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L’Europa allineata a Israele, ma i vicini dell’Iran temono l’escalation regionale

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Israele attacca. l'Iran Il governo libanese ha intimato a Hezbollah di tenersi fuori dal conflitto mentre Putin è l’unico ad aver sentito anche il presidente iraniano e a essersi offerto di mediare

Le reazioni all’attacco israeliano hanno occupato tutte le cancellerie mondiali ma, oltre a generici inviti alla de-escalation, gli interessi strategici particolari hanno prevalso. Le posizioni sono molto distanti, complici i rischi per la sicurezza che i Paesi potenzialmente interessati dal conflitto non mancano di sottolineare. Intanto la diplomazia israeliana ha lavorato senza sosta per tenere canali aperti con gli alleati storici e con le potenze globali. Netanyahu ha chiamato personalmente diversi leader, ma è con Donald Trump che i contatti sono stati più frequenti.

In mattinata il premier israeliano ha telefonato al cancelliere tedesco Merz, che ha dichiarato di essere stato «informato delle azioni militari e dei loro obiettivi» e che Berlino si sta «coordinando strettamente con i partner, in particolare nell’E3 con Francia e Regno unito e con gli Usa». Oltre a invitare «entrambe le parti a evitare un ulteriore escalation», la valutazione di Merz sull’attacco è totalmente appiattita su quella di Tel Aviv e, infatti, non c’è condanna per i raid ma il richiamo al fatto che «Israele ha il diritto di difendere la propria esistenza e la sicurezza dei propri cittadini». Simile, nonostante le tensioni apparenti degli ultimi tempi, la posizione francese. Anche Emmanuel Macron ha parlato al telefono con il premier israeliano, ma l’Eliseo non ha rilasciato dichiarazioni sul contenuto della conversazione. In ogni caso, su Twitter, Macron ha scritto che «la Francia riafferma il diritto di Israele a proteggersi e a garantire la propria sicurezza». Durante una conferenza stampa a fine giornata, il presidente francese ha inoltre annunciato che «parteciperà a operazioni di protezione e difesa di Israele» nel caso di rappresaglie condotte da Teheran, ma non intende partecipare a operazioni offensive. In seguito agli sviluppi delle ultime ore è stata rinviata la conferenza dell’Onu co-presieduta da Francia e Arabia saudita per promuovere una soluzione a due stati tra Israele e Palestina e prevista per dal 17 al 20 giugno a New York.

La Gran Bretagna, secondo alcune fonti della Difesa citate dalla giornalista del Times Larisa Brown, non è stata coinvolta nei piani di attacco israeliani e non avrebbe intenzione di proteggere lo stato ebraico in caso di ritorsione iraniana, come invece aveva fatto nel 2024. Tuttavia, la dichiarazione ufficiale del primo ministro Keir Starmer è stata molto diversa. «Abbiamo gravi preoccupazioni per il programma nucleare iraniano e crediamo che Israele abbia il diritto all’autodifesa».

Fuori dall’Europa il contesto è diverso. In Libano il governo di Beirut ha minacciato apertamente Hezbollah intimandogli di non intervenire al fianco dell’Iran: «Il tempo in cui l’organizzazione ha aggirato lo stato è finito, ora dovrà assumersi piena responsabilità nel caso in cui ci trascinerà il Paese in guerra ». Il presidente libanese Aoun aveva comunque accusato Tel Aviv di «non aver preso di mira solo il popolo iraniano, ma anche tutti gli sforzi internazionali in atto per mantenere la stabilità in Medio Oriente e nei paesi limitrofi». Il Partito di Dio, secondo Al Arabiya avrebbe dichiarato che al momento non intende entrare nel conflitto, pur accusando duramente Israele.

Condanna netta anche dall’Arabia saudita – i raid sono «una palese aggressione che mina la sovranità e la sicurezza dell’Iran e rappresenta una chiara violazione delle leggi internazionali» – che ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di «assumersi le proprie responsabilità e intervenire per fermare immediatamente questa escalation». Sulla stessa lunghezza d’onda l’Oman e Qatar. Mentre la Giordania, dopo aver ricordato che «azioni di questo tipo minacciano la sicurezza e la stabilità della regione» ha fatto sapere che non permetterà al suo spazio aereo di diventare il teatro dello scontro dalla distanza. Il portavoce del presidente turco Erdogan ha parlato di «attacco barbaro e selvaggio che infuoca l’intera regione. Un attacco senza alcuna legittimità o necessità, un bombardamento senza basi legali che condanniamo con fermezza».

Netanyahu ha anche telefonato al premier indiamo Modi e al Cremlino. Vladimir Putin è stato l’unico ad aver parlato anche con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e a essersi offerto di mediare per prevenire un’ulteriore escalation. Mosca definisce i fatti delle ultime ore «una pericolosa escalation in seguito dell’azione militare di Israele contro l’Iran». Fortemente preoccupata anche la Cina che si è opposta alla «violazione di sovranità» di Teheran.

14/06/2025

da Il Manifesto

Sabato Angieri

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