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«L’obiettivo degli 1,5 gradi sul clima non è più raggiungibile»

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Per la prima volta uno studio scientifico, curato da massimi esperti di clima, spiega che la limitazione del riscaldamento a 1,5 gradi è ormai impossibile

Mentre è in pieno svolgimento a Bonn la 62esima sessione degli “organismi sussidiari” (SB62) della Convenzione quadro sul clima delle Nazioni Unite (Unfccc), appuntamento cruciale per tentare di facilitare i negoziati in vista della trentesima Conferenza mondiale sul clima, la Cop30 che si terrà nel mese di novembre in Brasile, dal mondo scientifico arriva la notizia che nessuno avrebbe voluto ascoltare. Secondo un paper scientifico pubblicato dalla rivista Earth System Science Data e curato da 61 esperti provenienti da 17 Paesi, l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi, ovvero limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre industriali, è ormai irraggiungibile

La conferma: non stiamo facendo abbastanza per centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi

Già negli ultimi mesi, alcuni scienziati avevano manifestato grandi perplessità circa la possibilità di mantenere il riscaldamento globale entro tale soglia. Stavolta, però, ad affermarlo è un ampio studio, al quale hanno partecipato anche alcuni membri del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, l’Ipcc. L’insufficienza dell’azione climatica, in particolare per quanto riguarda la diminuzione del quantitativo di emissioni di gas ad effetto serra disperse nell’atmosfera terrestre, è tale da rendere impossibile, per i governi, il mantenimento in vita dell’obiettivo.

Per farlo, gli scienziati hanno aggiornato i principali indicatori climatici contenuti nel rapporto del gruppo di lavoro 1 dell’Ipcc, pubblicato nel 2021: «Il nostro lavoro permette di colmare una mancanza legata ai tempi di pubblicazione dei rapporti del Gruppo intergovernativo, il cui prossimo documento è previsto per la fine del decennio», ha spiegato Aurélien Ribes, ricercatore francese coautore dello studio.

Il carbon budget, ai ritmi attuali, si esaurirà nell’arco di tre anni

In particolare, l’analisi ha valutato il cosiddetto carbon budget che ha ancora a disposizione l’umanità. Ovvero il quantitativo di emissioni che possiamo ancora permetterci di disperdere nell’atmosfera. Ebbene, il totale è ormai estremamente esiguo: ci restano ancora soltanto 130 miliardi di tonnellate di CO2. Il che equivale, stanti i ritmi attuali, a solamente tre anni di emissioni. «Anche meno, se si tiene conto del fatto che la presenza di metano, altro gas ad effetto serra, continua ad aumentare», ha aggiunto un’altra ricercatrice parlando al quotidiano Le Monde.

Ma non è tutto: secondo i ricercatori la soglia degli 1,5 gradi potrebbe essere superata già a partire dalla fine del decennio in corso. Cosa significherà questo? Secondo lo Special report 1.5 pubblicato proprio dall’Ipcc nel novembre del 2018, ogni decimo di grado al di là di tale limite contribuirà a trasformare l’attuale crisi climatica in una catastrofe. Basti pensare che, con 1,5 gradi, si assisterà una volta ogni secolo alla fusione quasi totale dei ghiacci polari artici durante le estati; con 2 gradi il fenomeno si potrebbe produrre ogni decennio. Con tutto ciò che questo comporterebbe in termini di innalzamento del livello dei mari e di squilibrio nelle correnti marine.

1.5 crisi climatica
La differenza tra 1.5 e 2 gradi centigradi di aumento della temperatura media globale © WWF

La finanza ha enormi responsabilità per la crisi climatica

Il carbon budget per, invece, non superare la soglia meno ambiziosa è di 1.050 miliardi di tonnellate, ovvero 25 anni di emissioni ai livelli attuali. Anche in questo caso si tratta però di una sfida non da poco, considerando le enormi reticenze di tantissimi governi rispetto a un’azione rapida e drastica.

Ma anche tenendo conto dell’apporto nefasto di alcuni grandi attori privati: il rapporto Banking on climate chaos 2025 ha rivelato che, dal 2016 in poi, le 65 più grandi banche del mondo hanno concesso al settore delle fonti fossili 7.900 miliardi di dollari. Una cifra stratosferica, andata non soltanto alle attività già in essere ma anche a nuovi progetti di sfruttamento di carbone, petrolio e gas. Una catapulta verso il collasso climatico, azionata al solo scopo di mantenere intatti i profitti. Ma d’altra parte nel mondo c’è chi vende armi per uccidere innocenti, pur di mantenere i profitti. Senza che la cosa desti neppure una condivisa riprovazione sociale. Perciò, di cosa ci stupiamo?

20/06/2025

da Valori

Andrea Barolini

 

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