Questa settimana, il ministro Salvini, premiato quale miglior amico dello Stato terrorista e genocida di Israele, con le mani sporche di sangue che hanno stretto quelle di Netanyahu, nonché intestatario della proposta di considerare le manifestazioni per la Palestina come reato, ha annunciato tronfio in conferenza stampa il placet per la realizzazione del famigerato ponte sullo stretto.
Io sono siciliana e reduce da una rituale "rimpatriata" nella mia terra dell'anima.
Come sempre, mi sono commossa durante la traversata, vedendo avvicinarsi le luci della madonnina dorata del Porto di Messina dal traghetto delle ferrovie dello stato.
Veloce e efficiente. E, come sempre, sul traghetto si rievocano Scilla e Cariddi, le sirene di Ulisse e si parla del ponte, che nessun siciliano vive come necessità.
Anzi. Le infrastrutture in Sicilia sono talmente fatiscenti che si ride amaramente al pensiero di un attraversamento traversata velocissimo sul ponte "più lungo del mondo", per piombare nel più totale abbandono, con ferrovie monorotaia e autostrade mai completate, da cui si esce attraverso svincoli da bolgia dantesca e gimcane da ottovolante.
Ma non basta. Chi arriva in Sicilia solitamente vive Messina come zona di passaggio, non come città con la sua storia, le sue enormi contraddizioni, le sue baraccopoli e i suoi conflitti sociali. Io ho vissuto a Messina per più di un anno. La bellezza del suo territorio, tra laghetti incontaminati, mi aveva affascinata. Adesso quei laghetti sono inquinati, le alture, che dovranno essere oggetto di sequestro, sono abusivamente intensamente popolate senza alcun criterio: la franabililtà del terreno sommata alla mancanza di rete fognaria a norma, hanno distrutto un equilibrio ecologico unico al mondo. Sempre in prospettiva del ponte e dei possibili sequestri che toccheranno ville hollywoodiane e abitazioni popolari, da qualche anno si stanno svolgendo 'strani traffici" sulle rive interessate.
Tra l'altro siamo su una faglia cruciale, in piena zona altamente sismica e la Sicilia subisce la deriva dei continenti.
Dovrebbe essere tira e molla sto ponte per durare, un "ponte di brooklyn" fatto proprio di cingomma...
Secondo la Procura di Caltanissetta, che ha aperto un'inchiesta su intercettazioni e conflitti di interessi, boss fanno incetta di terreni e le società mafiose sono pronte a spartirsi subappalti milionari.
Ma il ministro Salvini annuncia in conferenza stampa che sconfiggerà sia la mafia che le ndrine, sul "modello Expo" (e qui non si capisce se c'è o ci fa, visto lo scandalo della gestione Expo), alla faccia delle toghe rosse contrarie al progresso, cattivissime e ad orologeria...
Proprio in questi giorni si sono intensificare molte iniziative "No Ponte", associate strettamente a quelle contro la presenza massiccia in Sicilia della NATO e delle basi USA come il Muos.
E non è un caso.
Ricordiamo che, (per pura coincidenza temporale, senza dubbio ), il Decreto Sicurezza reprime le proteste contro le grandi opere, con l'arresto dei manifestanti.
E questa è stata l'accoglienza a Salvini a Messina, con la feluca della Lega.
Ascoltavo la conferenza stampa di Salvini, su Sky TG24, in diretta, indecisa se spegnere o cambiare canale.
Ma la prima domanda dalla stampa mi ha bloccata davanti alla TV. La giornalista di Milano Finanza ha chiesto se l'opera fosse da classificare come militare.
Dopo un evidente sguardo di panico, il ministro si è buttato sull'espressione "dual use".
Cioè, il ponte sarà doppiamente utilizzato.
Ma per la parte strettamente militare si dovrà chiedere a Crosetto....
Riporto letteralmente quello che ha scritto Milano Finanza subito dopo la conferenza stampa.
"Un’«infrastruttura militare strategica».
Durante la conferenza stampa, MF-Milano Finanza ha chiesto al ministro Salvini se l’opera fosse già classificabile come tale. «Che l’opera possa essere un dual-use, che dunque ci sia uso multiplo anche per motivi di sicurezza, è evidente, è nelle cose. Non mi faccia entrare nel campo di lavoro dei colleghi Giorgetti e Crosetto saranno loro a decidere cosa rientra in quell’aumento di spese. Se vorranno inserirlo, l’utilizzo anche per scopi non solo civili, turistici e di lavoro c’è. Sono 6 corsie stradali, due corsie ferroviarie, può essere utilizzato per tutto quello per cui viene costruito», ha chiosato Salvini".
Di fatto, come documenta Sbilanciamoci, il governo Italiano ha reiteratamente espresso l’intenzione di far rientrare nel 5% di PIL destinato alle spese militari i costi per la progettazione e costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, sostenendo che la rilevanza strategica militare di questo progetto è comprovata da indicazioni dell’UE e della NATO. Ciò implica, secondo la Commissione UE, che l’infrastruttura abbia uno “scopo principale militare [piuttosto che] civile”. L’opzione “militare” del ponte, emersa con forza nel dibattito tecnico-politico solo da alcune settimane, è infondata, potenzialmente falsa e in prospettiva dannosa sotto il profilo sia erariale che della credibilità internazionale del Paese. Ciò per almeno tre ragioni: 1) assenza di riscontri verificabili; 2) aspetti tecnici e necessità di revisione del progetto; 3) appesantimento dei costi di progetto.
La “Relazione IROPI” approvata dal Consiglio dei ministri il 9 aprile 2025, riferendosi al documento “European Commission (2024) Military Mobility Action Plan”, afferma: “Secondo il Military Mobility Action Plan, il Ponte svolge un ruolo centrale nel sistema di mobilità militare europeo, soprattutto per la sua natura multimodale (stradale e ferroviaria)” e sostiene poco più avanti che il ponte sullo Stretto “consoliderebbe ulteriormente il ruolo strategico dell’Italia come nodo di transito per le operazioni congiunte NATO ed EU…” perché, fra il resto, “…lo stesso Collegamento potrebbe facilitare la logistica e i movimenti di supporto per le operazioni NATO in situazioni di emergenza nazionale o in scenari di crisi internazionali”.
Ma il fatto che non ci siano riscontri verificabili non significa affatto, però, che il vero progetto non sia quello di "contribuire" al piano Rearm Europe e al finanziamento della NATO con un ponte militare su una piattaforma bellica, (e straniera), sul Mediterraneo.
08/08/2025
da L'Antidiplomatico
Agata Iacono
Sociologa e antropologa