Palestina Ieri a Gaza centinaia di studenti hanno sostenuto gli esami di maturità, i primi dall’inizio dell’attacco israeliano alla Striscia. Nelle tende attrezzate, nei punti internet o nei caffè con connessione.
Ieri a Gaza centinaia di studenti hanno sostenuto gli esami di maturità, i primi dall’inizio dell’attacco israeliano alla Striscia. Nelle tende attrezzate, nei punti internet o nei caffè con connessione, ragazzi e ragazze hanno percorso anche chilometri, tra le macerie e le bombe, per provare a riprendersi il proprio futuro. Il ministero dell’istruzione di Gaza ha messo online una piattaforma basata sulla formazione a distanza già testata durante il periodo del Covid 19. Questa volta, i tecnici hanno lavorato per gestire le riconnessioni e le interruzioni di corrente, garantendo il salvataggio continuo dei dati. Lo scorso giovedì, due giorni prima degli esami, il ministero ha somministrato dei questionari di simulazione per verificare la stabilità del sistema.
NONOSTANTE migliaia di studenti vivano da sfollati nelle classi scolastiche in cui avrebbero dovuto seguire le lezioni, in 1.500 si sono iscritti alla piattaforma tramite computer o applicazione per smartphone. Prima dei bombardamenti a Gaza erano circa 40mila a completare ogni anno gli esami finali per garantirsi l’accesso all’università. Lo scorso anno il ministero ha tentato di spostare a febbraio 2025 le prove della sessione 2023-2024. Ma solo con l’inizio del cessate il fuoco, a gennaio, gli studenti hanno potuto ricominciare a seguire alcuni dei corsi tenuti da insegnanti, organizzazioni internazionali, Nazioni unite.
Gli esami sono stati cancellati e a marzo i bombardamenti sono ricominciati. La popolazione di Gaza è composta quasi per la totalità da sfollati. Sulle automobili, sui carretti trainati dagli animali o a piedi, le famiglie hanno portato con loro il necessario per sopravvivere e i libri sono rimasti nelle case o, più spesso, sotto le macerie. Con caparbietà, in molti hanno continuato a studiare da soli, coprendo distanze anche lunghe per raggiungere luoghi che garantissero una connessione internet abbastanza stabile da scaricare qualche videolezione. Ma nelle tende si vive con tutta la famiglia, anche 15 persone insieme, e trovare la concentrazione diventa una sfida.
SECONDO LE STIME delle Nazioni unite, Israele ha distrutto il 95 per cento delle infrastrutture educative, tagliando fuori dall’istruzione oltre 660mila bambini e ragazzi, quasi l’intera popolazione in età scolare della Striscia. L’Unrwa (agenzia Onu per i profughi palestinesi), ritiene che circa 68mila studenti siano riusciti ad accedere a luoghi temporanei di apprendimento. Non solo le associazioni umanitarie ma anche gli insegnanti di Gaza, seppur nei campi e nei rifugi, quando possibile offrono lezioni e supporto. Per gli esami di ieri, sono stati aperti punti dedicati, con computer e internet. Ma l’accesso alla rete e anche la possibilità di ricaricare i dispositivi elettronici sono tutt’altro che garantiti.
SECONDO un rapporto di giugno pubblicato dalla Commissione indipendente d’inchiesta incaricata dalle Nazioni unite, «le forze israeliane hanno utilizzato attacchi aerei, bombardamenti, incendi e demolizioni controllate per danneggiare o distruggere oltre il 90 per cento delle scuole e degli edifici universitari in tutta Gaza». Un livello di devastazione che «equivale a crimini di guerra». Il nord della Striscia è stato il più colpito, con il 100 per cento degli edifici scolastici distrutti o danneggiati. Il 92,8 per cento nel governatorato di Gaza City.
Mentre studenti e studentesse sostenevano gli esami, Israele bombardava pesantemente la Striscia, uccidendo più di cento persone dall’alba al tramonto e ferendone cinquecento. Un attacco ha colpito la casa del capo della polizia di Nuseirat, uccidendolo insieme a undici membri della sua famiglia. 36 palestinesi sono morti mentre cercavano di raggiungere gli aiuti umanitari e diversi testimoni hanno raccontato ai medici e ai giornalisti che le armi dell’esercito puntavano direttamente alla folla, per uccidere. I carri armati dei soldati sono arrivati da un lato e le jeep degli appaltatori armati americani dall’altro. Senza nessun avviso hanno cominciato a sparare.
SONO TRASCORSI dieci giorni da quando l’Alta rappresentante dell’Unione europea, Kaja Kallas, dichiarò trionfante che grazie a un nuovo accordo con Tel Aviv, più cibo, più carburante e più aiuti sarebbero arrivati a Gaza, addirittura riaprendo l’attraversamento con l’Egitto. Ma nella Striscia nulla è cambiato. L’agenzia Onu ha pubblicato l’ennesimo appello: «L’Unrwa ha scorte di cibo sufficienti per l’intera popolazione di Gaza per oltre tre mesi Le forniture sono disponibili. I sistemi sono installati. Aprite i cancelli, togliete l’assedio». Solo ieri altri due palestinesi sono morti di denutrizione, tra cui un neonato di 35 giorni. I medici hanno raccontato che le persone vengono portate in ospedale perché trovate per la strada prive di sensi.
20/07/2025
da Il Manifesto