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La memoria corta come strategia di potere

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Politica italiana

05/11/2025  

da La Notizia

Giulio Cavalli

La sensazione che l’ex presidente già condannato ancora muova i fili dei soldi regionali è la fotografia perfetta della politica che non dà seguito agli esiti dei processi

Se Totò Cuffaro e Saverio Romano siano colpevoli lo deciderà il processo. Per i magistrati l’ex presidente della Regione siciliana sarebbe “al vertice di un’associazione criminale”, un “comitato d’affari occulto” che si spartiva appalti nella Sanità, forziere di ogni regione di questo Paese. Romano, ex ministro e deputato per Noi Moderati, sarebbe stato uno degli anelli di congiunzione.

Siamo nel campo delle accuse. Cuffaro dice di non vedere l’ora di spiegare tutto ai magistrati mentre Romano parla di “processo mediatico”, che è un po’ come il cacio non solo sui maccheroni: sta bene su tutto, soprattutto in questi tempi in cui la magistratura è il boccone preferito della propaganda di governo.

Vasa Vasa Cuffaro – vale la pena ricordarlo in quest’epoca di memorie labili – è stato condannato a sette anni per favoreggiamento a Cosa Nostra. Ha scontato la sua pena più velocemente del previsto e – come sancito dalla nostra Costituzione – è stato riabilitato alla vita politica. Scontata la condanna l’ex governatore è tornato alla politica, a capo della DC siciliana.

Riabilitato? Sì, sulla carta. Ma Cuffaro non ha mai ammesso di avere favorito la mafia: ha sempre negato di avere avuto rapporti con i mafiosi, ha definito la condanna “un dolore che ho accettato” e non una colpa da riconoscere. Ha chiesto un perdono spirituale, non politico o etico.

Non so se fosse opportuno che Cuffaro tornasse a dettare i tempi della politica siciliana. Di certo è politicamente inopportuno poggiare il proprio ritorno a un atto burocratico senza passare dalla presa di responsabilità. E la sensazione che l’ex presidente già condannato ancora muova i fili dei soldi regionali è la fotografia perfetta della politica che non dà seguito agli esiti dei processi. Con buona pace dei garantisti.

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