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L’America ‘post democratica’ sotto il Regime di Trump

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«Stati Uniti: Lo stato di diritto e quello sociale sotto attacco. La strada è ormai tracciata: gli Stati Uniti sono avviati verso un modello ‘turco’ o ‘ungherese’ di democrazia apparente e di autoritarismo spesso duramente applicato’, l’introduzione senza sconti di Luca Celada sul manifesto, correndo qualche rischio anche personale nella sua Los Angeles dove vive da decenni.

100 giorni di Trump 250 anni dalla fondazione il 4 luglio

«I primi cento giorni del secondo governo Trump sono stati un vortice di provocazioni e trasgressioni, attacchi allo stato di diritto e quello sociale, per non dire della decostruzione dell’ordinamento globale del dopoguerra. La guerra commerciale arbitrariamente scatenata prefigura il trapasso della globalizzazione e delle alleanze strategiche nel nome di una ‘transnazionalità’ in cui l’America, finalmente libera di ‘giocarsi le carte vincenti’ e imporre tutta la forza del proprio potere, uscirà vincente da ogni negoziazione»

 Geopolitica come partita di poker e affare immobiliare

Gli atti di accusa su fatti evidenti: l’espansione smisurata dei poteri dell’esecutivo contro immaginarie emergenze. Una presidenza ‘imperiale’ che governa per decreto esecutivo (ad oggi ben 137). La Casa bianca che esautora il Congresso sulla spesa pubblica, a scontro frontale con la magistratura sull’immigrazione. L’«arresto esemplare di giudici inadempimenti» da parte dell’FBI. Sistema costituzionale dei ‘contrappesi’ cancellato. «Pugno di ferro. Solo ieri un nuovo decreto esecutivo ha ordinato alle agenzie federali di impiegare ‘ogni risorsa a disposizione’ contro le città santuario che si rifiutino di cooperare con le deportazioni di massa». Per l’anniversario dei 100 giorni le aiuole della Casa bianca adornate con 100 manifesti di immigrati ritratti come criminali ricercati. Scenografia da caricatura ducesca

Post democratica e ciò che rimane

«Gli immigrati messi ai ferri e deportati in lager centroamericani senza udienza o appello, i ‘dissidenti caricati a forza su furgoni o prelevati a case e spediti in centri di detenzione per crimini di pensiero e di parola- l’esistenza di fatto, nella Land of the Free” di prigionieri politici fatti sparire e confinati, le minacce ed i ricatti a chi non si sottomette, la prepotenza come cifra politica quotidiana».

Studiosi di totalitarismo sciolgono le riserve

Ruth Ben-Ghiat New York University, specializzata in storia del fascismo italiano, sottolinea i paralleli del trumpismo con i totalitarismi del ventesimo secolo e oggi afferma l’emergere di un regime americano assurto come quelli antecedenti per mezzo di elezioni democratiche. Jason Stanley, filosofo di Yale, autore di ‘How Fascism Works’ ha lasciato il paese per il Canada, primo forse di un flusso di intellettuali espatriati. Marc Cooper, penna storica della sinistra West Coast, traduttore inglese di Salvador Allende, fa la cronaca di un’insidiosa progressione in cui ravvisa elementi paralleli all’ascesa di Pinochet in Cile.

Politica televisiva dei fatti eclatanti

Immagini di funzionari statali esodati in massa, studenti arrestati, giudici in manette, stranieri terrorizzati in auto mentre agenti spaccano a martellate i finestrini per arrestarli, bambini in età di asilo soli davanti a giudici dell’immigrazione. «La cronaca visiva dei soprusi è spesso diffusa dallo stesso regime che preme intenzionalmente sui limiti costituzionali e ci tiene a diffondere il più possibile il messaggio intimidatorio, se necessario filmando video virali davanti a detenuti in celle lager off-shore -nuovi Abu Ghraib- ma postati sui social in un autoritarismo che si fregia del proprio bullismo».

Anti-trans e ‘antisemitismo’

Fantasmi maccartisti. La ministra di giustizia Pam Bondi che ha autorizza gli agenti dell’immigrazione a entrare nelle abitazioni senza mandati di perquisizione. Un ennesimo decreto ha ordinato la rimozione delle «Ideologie difettose» (leggi ‘riferimenti disfattisti’ a genocidio israeliano a Gaza e storico schiavismo usa) dal museo nazionale ‘Smithsonian’. Dai libri di testo ai programmi, epurazione culturale del nuovo egemonismo di destra.

Quando una democrazia cessa di essere tale?

Steven Levitzki, in un lungo articolo su Foreign Affairs, ha inventato il termine «autoritarismo competitivo», per i «regimi ibridi» che mantengono una normalità formale ma corrodono aspetti fondamentali della democrazia. Ed ecco perché ‘la superpotenza occidentale’ sarebbe avviata verso un modello ‘turco’ o ‘ungherese’ di democrazia apparente, con una decisa repressione del dissenso. «Nel quadro della minaccia anti democratica che grava sull’occidente, gli Stati uniti hanno doppiato con imprevista rapidità altri soggetti a rischio ed oggi si pongono come modello negativo», denuncia ancora Celada.

Sistemi elettorali avvelenati

Secondo Levitski sussistono anche elezioni ma con sistemi per pilotarle – «con i quali Trump ha una dimostrata dimestichezza». E anche a fronte dell’apparente erosione dei consensi rilevata dai sondaggi, non fidarsi troppo delle elezioni di midterm o alle prossime presidenziali per trovare una via di uscita. «Lontani da una normale alternanza, questa non è una fazione che abbia intenzione di lasciare facilmente il potere e soprattutto che intende portare a termine un progetto rivoluzionario di trasformazione radicale che non contempla dibattito o compromesso».

Demagogo populista e luogotenenti

«Dietro al demagogo populista aggregatore di consensi vi sono quadri ideologici di luogotenenti effettivamente fanatici, forgiati nei think tank neo reazionari, negli ambienti fondamentalisti e nel tecno-feudalesimo di Silicon Valley, dove gli aneliti reazionari sono espressi come ‘originalismo’ che intende reinterpretare la costituzione come destino messianico degli Americani ‘originari’.

Chi sono i gregari disposti a tutto

Fascismi americani che non avevano mai preso il sopravvento in modo così completo. Un girone di oligarchi che non conoscono scrupoli nell’impiegare sovranismo, xenofobia e il pretesto antisemita per istaurare una il regno definitivo del capitale in terra. Chi? «Elenco parziale: Stephen Miller alla pulizia etnica, Kash Patel all’FBI virato in apparato punitivo, JD Vance alla crociata anti-woke, Elon Musk alla meritocrazia ed il darwinismo sociale, Russell Vought al ridimensionamento dello stato e Chris Rufo alla purificazione ideologica di università ed istruzione pubblica».

Scarsa e difficile resistenza

Forse alcuni settori del capitale e della finanza ‘moderata’ non hanno esaurito gli strumenti di contrasto alla terra bruciata della dottrina Trump –  stando AGLI editoriali non certo amichevoli del Wall Street Journal-. E una recessione causata dalla guerra commerciale potrebbe mettere alla prova il ‘popolo di Trump’ e produrre ulteriori flessioni nei sondaggi, gli unici numeri cui l’ipertrofica autostima del presidente è probabilmente sensibile.

Economist e le turbe narcisistiche e megalomani

Un progetto che aspira a rimodellare l’economia, la burocrazia, la cultura e la politica estera, persino l’idea stessa di America, denuncia ‘The Economist’: «un paese ostaggio di un sovrano incostante e vendicativo, deciso a farla pagare alla metà che non lo sostiene e portato a turbe narcisistiche e megalomani».

30/04/2025

da Remocontro

Ennio Remondino

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