Giro di vite. La nave militare Libra al porto di Brindisi, in attesa di sciogliere le ultime incognite. «Gli stranieri irregolari saranno trasferiti oltre Adriatico al fine del loro successivo allontanamento verso i paesi di origine», afferma il ministro Piantedosi. Ma a fine marzo nei Cpr italiani c’erano più posti vuoti di quelli disponibili a Gjader
«A brevissimo è previsto il trasferimento dei primi quaranta stranieri irregolari al fine del loro successivo allontanamento verso i paesi di origine», ha dichiarato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi riferendosi alla nuova fase del progetto Albania. Grazie a un recente decreto del governo nei centri di Shengjin e Gjader andranno migranti in situazione di irregolarità amministrativa già presenti sul territorio nazionale, in attesa che la Corte di giustizia Ue si pronunci sul tema dei «paesi sicuri di origine» dei richiedenti asilo (il parere indipendente dell’Avvocato generale europeo diffuso ieri non lascia ben sperare il governo).
L’ORA X dovrebbe scattare questa mattina, al porto di Brindisi, dove è presente la nave Libra che secondo le informazioni trapelate finora sarebbe pronta a entrare nuovamente in azione nell’ambito del protocollo Italia-Albania, giunto ormai al quarto tentativo dopo tre flop fragorosi. A breve il mezzo militare sarà dato in regalo alle autorità di Tirana, come ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro della Difesa Guido Crosetto durante una visita nel paese delle Aquile.
Fino a quando i migranti non saranno a bordo e la prua rivolta verso le coste albanesi, comunque, conviene usare il condizionale. Sull’operazione restano ancora delle incognite logistiche. Mercoledì sera era circolato un lancio di agenzia che parlava di un trasferimento in due scaglioni: prima quindici e poi altre venticinque persone. Sarebbe dovuto avvenire ieri ma alla fine non se ne è fatto nulla.
SECONDO ALCUNE informazioni raccolte nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) del capoluogo pugliese due sere fa all’interno ci sarebbe stata una protesta. Una piccola protesta di routine, legata alle condizioni di detenzione e non allo spostamento al di là del mare, che non ha richiesto nemmeno l’intervento delle forze dell’ordine. «Non ci sono stati tafferugli, la situazione è apparsa tranquilla», afferma il consigliere regionale Pd Maurizio Bruno. Ieri pomeriggio ha visitato la struttura di Brindisi Restinco e parlato con alcuni migranti e il personale dell’ente gestore.
«La direzione ha detto di non avere informazioni sul trasferimento e di essere in attesa di comunicazioni dal ministero. I trattenuti non sanno proprio nulla e ripetono che vogliono stare in Europa, non in Albania – continua Bruno – Soprattutto non tornano i conti: all’interno, in questo momento, ci sono 46 migranti provenienti da Marocco, Algeria, Egitto, Bangladesh e Nigeria. Ma molti di loro hanno presentato domanda d’asilo». Non risultano dunque idonei alla detenzione in Albania.
VEROSIMILMENTE ne dovranno arrivare al porto anche da altri Cpr, magari da quello di Bari Palese, poco lontano. Sui dettagli dell’operazione vige il più stretto riserbo. Il Viminale dovrà comunque selezionare con molta attenzione i casi individuali e le nazionalità per evitare, se possibile, altre brutte figure.
In totale nel Cpr di Gjader sono disponibili 48 posti, che in futuro diventeranno 144. Lo ha detto ieri il direttore centrale di immigrazione e polizia delle frontiere Claudio Galzerano, audito dalla commissione Affari costituzionali della Camera che sta preparando la conversione in legge del decreto che estende l’uso dei centri albanesi ai migranti «irregolari».
A PIENO REGIME la struttura detentiva in Albania aumenterebbe, ha affermato Galzerano, la capienza complessiva dei Cpr italiani «del 15%». Anche qui i conti non tornano del tutto, visto che teoricamente i posti delle dieci strutture situate nel territorio nazionale sono quasi 1.350. Alla fine del mese scorso quelli effettivamente in funzione erano 790, ma 163 risultavano vuoti. Quindi oltre il triplo delle possibili presenze nella struttura albanese.
A Gjader, intanto, ad attendere i migranti c’è la nuova missione del Tavolo asilo e immigrazione (Tai) e la deputata Pd Rachele Scarpa, che ieri hanno realizzato una nuova ispezione. «Le autorità che gestiscono il centro affermano di non sapere quando avverrà il trasferimento. In generale notiamo che con il passaggio a Cpr c’è molta meno disponibilità a fornire informazioni», afferma Francesco Ferri, in rappresentanza del Tai.
«È TUTTO ALL’INSEGNA di un’opacità che fa riflettere. Riceviamo da giorni informazioni contrastanti e lacunose a proposito di una “grande operazione” che il governo dovrebbe avere voglia di rivendicare. Invece pare proprio stiano improvvisando, per esigenze di becera propaganda», afferma Scarpa.
11/04/2025
da Il Manifesto