L'assoluzione. Una ong britannica racconta «il modello di impunità» seguito dall’esercito: investiga pochi crimini e non punisce i responsabili. Protesta delle famiglie degli ostaggi. Altri sette palestinesi morti per la fame, l’ultimo aveva 17 anni
Durante il suo viaggio nel «luogo più affamato del mondo» (come lo ha descritto l’Onu), l’inviato Usa in Medio Oriente, Steve Witkoff, non ha incontrato membri delle Nazioni unite, né operatori umanitari locali e internazionali.
Sono caduti nel vuoto gli inviti di medici e infermieri perché visitasse alcuni degli ospedali e vedesse con i suoi occhi lo stato in cui versa popolazione. Nessuna tenda di sfollati, nessuna scuola-rifugio, nessun familiare delle 1.300 persone uccise mentre cercavano di raggiungere gli aiuti. Solo ieri ne sono stati ammazzati altri 35 (su 57 totali), molti dei quali proprio nei pressi dei centri della fondazione israelo-americana Ghf, unica tappa del suo tour di Gaza. Massacri che restano impuniti.
Secondo l’ong Action on armed violence (Aoav), nove volte su dieci le indagini militari israeliane sui presunti crimini compiuti dai propri soldati non portano a condanne. Stragi come quella delle 112 persone uccise in fila per la farina a Gaza City nel febbraio 2024. O come le 31 vittime palestinesi del primo giugno scorso proprio nei pressi del centro Ghf a Rafah.
SECONDO AOAV, Israele sta cercando di creare un «modello di impunità». Almeno 52 volte, da ottobre 2023, ha dichiarato che avrebbe condotto un’indagine in seguito ad azioni che hanno causato vittime civili. Ma da allora si conta solo una condanna (pena detentiva di sette mesi) e cinque violazioni riscontrate.
Gli altri 46 casi, che rappresentano l’88% del totale, sono stati chiusi o rimangono senza risultati segnalati. Stati uniti, Tel Aviv e i suoi alleati hanno espresso in più casi totale fiducia nel sistema di inchieste interne d’Israele e quest’ultimo ha ripetutamente affermato di essere in grado di indagare se stesso. Anche se sembrerebbe più spesso in grado di autoassolversi.
IL MASSACRO DELLA FAME prosegue intanto a Gaza, senza sosta, senza freni. Quelli che muoiono oggi, giungono al termine di settimane e mesi di privazioni e sofferenze, durante i quali il corpo ha lentamente mangiato se stesso nel tentativo estremo di resistere. Un’attesa troppo lunga a cui è seguita una morte disperata.
Ho incontrato bambini gravemente malnutriti i cui corpi erano poco più di pelle e ossa. Le loro madri sedevano nelle vicinanze, disperate ed esausteTed Chaiban (Unicef)
Nelle ultime 24 ore sette persone sono decedute a causa della denutrizione. L’ultimo, Atef Abu Khater, aveva diciassette anni. I familiari hanno spiegato che due anni fa era in perfetta salute e praticava sport a livello agonistico.
Ha perso peso fino a scomparire, da 70 a 25 chili, ed è stato inutile il ricovero in terapia intensiva. Nonostante il premier Netanyahu e i suoi ministri, le tv e i giornali nazionali continuino a negare gli stenti, la carestia preoccupa i parenti degli ostaggi israeliani a Gaza. Ieri alcuni familiari hanno manifestato in piazza Habima a Tel Aviv usando lo slogan «Mai più è adesso»: dietro reti di filo spinato, hanno ricordato gli ebrei costretti nei campi di concentramento nazisti.
Secondo alcuni manifestanti, gli ostaggi starebbero vivendo un «nuovo olocausto» causato dall’assedio israeliano di Gaza e dalla cattiva gestione governativa. Ospite gradito della protesta, proprio l’inviato speciale Usa in Medio Oriente.
DURANTE il suo incontro con i familiari degli israeliani prigionieri a Gaza, Witkoff ha dichiarato che «la nostra priorità è riportare a casa tutti gli ostaggi». Le famiglie chiedono al governo di firmare un accordo con il gruppo palestinese che comprenda uno scambio totale: la liberazione di tutti gli ostaggi rimanenti a Gaza, sia i vivi che i corpi dei morti. L’inviato del presidente Trump ha aggiunto che gli Stati uniti sostengono un accordo del genere e che «siamo molto, molto vicini a una soluzione per porre
Rafah, 28 maggio 2024, palestinesi sfollati ispezionano le loro tende distrutte dai bombardamenti israeliani e dal successivo incendio foto di Jehad Alshrafi /Ap
In un audio registrato durante la manifestazione lo si sente affermare che Hamas ha accettato di deporre le armi. Il movimento ha dichiarato in risposta che «la resistenza e le sue armi sono un diritto nazionale legale finché persiste l’occupazione. Questo diritto è confermato dalle leggi e convenzioni internazionali e non possiamo rinunciarci se non con il pieno raggiungimento dei nostri diritti nazionali, tra cui il più importante è l’istituzione di uno stato palestinese indipendente e sovrano con Gerusalemme come capitale».
Ieri Hamas ha rilasciato un nuovo video di Evyatar David (che segue il filmato pubblicato venerdì), in cui il 24enne appare visivamente smagrito all’interno di un tunnel. «L’aiuto umanitario che il mondo, insieme a Israele, fornisce ai residenti di Gaza – ha dichiarato la madre del prigioniero – deve raggiungere anche Evyatar». Ma gli aiuti che entrano nella Striscia sono irrisori.
L’UNICEF HA FATTO sapere che più di 320mila bambini sono a rischio di malnutrizione acuta. Nella sua missione, il vicedirettore del Fondo Onu per l’Infanzia, Ted Chaiban, ha raccontato di aver incontrato «bambini gravemente malnutriti i cui corpi erano poco più di pelle e ossa. Le loro madri sedevano nelle vicinanze, disperate ed esauste». La britannica Bbc ha esaminato 160 casi di bambini uccisi da colpi di arma da fuoco. L’inchiesta ha rivelato che 95 delle vittime, per la maggior parte sotto i 12 anni, sono state colpite alla testa o al petto.
Ieri sera nel nord della Cisgiordania occupata, coloni armati hanno assaltato la città palestinese di Aqraba, uccidendo un ragazzo di 24 anni e ferendo altri sette abitanti.
03/08/2025
da Il Manifesto