La città fa parte del 25% della Striscia che l’Idf deve ancora occupare, insieme a diversi campi profughi nella parte centrale di Gaza. Hamas avverte: "Non sarà una passeggiata"
Dopo una riunione durata oltre 10 ore e non priva di tensioni, alle 3.30 del mattino, il gabinetto di sicurezza ha approvato il piano del premier israeliano Benjamin Netanyahu di prendere il controllo militare di Gaza City. L’operazione richiederà l’evacuazione di circa un milione di abitanti palestinesi verso i campi profughi centrali entro il 7 ottobre. Secondo l’ufficio stampa del primo ministro, il piano è stato approvato “a maggioranza” e prevede la garanzia di “assistenza umanitaria per la popolazione civile fuori dalle zone di combattimento” e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza con “il controllo della sicurezza da parte di Israele”. Una volta terminato il conflitto, il territorio sarà governato da “un’amministrazione civile alternativa, né Hamas né l’Autorità palestinese”, ma un’autorità araba in accordo con Tel Aviv. Sempre secondo l’ufficio di Netanyahu la maggioranza assoluta dei ministri del gabinetto ha ritenuto che il piano alternativo presentato non avrebbe portato né alla sconfitta di Hamas, né al ritorno degli ostaggi: sono ancora 50 quelli dentro l’enclave, di cui 20 ancora vivi.
“L’operazione che l’Idf preparerà riguarda solo Gaza City – ha sottolineato un alto funzionario israeliano – l’obiettivo è evacuare tutti i residenti della città verso i campi profughi centrali e altre aree entro il 7 ottobre 2025 (data del secondo anniversario del massacro di Hamas nel sud di Israele). Verrà imposto un assedio ai terroristi rimasti nella zona e nel frattempo l’esercito manovrerà dentro la città”.
Finito il vertice è arrivata la risposta di Hamas. La popolazione di Gaza, ha fatto sapere il movimento islamista, “continuerà a ribellarsi contro l’occupazione”. “L’espansione dell’aggressione contro il nostro popolo palestinese non sarà una passeggiata”, è l’avvertimento lanciato dal gruppo militante. Respinta anche l’ipotesi di un’amministrazione guidata da forze arabe. Un funzionario del movimento, Osama Hamdan, ha dichiarato ad Al Jazeera che il gruppo militante la considererà legata a Israele. E questa circostanza potrebbe “far precipitare la regione in nuovi guai”
Dallo scoppio della guerra, i militari dell’Idf hanno evitato di entrare in gran parte delle zone di Gaza City. La città fa parte del 25% della Striscia che l’Idf deve ancora occupare, insieme a diversi campi profughi nella parte centrale di Gaza. Si tratta di aree in cui Israele ritiene siano tenuti gli ostaggi rimanenti, motivo per cui, secondo quanto riportato dai media israeliani, il capo di stato maggiore delle Idf, Eyal Zamir, ha messo in guardia sui pericoli che l’operazione comporta e i rischi per i prigionieri rimasti nelle mani di Hamas. Critiche e perplessità che il capo dell’esercito aveva già espresso nei giorni scorsi, dando vita a uno scontro con il primo ministro. Secondo Channel 12, durante la riunione a porte chiuse Zamir ha detto che “non c’è alcuna risposta umanitaria al milione di persone che trasferiremo. Tutto sarà complesso. Suggerisco – ha aggiunto- di escludere il ritorno degli ostaggi dagli obiettivi dei combattimenti”.
08/08/2025
da Il Fatto Quotidiano