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Dormivano digiuni, uccisi dalle bombe. E la tregua è lontana

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Gaza. La fame nella Striscia è feroce come i raid aerei. L’Oms e oltre 100 ong lanciano pesanti accuse a Israele, che reagisce colpendo l’Onu. Ad Arraba in Cisgiordania gli spari dei soldati israeliani hanno ucciso un ragazzino di 14 anni

Il capo di Stato israeliano Isaac Herzog ieri è andato a Gaza a elogiare soldati e riservisti perché, ha detto, «stanno cambiando la realtà e perché combattono per riportare indietro i nostri ostaggi». Ha poi affermato che Israele «sta fornendo aiuti umanitari (ai palestinesi) in conformità con il diritto internazionale», e ribadito la versione ufficiale secondo cui «chi cerca di sabotare questi aiuti sono Hamas e i suoi agenti».

La giornalista Walaa al-Jabari, collaboratrice di vari giornali, suo marito Amjad Shaer e i cinque figli non hanno avuto modo di ascoltare le rassicurazioni di Herzog, pensate per l’opinione pubblica israeliana. Sono stati uccisi qualche ora prima da una bomba sganciata da un jet israeliano sulla loro abitazione a Tel al-Hawa (Gaza City). Sudari bianchi avvolgevano ieri i corpi della famiglia Shaer. A identificarli, solo i nomi scritti a penna sulla stoffa, bagnata dal sangue che filtrava attraverso il tessuto.

«Questo è mio cugino. Aveva 10 anni. Lo abbiamo tirato fuori dalle macerie», ha raccontato a un’agenzia di stampa Amr Shaer, un parente, tenendo in braccio il corpo esanime di un piccolo. Accanto a lui la cugina Iman Shaer. «I bambini di Walaa si erano addormentati senza aver mangiato, non avevano nulla», ha riferito la donna. «I vicini si sono salvati perché erano usciti a cercare del pane». Con la morte di Walaa al-Jabari e, l’altro giorno, di Tamer al-Zaanin, il numero degli operatori dell’informazione uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 ha raggiunto quota 232. È il tributo di sangue più alto mai pagato dalla stampa in un solo conflitto nel XXI secolo.

L’attacco che ha cancellato la famiglia Shaer è solo uno dei tanti compiuti nelle ultime ore dall’aviazione israeliana, che, secondo un comunicato militare, ha colpito «120 obiettivi in tutta Gaza». In uno dei raid più pesanti almeno cinque persone, tra cui tre bambini, sono state uccise nel campo profughi di Nuseirat. Le squadre della Protezione civile hanno recuperato i corpi di sette persone da sotto le macerie della casa della famiglia Abu Musa, nella zona di al-Lahham, a sud di Deir al-Balah. Almeno 56 palestinesi di Gaza sono stati uccisi ieri dagli attacchi israeliani, secondo i dati di Al Jazeera. Tra questi, 10 sono stati colpiti dai soldati israeliani mentre erano in attesa di pacchi alimentari.

La fame uccide con la stessa ferocia delle bombe. Per la malnutrizione sono morti 21 bambini sotto i cinque anni dall’inizio dell’anno, portando il totale delle vittime per fame a 111, secondo l’ultimo bilancio del ministero della Sanità di Gaza. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha denunciato che l’agenzia non è riuscita a consegnare cibo a Gaza per quasi 80 giorni consecutivi, tra marzo e maggio, e che la ripresa degli aiuti è largamente insufficiente. «I 2,1 milioni di abitanti della Striscia stanno affrontando un’altra minaccia mortale oltre ai bombardamenti: la fame. La carestia è provocata dall’uomo», ha denunciato Ghebreyesus. Il capo dell’Oms ha avvertito che oltre il 10% della popolazione soffre la fame, mentre più del 20% delle donne incinte o in allattamento è gravemente malnutrita. «Anche il personale medico soffre come la popolazione», ha ricordato la Palestinian Medical Relief Society. «Molti medici sopravvivono con un solo pasto al giorno, quando riescono a trovarlo. Alcuni passano l’intera giornata senza mangiare».

L’allarme è stato lanciato anche da 109 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, tra cui Medici Senza Frontiere, il Norwegian Refugee Council e Mercy Corps, che in una dichiarazione congiunta denunciano il collasso totale del sistema umanitario. «Il sistema non può reggersi su false promesse», si legge nel testo. «Le restrizioni, i ritardi e la frammentazione imposti dal governo israeliano sotto l’assedio totale hanno creato caos, fame e morte. I nostri colleghi e partner si stanno consumando davanti ai nostri occhi».

Tel Aviv ha respinto le accuse e, dopo aver addossato ogni responsabilità all’Onu, ha annunciato – tramite il suo ambasciatore al Palazzo di Vetro, Danny Danon – misure punitive contro Ocha il coordinamento delle Nazioni unite per gli affari umanitari, accusato di essere prevenuto nei confronti dello Stato ebraico e colluso con Hamas. Le stesse accuse sono state rivolte all’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi.

Lunedì una trentina di Paesi avevano chiesto la fine immediata dell’offensiva israeliana a Gaza, che però resta lontana. L’inviato americano Steve Witkoff è atteso in Europa per colloqui sul cessate il fuoco e sull’apertura di un «corridoio umanitario». Ma si tiene lontano da Doha, dove i negoziati indiretti tra Israele e Hamas non hanno portato ad alcun progresso su due temi principali: una tregua permanente (e non limitata a 60 giorni) e l’ampiezza del ridispiegamento dell’esercito israeliano durante il cessate il fuoco. I ministri israeliani dell’ultradestra, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, hanno chiesto a Netanyahu di richiamare la delegazione in Qatar e di continuare l’offensiva militare. Ieri 71 dei 120 deputati della Knesset hanno approvato una dichiarazione che sollecita il governo Netanyahu ad annettere la Cisgiordania occupata. Proprio nel nord della Cisgiordania, nel villaggio di Arraba, gli spari dell’esercito ieri hanno ucciso un ragazzino di 14 anni, Ibrahim Hamran.

24/07/2025

da Il Manifesto

Michele Giorgio

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