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La crisi. Perché Israele ha attaccato l'Iran? Che c'entra l'atomica? Le cose da sapere

La crisi. Perché Israele ha attaccato l'Iran? Che c'entra l'atomica? Le cose da sapere

Tutto sulla nuova guerra in Medio Oriente: perché l'offensiva adesso, quali sono gli schieramenti, quali le conseguenze per gli equilibri nella regione. Il ruolo del nucleare

Perché Israele non vuole che l’Iran si doti della bomba atomica?

La motivazione ufficiale è che Teheran potrebbe usare l’atomica per concretizzare il suo obiettivo di distruggere Israele, che non riconosce e chiama “entità sionista”. Tel Aviv denuncia una minaccia esistenziale. Questa motivazione trascura però il fatto che la stessa Israele è dotata di arma nucleare e che, con un Iran parimenti armato, si creerebbe una situazione di deterrenza. È proprio questo nuovo equilibrio che Tel Aviv mira a scongiurare, in quanto la riporterebbe indietro nel tempo a una situazione di pari forza militare con Teheran. Inoltre, con l’Iran assurto a potenza nucleare mondiale, verrebbero sovvertiti tutti gli equilibri geopolitici della regione e Israele perderebbe il predominio strategico. Se si creasse la prima bomba “sciita”, l’intero mondo sunnita si sentirebbe minacciato, a cominciare dall’Arabia Saudita. Attualmente, l’unico Paese musulmano dotato di bomba atomica è il Pakistan sunnita.

Perché Israele ha attaccato i siti nucleari iraniani proprio adesso?

Ufficialmente, perché l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha dichiarato che l’Iran sta arricchendo l’uranio a un livello superiore a quello dichiarato e tale da avvicinarlo alla possibilità di costruire la bomba nucleare. In realtà, la dichiarazione dell’Aiea risale alla scorsa settimana e conferma sospetti preesistenti. Da un paio di mesi l’Amministrazione americana di Donald Trump ha avviato con l’Iran trattative, mediate dall’Oman, sulla questione del nucleare. Domenica 15 giugno era in programma il sesto round degli incontri, nella capitale omanita Muscat. Trump aveva dichiarato che gli iraniani sono “negoziatori tosti”, ma si era detto ottimista. Da parte sua, Teheran aveva annunciato una controproposta “costruttiva”. Il governo israeliano di Benjamin Netanyahu si è sempre opposto strenuamente a queste trattative.

Nel mondo, chi sta con Tel Aviv e chi sostiene Teheran?

Nonostante la presa di distanza dal raid sull’Iran, nel quale hanno precisato di non essere coinvolti, gli Stati Uniti restano i più stretti alleati di Israele e sono pronti a difenderla in caso di attacco. L’Europa occidentale è schierata dalla stessa parte. Con l’Iran invece c’è la Russia, che ha contribuito a costruire i suoi impianti nucleari. Dure accuse a Israele sono arrivate dalla Turchia.

Quali sono i precedenti dello scontro?

Dopo il 7 ottobre 2023 e la guerra a Gaza, il confronto armato fra Israele e Iran è avvenuto tramite i proxy di Teheran: gli Hezbollah libanesi, Hamas a Gaza, gli Houthi dello Yemen e le milizie sciite presenti in Iraq e in Siria. L’anno scorso ci sono stati due scontri diretti, più che altro dimostrativi. Il 13 aprile l’Iran ha lanciato droni e missili in risposta a all’attacco israeliano del 1° aprile al consolato iraniano a Damasco: sei giorni dopo ci sono state esplosioni nell’Iran centrale di cui Israele non ha rivendicato la responsabilità. Dopo l’uccisione il 31 luglio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e il 27 settembre a Beirut del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il 1° ottobre l’Iran ha lanciato decine di missili balistici su Israele: la reazione è arrivata il 26 ottobre con attacchi contro obiettivi militari in Iran.

Quali sono le 9 potenze nucleari nel mondo?

Oltre a Israele, gli stati dotati di armi atomiche sono: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Pakistan, India, Cina e Corea del Nord.

È possibile che ora gli iraniani si ribellino al regime?

Le intelligence americana e israeliana hanno lavorato per questo. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è più volte rivolto con videomessaggi agli iraniani esortandoli a liberarsi dall'oppressione degli ayatollah. Ora spera in una sollevazione come quella di fine novembre 2024 in Siria, che in soli dieci giorni portò alla caduta del regime di Bashar al-Assad. Dopo i raid, studenti sono scesi in strada e hanno messo in fuga la polizia. Ma è presto per dire se ci siano motivi concreti di aspettarsi sovvertimenti a Teheran. L'Iran non è la piccola Siria, il malcontento dilaga ma Israele non è certo amata.

15/06/2025

da L'Avvenire

Anna Maria Brogi 

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