Migranti I cittadini egiziani erano a Gjader. Il caso, inedito, rivelato da altreconomia
Le autorità italiane hanno effettuato un rimpatrio in Egitto direttamente dall’aeroporto di Tirana. La notizia è stata data ieri da altreconomia, a firma di Luca Rondi e Kristina Millona, e confermata dal Viminale. I due giornalisti hanno ricostruito il fatto scoprendo la procedura di noleggio di un aereo datata 8 maggio e pubblicata sul sito della polizia in carta intestata del Viminale. Il volo per il Cairo è partito il giorno dopo.
È il primo rimpatrio dall’Albania senza passaggio dall’aeroporto di Roma Fiumicino, come nei (pochi) altri casi analoghi. Il documento governativo per il noleggio del velivolo, costato 139mila euro, dà seguito a una pratica che il Viminale aveva già avviato il 28 aprile con lo scopo di trovare un charter di almeno 140 posti che andasse da Roma al Cairo facendo scalo, solo all’andata, a Tirana. Nella prima tratta erano previsti 10/20 stranieri e 30/80 operatori di polizia, nella seconda 20/40 stranieri e 60/100 operatori di polizia. Sul volo di ritorno questi ultimi risultano come unici passeggeri.
Interessante che, secondo i dati ottenuti da altreconomia con un accesso agli atti, il 28 aprile non c’erano egiziani nel Cpr di Gjader. Parrebbe quindi che siano stati trasferiti dall’Italia prima del 9 maggio proprio per riempire quel volo (di cui era informato anche il Garante nazionale dei detenuti). «Portare qualcuno in Albania solo per dare seguito a una decisione governativa violerebbe in maniera esplicita la direttiva rimpatri e le norme europee – afferma l’avvocata Eleonora Celoria, referente politiche Ue dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) – Queste permettono l’espulsione soltanto all’interno di un meccanismo di bilanciamento tra efficacia della misura e tutela dei diritti della persona. In un caso simile, invece, manca qualsiasi proporzionalità».
Il 29 maggio, tra l’altro, la Cassazione ha espresso dubbi di compatibilità con le normative comunitarie persino sul solo trasferimento dal territorio nazionale a Gjader. In quest’ottica il rimpatrio da Tirana costituisce un’ulteriore forzatura.
Secondo Celoria si apre poi anche un altro tema: la possibile violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la carta del Consiglio d’Europa di cui anche l’Albania fa parte. «Possiamo ipotizzare una violazione congiunta delle autorità albanesi e italiane – afferma – Parliamo di un rimpatrio effettuato da un paese terzo, senza che questo abbia verificato in alcun modo il caso individuale: qui sono in gioco il principio di non respingimento e le garanzie procedurali».
Un terzo aspetto è sottolineato da Marcella Ferri, ricercatrice in diritto Ue presso l’università di Firenze: «Ovviamente il rimpatrio non può che essere avvenuto dall’aeroporto di Tirana, presupponendo un trasferimento verso quest’ultimo: né sul primo, né rispetto al secondo il protocollo prevede un esercizio di giurisdizione italiana. Dunque non sono assicurate le garanzie sostanziali e procedurali previste dal diritto Ue oltre che da quello nazionale, innanzitutto costituzionale».
Di «fatto gravissimo» parla il deputato e segretario di +Europa Riccardo Magi. Il quale annuncia un’interrogazione parlamentare per far luce su questa «operazione illegittima» che il governo ha provato a silenziare. Anche Rachele Scarpa, deputata Pd che ha visitato più volte il Cpr di Gjader, è al lavoro per chiedere formalmente al governo di chiarire «quale normativa sia stata applicata alla procedura di rimpatrio avvenuta direttamente dal territorio albanese» e se non ritenga che questa operazione contrasti con la direttiva rimpatri.
24/06/2025
da Il Manifesto