Venezia. La morte di Anna Chiti, aveva solo 17 anni. Nell’ultimo anno nella città lagunare 171 infortuni di minorenni, più 60% sul 2023
Non aveva un contratto di lavoro Anna Chiti, la diciassettenne morta lo scorso sabato nella Marina di Santelena, a Venezia, nel corso dell’ormeggio di un catamarano turistico. È questo uno degli elementi più rilevanti contenuti nel fascicolo preparato dalla Capitaneria di porto di Venezia che arriverà alla procura lagunare, che ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo al momento senza indagati. La giovane, studente dell’istituto nautico Vendramin Corner del capoluogo, stando alle ricostruzioni, sarebbe giunta al lavoro attraverso un’amica che aveva lavorato lì l’anno precedente, con l’intenzione di mettere da parte qualche soldo con un lavoro stagionale. Era stata quindi ingaggiata dallo skipper e stava svolgendo dei giorni di prova a bordo del catamarano Calita, di proprietà della società NovaYacht, in quel momento affittato da un gruppo di turisti stranieri per una festa di compleanno.
STANDO AI PRIMI ACCERTAMENTI, fondati anche su un video ripreso dalle telecamere di sicurezza della Marina che inquadra il momento dell’incidente, la ragazza ha tentato di saltare sul pontile con la cima in mano ma è inciampata e finita in acqua. Dopo aver tentato di riemergere, la cima è stata agganciata dall’elica dell’imbarcazione ed è stata nuovamente trascinata sott’acqua. A quel punto il capitano del catamarano si è gettato in mare nel tentativo, vano, di sbrogliare la cima, poi tagliata pochi minuti dopo dall’intervento di un sommozzatore dei vigili del fuoco. Non ancora disposta l’autopsia sul corpo, anche se il fatto appare probabile.
Secondo Luigi Ferrari, giornalista di nautica e navigatore con 35 anni di esperienza, «lo skipper non avrebbe dovuto permettere a una ragazza inesperta di compiere un’azione del genere». Non è chiaro se sia stata la diciassettenne a prendere l’iniziativa oppure se le sia stato chiesto di farlo. Ma «a prescindere da questo – sostiene Ferrari – chi ha responsabilità di comando a bordo di un’imbarcazione è tenuto a far osservare delle regole: un marinaio privo di esperienza può assistere alle manovre di ormeggio ma non può compiere operazioni in autonomia. Soprattutto se le condizioni meteo-marine sono critiche, aumentando il pericolo anche nelle situazioni all’apparenza semplici». Come nel caso di sabato a Venezia, quando soffiava un forte vento di scirocco, con punte di 15 nodi, che rendevano l’attracco delle barche particolarmente ostico. Le dimensioni dello scafo e l’effetto vela alimentato dal tendalino avrebbero ostacolato ulteriormente l’ormeggio.
«È CHIARO che abbiamo un’economia che si sta sempre più fondando su turismo e stagionalità, che determinano precarietà, lavoro nero e salari poveri. È un turismo a bassa qualificazione professionale, che sfrutta l’immagine della città e determina un’economia della rendita e non del lavoro. Ci stiamo consegnando a un futuro fondato sullo sfruttamento del lavoro e dei lavoratori» dice al manifesto Daniele Giordano, segretario generale della Cgil Venezia.
I dati pubblicati dalla Cgil cittadina il 28 aprile, in occasione della giornata mondiale della sicurezza sul lavoro, fotografano questo tipo di contesto, che coinvolge sempre di più anche i giovanissimi. Tra il 2023 e il 2024 i dati Inail sul capoluogo veneto certificano l’aumento degli infortuni occorsi ai lavoratori con meno di 18 anni, passati da 106 a 171 (esclusi quelli scolastici). Un aumento di oltre il 60%. Ancora nel computo complessivo elaborato dal sindacato, si nota come gli incidenti nel settore terziario, che comprende l’economia del turismo, superino quelli nell’industria sul territorio: 3.416 i primi, 2.921 i secondi.
OGGI ALLE 18 i sindacati, assieme alla Rete degli studenti medi e l’Unione degli universitari, saranno in presidio alla stazione ferroviaria di Venezia. «Una tragedia che non può essere considerata solo un’incidente. È il frutto di un sistema malato che continua a scaricare sui più giovani il peso dell’irresponsabilità, dell’irregolarità, della mancanza di controlli e formazione» hanno dichiarato Daniele Giordano e Alessio Bianchini (segretario generale Filt Cgil Venezia). «Non possiamo non chiedere giustizia per Anna Chiti e per tutti i morti sul lavoro, affinché non siano solo numeri che si perdono nell’indifferenza» ha detto Viola Carollo, coordinatrice veneta della Rete degli studenti.
20/05/2025
da Il Manifesto