinai dalla Striscia di Gaza. Lo scopo dichiarato da subito è quello di contrattare pacificamente l’apertura del valico per farli entrare. Ma soprattutto si tratta di un gesto globale di solidarietà e vicinanza al popolo palestinese, reso visibile con migliaia di persone che hanno preso ferie dal lavoro, pagato da sole il proprio biglietto aereo e che si sono assunte i rischi del provare ad arrivare là dove i governi occidentali e arabi stanno fallendo. Una carovana via terra è partita già il 9 giugno dalla Tunisia, con pullman, auto e centinaia di attivisti, attraversando la Libia. In queste ore gli attivisti della Global March erano pronti a unirsi alla marcia collettiva. E tra i fermati ci sono anche due italiani.
Nel video-messaggio di denuncia, Chiodo condanna l’azione delle autorità egiziane che sembrano aver accolto le richieste di Israele di fermare gli attivisti diretti a Rafah: “È una totale violazione del diritto internazionale. Ricordiamo le dichiarazioni di ieri del ministro Katz che ha dichiarato che non ci saranno linee rosse e che utilizzeranno ogni arma possibile. Io chiedo a tutti, alla collettività, di prendere una posizione in merito perché ci sarà un massacro al confine, un massacro di arabi. Stanno portando via tutti gli occidentali per non creare incidenti diplomatici con i Paesi che li sostengono. Molte persone sanno ciò che sta accadendo e hanno deciso di partire ugualmente”.
Tra le persone fermate ci sono anche due giovani attivisti Pro Pal partiti mercoledì da Torino. Si tratta di una 21enne e un 25enne studenti della scuola Holden. Si tratta di Vittoria Antonioli Arduini e Andrea Usala che nelle ultime settimane hanno dato vita insieme ad altri studenti a un presidio permanente in Piazza Castello. “Non ci fanno andare al bagno e non ci fanno prendere da mangiare”, è stato il messaggio diffuso da Usala nelle scorse ore quando era già all’aeroporto del Cairo. Secondo quanto si è appreso da persone in contatto con loro, l’espulsione è imminente.
Il 5 giugno la Global March italiana diffondeva un comunicato stampa per ribadire: “Abbiamo sempre spiegato che la marcia sarà pacifica, non intende entrare nella Striscia e raggiungere Gaza, come non intende trasportare aiuti. Il programma prevede invece di raggiungere Al-Alrish, luogo turistico e di libero accesso, e da lì marciare a piedi per circa 50 km fino a raggiungere il valico di Rafah da cui passano pochissimi aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese stremata. Non soltanto un sostegno simbolico: l’obiettivo è di negoziare l’apertura del terminal con le autorità egiziane, in collaborazione con ong, diplomatici e istituzioni umanitarie in modo pacifico e senza forzare alcuna barriera. Il tratto da Al-Arish, come comunicato ai partecipanti alla marcia, è una zona militarizzata, impossibile da attraversare se non con permessi speciali. “A oggi non abbiamo questa autorizzazione – spiegano – In caso di diniego o di blocco abbiamo sempre comunicato che mai forzeremmo la decisione del governo egiziano o dei militari ai checkpoint. Non è nostra intenzione mettere in pericolo le persone che si sono affidate a noi per questa impresa di solidarietà verso i palestinesi. Al momento non esiste una comunicazione ufficiale da parte delle autorità egiziane né sulle misure di sicurezza, né sull’autorizzazione alla marcia.Gli incontri che alte delegazioni hanno avuto con le ambasciate egiziane sono stati positivi e di apertura all’evento. Con l’augurio che la marcia riceva tutti i permessi necessari”
Mercoledì in Parlamento sono state sollevate pesanti accuse al Ministero degli Esteri guidato da Antonio Tajani da parte delle opposizioni, secondo le quali “la Farnesina, con un comunicato stampa, ha detto che non fornirà ai nostri cittadini nessuna assistenza consolare. Tajani deve venire in Aula per spiegarci questi comunicati stampa vergognosi”, ha detto Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle, cui ha dato seguito Valentina Ghio del Pd chiedendo “agire per assicurare la tutela di queste persone”. Il ministero “ha fatto un grave errore perché quelle migliaia di persone non hanno alcuna intenzione di sostituirsi alle ong e hanno sempre spiegato che la marcia sarà pacifica”, ha affermato Marco Grimaldi sottolineando che “tutta Avs è in marcia per Gaza”. “Anche Azione chiede un’informativa urgente al ministro degli Esteri”, le parole del deputato Fabrizio Benzoni.
In risposta, la Farnesina ha chiarito che “non c’è stato nessun comunicato” e che il ministero degli Esteri ha diramato solo “un avviso sul sito Viaggiare sicuri per ricordare che la zona del Sinai settentrionale è zona militare in cui gli egiziani limitano gli accessi di cittadini internazionali. Chiaramente invece, la Farnesina e in particolare la sua rete consolare in Egitto saranno sempre e comunque impegnate per assistere i cittadini italiani all’estero”. Cosa che dovrà essere fatta immediatamente, visto il precipitare della situazione.
12/06/2025
da Il Fatto Quotidiano