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La Francia non ha un piano per stoccare 280mila metri cubi di scorie nucleari

La Francia non ha un piano per stoccare 280mila metri cubi di scorie nucleari

Mentre la Francia punta sulle centrali nucleari, la Corte dei conti avverte che non si è ancora trovata una soluzione al problema delle scorie

In Francia ci sono oltre 280mila metri cubi di scorie nucleari che continueranno a emettere radiazioni per più di 100mila anni. Nonostante si tratti di rifiuti a “bassa attività”, la loro gestione a lungo termine è tutt’altro che marginale. E soprattutto, ancora oggi non esiste un piano definitivo per il loro stoccaggio. A sollevare il problema è la Corte dei conti francese che, in un recente rapporto, punta il dito contro l’assenza di una strategia nazionale per questa categoria di rifiuti, noti come Favl (faible activité à vie longue).

Queste scorie nucleari – grafite, bitumi, residui radiferi, scarti tecnologici del sito nucleare di La Hague – non possono essere interrate nei futuri depositi geologici profondi, come il progetto Cigéo, né tanto meno stoccate in superficie. Sono dunque, di fatto, prive di un destino. E il rischio, avverte la Corte, è che la questione diventi un problema di sicurezza, oltre che politico e finanziario, tale da compromettere l’intera filiera del nucleare francese.

Scorie nucleari “invisibili”: il nodo irrisolto del nucleare francese

A differenza delle scorie ad alta radioattività, che saranno ospitate nel sito di Bure al confine tra Alta Marna e Mosa, i rifiuti Favl non hanno ancora trovato una collocazione definitiva. La comunità di comuni di Vendeuvre-Soulaines, nel dipartimento dell’Aube, si è detta disponibile a ospitare i soli rifiuti radiferi e solo a certe condizioni. Ma per il grosso dei Favl la strada è ancora tutta da tracciare.

La Corte dei conti sottolinea come la responsabilità di questi rifiuti sia oggi “diluita” tra una pluralità di soggetti – aziende minerarie, centrali dismesse, laboratori di ricerca – nessuno dei quali mostra particolare urgenza nel risolvere il problema. Anche perché, al momento, le scorie nucleari sono ancora stoccate nei siti di origine. In condizioni economiche vantaggiose ma potenzialmente pericolose nel medio-lungo termine.

Questo stallo potrebbe avere conseguenze gravi: ostacolare le operazioni di smantellamento di vecchie infrastrutture, appesantire inutilmente i costi del progetto Cigéo – se si decidesse di infilarci anche i Favl – e soprattutto aumentare il rischio di incidenti o malfunzionamenti nei siti di stoccaggio temporanei.

Cigéo: il maxi progetto francese per le scorie nucleari ad alta attività

Al centro delle attenzioni dell’Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs (Andra) c’è il progetto Cigéo, un centro di stoccaggio geologico profondo che dovrebbe accogliere le scorie più pericolose, quelle ad alta radioattività e a lunga vita. Il costo? Tra i 26 e i 37 miliardi di euro, distribuiti su 150 anni. La decisione politica definitiva è attesa entro il 2026, mentre l’autorizzazione per l’avvio dei lavori è prevista tra il 2027 e il 2028.

Secondo la Corte dei conti, l’Andra ha saputo prepararsi a questo passaggio epocale, raddoppiando gli organici dal 2007 e trasformandosi in un ente pronto per la fase operativa. Dal punto di vista finanziario l’agenzia è solida, grazie al principio del “chi inquina paga”. I principali contributori sono Edf (Électricité de France), Orano (ex Areva) e il Commissariato per l’energia atomica.

Tuttavia, permangono forti incertezze sul finanziamento a lungo termine di Cigéo. Le risorse dipendono da convenzioni pluriennali tra Andra e i produttori di rifiuti, strumenti giudicati dalla Corte come troppo fragili e soggetti a interruzioni. Per garantire stabilità viene suggerita l’introduzione di una tassa dedicata.

La Francia continua a investire sul nucleare, nonostante i nodi irrisolti

Il progetto Cigéo non è solo una sfida tecnica: rappresenta anche un banco di prova per l’accettabilità sociale del nucleare in Francia. La fiscalità locale, ovvero i benefici economici per le comunità ospitanti, è ancora da definire e rappresenta un nodo critico. La Corte raccomanda di chiarire questo aspetto entro il 2025, prima della consultazione pubblica prevista l’anno successivo.

In un momento in cui il governo francese prevede di costruire almeno sei – e forse fino a quattordici – nuovi reattori Epr2 (quelli cosiddetti “di terza generazione”, ad acqua pressurizzata) oltre a una flotta di mini-reattori modulari, la gestione delle scorie Favl rischia di minare la credibilità dell’intero progetto di rilancio del nucleare. Come scrive la Corte, «la mancata risoluzione di questo problema mette in discussione la capacità del settore di gestire tutti i suoi rifiuti e indebolisce la dinamica di rilancio».

Nucleare francese: le scorie sono solo uno dei tanti problemi

Senza dimenticare che i reattori Epr già costruiti hanno incontrato ostacoli significativi. Emblematico è il caso del terzo reattore di Flamanville, i cui lavori sono iniziati nel 2007 con l’obiettivo di entrare in funzione entro il 2012. Invece, una lunga serie di problemi tecnici, ritardi gestionali e difetti di costruzione ha fatto slittare l’entrata in servizio di oltre dodici anni. Il collegamento alla rete è avvenuto solo nel dicembre 2024, dopo che i costi erano lievitati a 19,1 miliardi di euro rispetto ai 3,4 miliardi inizialmente previsti.

La vicenda dei rifiuti Favl ricorda quanto sia fondamentale, per qualsiasi politica energetica, accompagnare le promesse di innovazione e potenza con una gestione rigorosa e trasparente delle esternalità. Le scorie nucleari, anche quelle “poco radioattive”, restano comunque un’eredità pesante per le future. Ignorarle, o rimandare il problema, rischia di compromettere non solo la sicurezza, ma anche la legittimità sociale della politica energetica francese.

24/06/2025

Da Valori

Maurizio Bongioanni

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