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L’America bombarda i siti iraniani sperando di schivare la guerra totale

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Una dozzina di bombe anti-bunker da 14 tonnellate GBU-57A/B (Massive Ordnance Penetrator -MOP) sganciate dai 6 bombardieri B-2 Spirit decollati ieri dal Missouri contro il sito iraniano di arricchimento dell’uranio di Fordow.

  • Raid punitivo o ‘ammuina’ alla Trump per prendere in giro il mondo facendolo tremare?

Molti muscoli, dubbi sul cervello

I B-2 hanno volato per 18 ore, senza scali e rifornendosi in volo, raggiungendo gli obiettivi sabato sera, la notte in Iran: la missione più lunga dal 2001, sfoggia il capo di stato maggiore delle forze armate Usa. E una dozzina di bombe anti-bunker da 14 tonnellate sono state sganciate dai 6 bombardieri B-2. In aggiunta, uno o due sottomarini statunitensi hanno lanciato circa 30 missili Tomahawk contro i siti di Isfahan e Natanz, nei dettagli di Analisi Difesa. L’Operazione Midnight Hammer, Martello di Mezzanotte, come l’ha battezzata il Pentagono, avrebbe «devastato il programma nucleare iraniano». Poco di nucleare, stando alle misure di radioattività dopo le superbombe. Vanità trumpiana fuori misura come sempre: «Questo è un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo». Mondo che ha avuto la definitiva conferma di non potersi fidare del personaggio e del Paese che gli sta dietro.

  • Doveroso ricordare che l’Iran stava negoziando proprio con gli Stati Uniti quando è iniziato l’attacco israeliano il 12 giugno e nel 2015 aveva già raggiunto un accordo con ONU e comunità internazionale sul suo programma nucleare, accordo che proprio Trump denunciò nel 2018 su pressioni israeliane.

La coppia della vergogna

Trump ha detto anche di aver fatto un ‘lavoro di squadra’ con il premier israeliano Netanyahu, auto congratulandosi per una «decisione coraggiosa che cambierà la storia». Le Forze israeliane sostengono che l’impianto di Natanz sia stato completamente distrutto. Non ci sarebbero invece conferme per quanto riguarda gli impianti nucleari sotterranei di Fordow e Isfahan. Mentre il segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth (contrario all’intervento), ha ribadito che l’intervento in Iran non si trasformerà in una guerra prolungata con Teheran e ha definito gli attacchi notturni contro i siti nucleari iraniani «intenzionalmente limitati».

Obiettivi raggiunti o grande ‘ammuina’?

La GBU-57, come spiega l’US Air Force, è progettata per «raggiungere e distruggere le armi collocate in strutture ben protette e detona le 2 tonnellate di esplosivo della sua testata una volta in profondità, al massimo 60 metri. Forse non sufficienti per raggiungere il bunker si Fodrow, posto forse a 80 o 90 metri di profondità. Per questa ragione sarebbero stati impiegati più ordigni». Un’analisi delle immagini satellitari condotta dalla CNN ha rilevato che gli attacchi aerei contro l’impianto nucleare iraniano di Fordow sembrano avere lasciato sul terreno almeno sei grandi crateri.

Molti dubbi

Una fonte iraniana di alto livello ha riferito all’agenzia Reuters che la maggior parte dell’uranio altamente arricchito presente nel sito di Fordow era stata trasferita in una località segreta prima dell’attacco Usa della scorsa notte. «Nessuno saprà mai se Teheran abbia spostato parte del suo materiale nucleare prima degli attacchi americani sui siti iraniani», ha ammesso il segretario di Stato americano Marco Rubio. L’agenzia di stampa ufficiale iraniana Tasnim ha riferito che l’impianto di Fordow ha subito solo danni parziali e la situazione nell’area è tornata alla normalità. L’Iran non ha ammesso vittime negli attacchi americani.

‘Ammuina’ Usa

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’AIEA, in una prima valutazione ha fatto sapere che «nessun aumento dei livelli di radiazioni è stato segnalato dopo l’attacco», come conferma anche la Commissione radiologica dell’Arabia Saudita per la quale «non sono stati rilevati effetti radioattivi sull’ambiente del Regno e degli Stati arabi del Golfo a seguito dell’attacco militare americano alle strutture nucleari iraniane». Curioso non vi sia alcun segnale di aumento delle radiazioni dopo attacchi che secondo Trump hanno distrutto tre centri nucleari di cui due dedicati all’arricchimento dell’uranio.

  • Probabile che l’uranio arricchito sia stato trasferito precedentemente all’attacco. Probabile che in questa operazione siano stati coinvolti i russi che hanno propri tecnici nella centrale iraniana di Busher e hanno avuto sempre piena consapevolezza del programma nucleare iraniano.

Precedente siriano 2017

L’esultanza di Trump e di Netanyahu subito dopo i raid aerei e missilistici e prima di una valutazione precisa dei danni ai bunker, fa sospettare -dubbio di Gianandrea Gaiani-, che si sia trattato di una ‘ammuina’, simile a quella attuata in Siria da Trump durante il suo primo mandato e che è rimasto l’unico atto bellico della sua prima presidenza, e ci ricorda Analisi Difesa. «Sotto pressione per un attacco chimico che aveva ucciso alcuni civili a Khan Sheykoun, attribuito senza rilevazioni alle forze governative di Assad, Trump ordinò il lancio di 59 missili da crociera Tomahawk contro la base aerea siriana di Shayarat, evacuata dal personale siriano e sulla quale erano stati lasciati solo vecchi aerei Sukhoi non più in operativi».

Commedia a rischio tragedia

  • Anche all’epoca, alcune fonti riferirono anonimamente che Trump aveva anticipato il raid punitivo a Putin (la Russia aveva diverse basi militari in Siria) che a sua volta aveva informato Assad. «La ‘punizione’ del regime siriano venne attuata e celebrata con ampia risonanza mediatica ma senza reali conseguenze. Secondo fonti militari russe, dei 59 missili lanciati dalle due navi americane solo 23 avevano colpito il bersaglio (cioè la base aerea abbandonata) a causa delle contromisure e delle difese antimissile russe».
  • Il precedente siriano del 2017 resta un caso da manuale di ‘ammuina’ politico-strategica. L’impressione che la notte scorsa sia andata in scena una replica su scala più vasta della stessa commedia.

23/06/2025

da Remocontro

rem

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