01/09/2025
da Il Fatto Quotidiano
In un documento di 38 pagine scritto dall'amministrazione Usa e pubblicato dal Washington Post il progetto di ricostruzione del territorio devastato da Israele. Dal trasferimento di tutti i palestinesi alla creazione di un polo tecnologico statunitense, fino al coinvolgimento di Riad e Abu Dhabi
Via tutti i palestinesi da Gaza: a chi è proprietario di un appezzamento di terreno verrà offerto un token digitale in cambio dei diritti di sviluppo. Il gettone potrà essere utilizzato per finanziare la propria vita fuori dalla Striscia o per riscattare un appartamento nelle nuove “città intelligenti e basate sull’intelligenza artificiale” che saranno costruite sempre nella zona. A tutti gli altri, invece, verranno dati cinquemila dollari in contanti, sussidi per coprire quattro anni di affitto altrove, oltre a un anno di cibo. Il Washington Post pubblica i contenuti di un documento di 38 pagine redatto dall’amministrazione di Donald Trump, che delinea la ricostruzione postbellica della Striscia di Gaza. Un quadro in cui gli Stati Uniti manterrebbero il controllo della zona per almeno un decennio.
La Riviera del Medio Oriente
Il documento prevede la creazione di una “Riviera del Medio Oriente” e la creazione di un polo tecnologico statunitense. Secondo il dossier rivelato dal Post, la Striscia di Gaza, spopolata e ricostruita, è designata come centro per l’industria privata, con aziende come Tesla e Amazon Web Services. Chiamata ‘Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust’, o ‘Great Trust’, la proposta è stata elaborata da alcuni degli israeliani che hanno creato e avviato la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, che ora distribuisce cibo all’interno dell’enclave.
Il vertice alla Casa Bianca
Il Washington Post precisa che non è chiaro se la proposta dettagliata e completa del Great Trust sia ciò che Trump ha in mente o ha discusso nel recente incontro alla Casa Bianca, cui hanno partecipato anche il segretario di stato Marco Rubio, l’inviato speciale Steve Witkoff, l’ex primo ministro britannico Tony Blair e il genero del presidente Jared Kushner. Ma i suoi elementi principali, secondo due persone a conoscenza della pianificazione, sono stati specificamente progettati per realizzare la visione del presidente di una “Riviera del Medio Oriente“. E in effetti a leggere i contenuti del documento pare di rivedere l’ormai noto video generato dall’intelligenza artificiale e diffuso sui social dai canali del presidente Usa.
Piano da 100 miliardi
I calcoli inclusi nel piano prevedono un ritorno quasi quadruplo su un investimento di 100 miliardi di dollari dopo 10 anni, con flussi di entrate “autogenerati” continui. Il prospetto visionato dal Wp prevede almeno un trasferimento temporaneo di tutti gli oltre due milioni di abitanti di Gaza, attraverso quelle che definisce partenze “volontarie” verso un altro Paese o in zone riservate e protette all’interno dell’enclave durante la ricostruzione. Il piano stima che ogni partenza individuale da Gaza farebbe risparmiare al trust 23.000 dollari, rispetto al costo degli alloggi temporanei e di quelli che il trust definisce servizi di “supporto vitale” nelle zone sicure per coloro che rimangono. La pianificazione finanziaria è stata curata da un team che all’epoca dello studio lavorava per il Boston Consulting Group.
I ruoli di Emirati e Arabia
Gli Stati Uniti manterrebbero il pieno controllo dell’enclave per almeno un decennio, trasferendo gradualmente i compiti di controllo alla polizia locale da quelle che il documento descrive come “Pmc occidentali”, ovvero società militari private. Il documento parla anche del coinvolgimento di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, menzionando infrastrutture come l’autostrada ad anello e il tram Mbs e l’autostrada Mbz. Mbs è l’acronimo di Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita, mentre Mbz sta per Mohammed bin Zayed, sovrano degli Emirati Arabi Uniti.