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Germania: se Trump costa quasi più del riarmo

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I tedeschi hanno deciso di dare il via a una cervellotica e costosissima operazione di riarmo, proprio mentre arrivano gli altrettanto cervellotici dazi doganali di Trump. A Berlino vogliono forse finire di demolire il loro solido sistema-Paese, per gettarlo nelle braccia delle orde tumultuanti dei populisti arrabbiati? La domanda è d’obbligo, vista la ‘prognosi che del malato’ che fa la specialistica ‘Manager-Magazine Deutschland’ (MMD).

 

                                                                                      Il prossimo nuovo Cancelliere Friederich Merz                                                                                

Una botta americana da 200 miliardi di euro

Secondo gli esperti che analizzano le ricadute delle strategie protezionistiche trumpiane sull’economia tedesca, solo i danni complessivi dei dazi per la Germania possono essere quantificati, intorno ai 200 miliardi di euro. Una botta tremenda, se si pensa che questo impatto potrebbe accompagnarsi a un progressivo crollo del sistema produttivo ‘export-oriented’.

L’economia è fatta di aspettative, e se il muro contro muro tra la Casa Bianca e il resto del mondo continua di questo passo, è sicuro che i costi si scaricheranno tutti sui consumatori. Si alzeranno i prezzi all’improvviso e, probabilmente, calerà anche la domanda. Così, il novello Cancelliere Friedrich Merz, si ritroverà a costruire carri armati, mentre viene assediato dalla stagflazione e dai populisti della Sassonia e di tutti i Laender orientali. Tutto ciò, prima che scenda in piazza anche il bacino della Ruhr, a Ovest, per ricordargli, proprio a lui che è di memoria corta, come a tirare troppo la corda si finisca per spezzarla.

Una ‘tempesta perfetta’

Per dare un’idea della traiettoria che potrebbe fare l’economia tedesca, stretta in una sorta di ‘tempesta perfetta’, tra rivoluzione fiscale (più debito, forse più tasse, sicuramente più inflazione), riarmo e dazi di Trump, MDD riporta alcune cifre incontestabili. «Secondo i calcoli dell’Istituto di ricerca economica di Colonia (IW), favorevole ai datori di lavoro – scrive la rivista – i danni durante il mandato quadriennale di Trump potrebbero ammontare a circa 200 miliardi di euro. Nel 2028 il Prodotto interno lordo tedesco sarebbe inferiore di circa l’uno e mezzo percento rispetto a quello senza dazi. Per l’Unione Europea, invece, il danno potrebbe ammontare a circa 750 miliardi di euro». Cioè, quasi come una beffa del destino, le somme perse sarebbero pressoché equivalenti a quelle che Bruxelles vuole destinare a tutto il riarmo dell’Unione. Evidentemente, qualcosa non quadra.

Corsa al riarmo tedesco

Mentre l’ormai prossimo Cancelliere Merz, dopo avere fatto modificare la Costituzione con un colpo di mano (cioè, col vecchio Parlamento ormai delegittimato) e prosegue imperterrito la sua strategia di destinare ingenti future risorse alla guerra, la politica sta mettendo sottosopra gli scenari internazionali. Tanto da far scrivere a Samina Sultan e Jurgen Matthes, dell’IW di Colonia, che «per, la Germania, la tariffa del 20 percento è una catastrofe economica». A essere danneggiati sono alcuni settori ad alto valore aggiunto, gli assi portanti, i fiori all’occhiello di quello che era (una volta) l’apparato produttivo più potente e prestigioso d’Europa. E che ora agonizza, sotto i colpi della recessione e di una classe politica composta da mezze figure. «L’ingegneria meccanica – chiarisce MMD – è particolarmente colpita dai dazi: nel 2024 le aziende del settore dell’ingegneria meccanica in Germania hanno esportato negli Usa merci per un valore di 27,4 miliardi di euro. Ma gli esperti affermano che anche l’industria chimica e farmaceutica soffriranno a causa dei dazi più elevati”. Più in generale, l’affaire in questione è un colpo veramente mortale per un’economia come quella tedesca, che rappresenta un hub privilegiato di scambi.

‘Fabbrica di valore aggiunto’

La Germania è una ‘fabbrica di valore aggiunto’, perché importa materie prime e semilavorati a un certo prezzo ed esporta prodotti finiti a prezzi più elevati, ma capaci ancora di restare competitivi. Se questo processo viene gravato da ‘componenti esterne’, come dazi e tariffe, allora salta tutto. «Gli Stati Uniti sono il partner commerciale più importante della Germania, davanti a Cina e Paesi Bassi – spiega Manager Magazine Deutschland – e il maggiore acquirente delle esportazioni tedesche. Nel 2024 sono stati scambiati beni per un valore di circa 253 miliardi di euro tra Germania e Stati Uniti. Le aziende tedesche hanno consegnato negli Usa merci per un valore di ben 161 miliardi di euro, pari a circa il 10 percento di tutte le esportazioni».

Prodotto interno lordo -1%

L’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (IfW), come riporta il giornale ‘Handelsblatt’, scrive che il Prodotto interno lordo tedesco reale diminuirà di circa l’1% a causa della guerra tariffaria scatenata da Trump. Certo, a fronte di questo incipiente massacro finanziario, stupisce il richiamo di Ursula von der Leyen, che si aspetta conseguenze economiche devastanti, ma contemporaneamente spinge a Bruxelles per la politica di riarmo accelerato dell’Unione.

«Milioni di persone – ha detto la Presidente della Commissione – dovranno affrontare spese alimentari più elevate. I medicinali diventeranno più costosi, così come i trasporti. L’inflazione aumenterà. E questo danneggerà principalmente i cittadini economicamente più vulnerabili”. Intanto, l’industria farmaceutica tedesca mette in guardia dalle conseguenze per l’assistenza sanitaria. Vorrà dire che, come gli inglesi, anche i tedeschi finiranno per sacrificarsi al grido di «più carri armati e meno supposte!».

04/04/2025

da Remocontro

Piero Orteca

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