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La sanità privata continua ad arricchirsi e le liste di attesa continuano ad allungarsi

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Vi ricordate il grande dibattito pubblico sulle liste d’attesa per fare una visita, che ha tenuto banco per settimane, più o meno un anno fa, ma solo perché il governo Meloni aveva deciso di strumentalizzare il tema per le elezioni europee? Ovviamente, non è cambiato nulla da allora, e anzi forse la situazione sta pure peggiorando.

L’ultimo rapporto che annualmente Mediobanca produce per studiare i dati finanziari dei principali operatori sanitari privati in Italia, cioè quelli con fatturato individuale superiore a 100 milioni, associa oltre alle informazioni in merito anche alcune analisi sulle dinamiche e sulle prospettive della sanità italiana dentro un quadro internazionale.

Il primo numero che spicca è quello dei ricavi del 2023: 12 miliardi di euro, in aumento del 5,7% sul 2022 e del 15,5% sul 2019. Com’è immaginabile, le entrate hanno subito grandi turbolenze nell’era Covid, ma ora sembrano tornare a crescere stabilmente. Torna a crescere anche la redditività, anche se rimane inferiore a quella del 2019.

L’Ebit Margin, che tradotto sarebbe il guadagna su ogni singola ‘unità’ di ricavo, o per farla ancora più semplice la differenza tra i costi sostenuti per ogni vendita o quanto si è incassato, è passato al 3,7% del 2023 dal 2% del 2022. Ovviamente, i valori cambiano molto a seconda del comparto considerato: l’Ebit Margin maggiore si ha nella diagnostica, ad esempio (11%).

C’è poi il nodo liste d’attesa “che, insieme a motivi economici, hanno spinto quasi una persona su dieci nel 2024 a rinunciare a prestazioni sanitarie. Secondo l’IPSOS, i tempi di attesa hanno spinto l’80% degli italiani a rinunciare più di una volta alle cure del SSN, con l’84% di essi che si rivolge a un privato e il 13% che rinuncia del tutto a curarsi, quota che sale al 19% tra chi è in ristrettezze economiche“.

In sostanza, Mediobanca ci sta dicendo che lo smantellamento della sanità privata è stato costruito ad arte per costringere chi può a pagare il privato per accedere in tempi sensati al diritto alla salute. Chi non può, semplicemente, non si cura. Gli analisti dell’istituto lo mettono quasi nero su bianco, quando scrivono:

Queste dinamiche contribuiscono al rialzo della spesa privata pari a circa 74 miliardi di euro nel 2023 tra accreditamento, spesa intermediata e spesa diretta delle famiglie, ovvero 59 miliardi al netto degli acquisti di farmaci e altri presidi sanitari a carico delle famiglie“. È grazie a queste dinamiche che, tolti farmaci e altre voci di spesa che sarebbero comunque a carico delle famiglie, la sanità privata si arricchisce.

Infatti, le previsioni fatte con i dati ad oggi disponibili per il 2024 stimano una crescita aggregata del giro d’affari pari al 4,8% nello scorso anno. E intanto, l’Italia è sotto la media OCSE nella spesa sanitaria pro-capite (pubblica e privata insieme) sia dal punto di nominale, sia dal punto di vista della percentuale del PIL (nel 2023 la media è 5.573 dollari e il 9,2% sul PIL, in Italia il dato si ferma a 4,8 mila dollari e all’8,4%).

Un ultimo numero, giusto per chiudere il quadro: nell’offerta di letti per lungodegenza, “l’Italia è nelle retrovie, considerando i circa 21 posti letto disponibili ogni mille abitanti over 65, nemmeno la metà della media OCSE”. Qualcuno si ricorda ancora il dibattito sulle liste dello scorso anno, o è stato dimenticato come dalla politica?

21/07/2025

da Contropiano

Gigi Sartorelli

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