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Israele oltre l’indegnità, Trump insegue

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Politica estera

02/09/2025

da Remocontro

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I piani paralleli di Israele e Usa per Cisgiordania e Gaza. La ‘Riviera di Trump’ l’ultima beffa. Netanyahu pensa a prendersi l’Area C, che copre il 60% della Cisgiordania. A Gaza 17 morti dall’alba. Raid a Hebron arrestato il sindaco e imposto il coprifuoco. Netanyahu mette il bavaglio al capo delle forze di sicurezza

Il crimine d’essere palestinese

Almeno 17 palestinesi sono stati uccisi in attacchi israeliani dalle prime ore di questa mattina a Gaza. Lo scrive Al Jazeera citando fonti degli ospedali di della Striscia. Tra queste, sei persone cercavano di accedere agli aiuti, mentre alcuni sono rimasti uccisi e feriti negli attacchi aerei israeliani contro le case a Gaza City e Deir el-Balah. Altro ‘colpevole etnico’, Tayseer Abu Sneina, sindaco di Hebron, che è stato arrestato dall’Idf durante un raid nella sua abitazione. Lo riporta Haaretz citando a sua volta media palestinesi secondo cui Abu Sneina è stato prelevato per essere interrogato e successivamente arrestato per motivi al momento non chiariti. Suo figlio Meza, che ha parlato con i media, ha dichiarato che la famiglia non è a conoscenza del luogo di detenzione del padre. Inoltre, è stato riferito che da ieri è stato imposto il coprifuoco nel distretto di Hebron, con tutti gli ingressi e le uscite dell’area bloccati dalle forze israeliane.

Strapotenza militare ma ‘soldati muti’

Durante la riunione del gabinetto di sicurezza che si è tenuto tra ieri sera e questa mattina, il primo ministro Benyamin Netanyahu ha criticato il capo di stato maggiore Eyal Zamir chiedendogli di “smettere con i briefing dell’esercito ai media”, affermando che “danneggiano la coesione e lo spirito combattivo e non sono legittimi in una democrazia”. E ha aggiunto: “Si può discutere all’interno della stanza, ma all’esterno ci deve essere un pugno di ferro e un fronte unito”. Zamir non ha risposto. Lo riferisce Ynet.

Resort e annessioni: Michele Giorgio

I piani paralleli di Israele e Usa per Cisgiordania e Gaza. La voce del manifesto dalla Palestina che resta in Israele, Michele Giorgio, ci aggiorna sui territori occupati. «Per gli analisti la “Riviera” di Trump è solo una illusione. Netanyahu pensa a prendersi l’Area C, che copre il 60% della Cisgiordania». Come? «Da quasi due anni Israele ridisegna il Medio Oriente. Lo fa con le bombe, con la legge della giungla, del più forte, e poiché il suo alleato è il più forte di tutti, crede di poter fare ciò che vuole. L’analista libanese Anthony Samrani ha riassunto tutto ciò in poche parole. Israele, ha scritto su L’Orient Today, “bombarda, elimina, minaccia, affama, umilia, occupa, ridefinisce i confini, cancella e annienta. Non è diventato il poliziotto, ma l’uomo forte della regione che vuole imporre la propria legge a tutti gli altri. Sottomissione o caos. Resa o scomparsa”. Eppure, non è detto che Benyamin Netanyahu e Donald Trump raggiungano i loro obiettivi. A partire da Gaza, rasa al suolo da Israele».

Progetto ‘Gaza Riviera’ di Trump

Il Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation (GREAT), l’ultima versione della cosiddetta ‘Gaza Riviera’, la proposta preparata dal presidente americano e dal suo entourage, resa nota dal Washington Post, ha suscitato clamore e indignazione. Tuttavia, leggendola non si può non constatare che è costruita su una visione distante anni luce dalle condizioni politiche, sociali ed economiche del territorio. Gli oltre due milioni di abitanti di Gaza avrebbero solo due opzioni: restare, trasferendosi in strutture (campi di internamento) con servizi di base finanziati da un fondo fiduciario, oppure accettare denaro (5mila dollari), sussidi per l’affitto e cibo in cambio della partenza verso altri paesi.

  • Il piano si basa su modelli sviluppati dal Boston Consulting Group, che ha collaborato con la Gaza Humanitarian Foundation, fondazione sostenuta da Usa e Israele, bersaglio di pesanti accuse per il suo meccanismo di distribuzione degli aiuti alimentari alla popolazione di Gaza che ha causato di fatto la morte di quasi 2mila palestinesi e non ha evitato la carestia.

Pulizia etnica su ciò che resta

Nelle previsioni di Trump e dei suoi «esperti», tre quarti dei palestinesi di Gaza sceglierebbero di rimanere nella Striscia, gli altri accetterebbero un «trasferimento temporaneo». Ed è qui che emergono le prime enormi falle. I paesi individuati come possibili destinazioni – Sud Sudan, Libia, Etiopia, Somaliland e Indonesia – sono poveri e, alcuni, tra i più instabili al mondo. È difficile immaginare famiglie di Gaza, già provate da anni di assedio, scegliere volontariamente di spostarsi in aree che offrono condizioni di vita durissime.

‘Trasferimento volontario’

Quasi come dire, ‘Netanyahu e Trump due democratici. «La pulizia etnica occultata dalla retorica del ‘trasferimento volontario» non ha possibilità: la popolazione palestinese preferirà restare a Gaza con la speranza della ricostruzione piuttosto che finire in campi profughi, ad esempio in Sud Sudan. Israele, se vorrà mettere in atto la pulizia etnica tanto cara a non pochi dei suoi ministri, dovrà impiegare la forza, i fucili e i carri armati».

‘Adulazione e megalomania’

Anche un analista israeliano, David Rosenberg, parla della Riviera di Trump come «un esercizio di adulazione e megalomania» che non ha alcun aspetto logico. «Sul piano economico – ha scritto Rosenberg sul giornale progressista Haaretz – la proposta appare fragile. Trump promette di attirare 133 miliardi di dollari in dieci anni e di generare ricavi per 185 miliardi, trasformando Gaza in una piattaforma di sviluppo high-tech, con resort turistici, fabbriche di veicoli elettrici e città intelligenti. Una visione spettacolare più vicina a una brochure immobiliare che a un piano di ricostruzione sostenibile».

L’immaginario patinato’

  • Dietro l’immaginario patinato, aggiunge l’analista, «il piano non tiene conto della volontà dei palestinesi, che non lasceranno la loro terra per andare a vivere in Stati falliti… Per i palestinesi, la questione resta la stessa di sempre: vivere liberi e con dignità nella propria terra, non in un parco giochi di speculatori immobiliari e investitori alla ricerca di rendimenti rapidi».

Cisgiordania rubata

Più insidiosa per i palestinesi, nell’immediato, è l’intenzione del governo Netanyahu di proclamare la sovranità israeliana su gran parte della Cisgiordania palestinese, sotto occupazione dal 1967, in risposta all’annunciato riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Francia, Gran Bretagna e Australia durante i lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a fine settembre. Sarebbe la realizzazione della ‘bantustanizzazione’ ( Un bantustan era un territorio del Sudafrica o della Namibia assegnato alle etnie nere dal governo sudafricano nell'epoca dell'apartheid) progettata dagli Accordi di Oslo del 1993: Israele e i suoi coloni liberi e in posizione dominante in Cisgiordania e milioni di palestinesi chiusi in ‘bantustan’ isolati e sorvegliati.

Tra annessione totale e insediamenti

Secondo il sito d’informazione Axios ci sono tre opzioni sul tavolo: l’annessione totale dell’Area C (pari al 60% della Cisgiordania), l’annessione di insediamenti e vie di collegamento (circa il 10%) oppure una soluzione intermedia che includa insediamenti, strade e Valle del Giordano (30%). La prima ipotesi appare la più gradita all’ultradestra al potere. Molto dipenderà dalla posizione dell’amministrazione Trump che, comunque, condivide la linea della rappresaglia scelta dal governo Netanyahu. Venerdì scorso Washington ha annunciato che al presidente dell’Anp e ad altre decine di funzionari palestinesi non sarà permesso di partecipare ai lavori dell’Assemblea dell’Onu a New York.

Vergogna ‘doppio standard’

  • C’è agitazione tra i paesi europei. L’annessione della Cisgiordania, infatti, sarebbe un’aperta violazione delle convenzioni internazionali, mentre la Corte penale dell’Aia sta già indagando sulle colonie israeliane come potenziale crimine di guerra. E questo potrebbe costringere le capitali occidentali ad adottare sanzioni vere contro Israele, che la Germania, l’Italia e altri paesi europei invece vogliono impedire.
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