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Il ‘Doge’ di Trump/Musk ennesima millanteria e discredito

Il ‘Doge’ di Trump/Musk ennesima millanteria e discredito

Si chiama ‘Doge’, acronimo americano ma con l’opulenza della antica Serenissima, l’agenzia federale Usa diretta da Elon Musk c’entra poco. I primi risultati raggiunti, strombazzati urbi et orbi, sono catastrofici rispetto alle vanterie. Un grosso buco nell’acqua, una di quelle ‘trumpate’ capaci a parole di mettere il mondo sottosopra, ma che nei fatti sono solo un fallimento… di successo.

Department of Government Efficiency

‘Dipartimento dell’Efficienza Governativa’, in sigla: DOGE, formalmente US DOGE Service Temporary Organization. A smontare per ora solo metaforicamente a colpi d’ascia il novello Dipartimento americano creato da Trump il primo giorno del suo mandato e affidato al sodale miliardario Elon Musk, è stato il Wall Street Journal, con un articolo a metà tra il feroce e il disperato. Come? Semplice, facendo il conto della lavandaia ai bilanci dello Stato sotto Trump e confrontandoli con il passato. E siccome il ‘Doge’ si propone, come compito principale, quello di tagliare la spesa pubblica federale, risulta subito evidente che qualcosa non funzioni: le cifre snocciolate dal Journal dimostrano che, almeno per ora, Elon Musk sta facendo una figura barbina.

Il contrario delle promesse

«La spesa federale è aumentata da quando il Presidente Trump è entrato in carica – scrivono al WSJ – nonostante il Dipartimento per l’efficienza governativa abbia tagliato i contratti, tagliato posti di lavoro e messo fine ai programmi sulla diversità. Un’analisi dei rendiconti finanziari giornalieri pubblicati dal Dipartimento del Tesoro ha rilevato che la spesa pubblica dall’insediamento è stata di 154 miliardi di dollari superiore rispetto allo stesso periodo del 2024, durante l’Amministrazione Biden. Il Doge – prosegue il Journal – dichiara finora tagli pari a 150 miliardi di dollari, ma l’analisi ha rilevato che tali sforzi non hanno ancora influito sui profitti. E sebbene le entrate del governo (tasse ed entrate, comprese le tariffe) siano in aumento, ciò non è sufficiente a tenere il passo con l’aumento della spesa».

L’inefficienza finanziaria dei miliardari

Quindi, traducendo dal ‘burocratese’: l’efficienza finanziaria è andata a farsi benedire, per il semplice motivo che i parziali vantaggi dei risparmi sono stati completamente ‘mangiati’ dalle maggiori spese. E qui il Wall Street Journal introduce un distinguo, che suona come un epitaffio sulla ‘mission impossible’ di Musk. Una riflessione che, evidentemente, la cerchia dei suoi advisor non si è mai fatta. E cioè, fino a che punto è comprimibile la spesa pubblica federale? Esistono delle barriere quasi fisiche che nemmeno Musk può oltrepassare? La risposta è sì, senz’altro.

La spesa ‘Obbligatoria’

La gran parte di questo budget è definito come ‘spesa obbligatoria’, e nel 2024 la cifra sborsata è stata di 4,9 trilioni di dollari. Nel piano di erogazione delle risorse finanziarie erano compresi la previdenza sociale (1,5 trilioni di dollari), Medicare (865 miliardi), Medicaid and Chip (637 miliardi), gli interessi sul debito nazionale (881 miliardi) e altre voci (1,1 trilioni). Dove si potrebbe tagliare, allora? La risposta è nella spesa ‘discrezionale’. Ma qui ci sono a bilancio gli 807 miliardi per la Difesa e, soprattutto, più di un trilione di dollari di più facile gestione per la Casa Bianca, e per i suoi eventuali ‘secondi fini politici’, cioè quelli di utilizzare la spesa pubblica per rafforzare il consenso.

Trump spendaccione

«Quest’anno – spiega il Wall Street Journal – i pagamenti della Previdenza sociale sono aumentati di 32,7 miliardi, di dollari da quando Trump è entrato in carica. L’aumento dei costi è dovuto principalmente a quasi 1,3 milioni di nuovi beneficiari nell’ultimo anno e a un adeguamento obbligatorio del 2,5% al ​​costo della vita. Il ‘Doge’ afferma di stare estirpando le richieste fraudolente e tagliando il personale, ma Trump ha promesso di non toccare i sussidi. Anche la spesa per Medicare e Medicaid sta superando i livelli dell’anno precedente – aggiunge il quotidiano finanziario –  con una crescita di circa 29 miliardi di dollari dall’insediamento. L’aumento delle iscrizioni e dei costi sanitari sta contribuendo ad alimentare questa crescita. Complessivamente, Previdenza sociale, Medicare e Medicaid hanno rappresentato circa il 43% della spesa federale nell’ultimo anno fiscale”.

Gigantesco debito federale

E così, parlando di ‘ostacoli insopprimibili’, che si parano davanti a Donald Trump e che coinvolgono anche Elon Musk, arriviamo ‘alla madre’ di tutti i problemi: il debito federale. Da quando è tornato al potere, il nuovo Presidente ha pagato 25,5 miliardi di dollari in più dell’anno scorso, per il servizio del debito. Cioè, per capirci, lo ribadiamo: Trump può giocare a poker quanto vuole, col mercato borsistico. Ma con quello obbligazionario deve aprire gli occhi, perché le sorprese negative sono dietro l’angolo e nemmeno gli Stati Uniti, in caso di crisi o bolle speculative, sarebbero immuni ai contraccolpi di una catastrofe finanziaria pubblica.

D’altro canto, tra un licenziamento e l’altro di dipendenti federali giudicati ‘inutili’, lo stesso Musk ha lanciato l’allarme: se non si controlla il debito nazionale, gli interessi che gli americani sono obbligati a pagare potrebbero «mangiarsi l’intero bilancio federale». Quello che però Musk non dice è che sono i dazi voluti dal suo ‘patron’ a complicare terribilmente tutto.

12/04/2025

da Remocontro

Piero Orteca

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