Si dice che le bombe arrivino quando si esaurisce la politica. Le bombe ci sono, la latitanza della politica anche
Mentre il mondo risuona sotto le bombe, infilzato dal criminale Netanyahu e dallo psicopatico Trump, l’Italia, vista da lontano, è un cortile dal chiassoso intervallo. Il governo ha ottenuto, in questi ultimi convulsi mesi, una sola incontestabile vittoria nella politica estera: il libro di Giorgia Meloni è sbarcato negli Usa e qualche sguattero di Trump ne ha scritto la prefazione, lasciando all’inquilino della Casa Bianca l’onere di apporre la firma.
Nient’altro degno di nota. La presidente del Consiglio indossa la consueta maschera della diplomazia, sotto cui nasconde un’immobile cautela, terrorizzata dall’eventualità di irritare Usa e Israele. Il ministro Tajani spande a piene mani uno stucchevole paternalismo da fine zuffa. Salvini è il solito disco rotto.
Si potrebbe scalfire la maggioranza se l’opposizione avesse una linea estera comune. Ma è un miraggio. L’irresistibile voglia di distinguersi trasforma il campo largo in una concitata riunione di condominio senza conclusioni.
Si potrebbe confidare quindi nell’Unione Europea, ma anche questa è una battaglia persa: ieri la capa degli Esteri, Kaja Kallas, con i ministri dei Paesi Ue, è riuscita solo a concludere che Bruxelles “potrebbe agire” contro Israele se non migliorano le condizioni di vita degli abitanti di Gaza. Un cerotto su uno squarcio, con cui Tel Aviv ha risposto con la solita manfrina: «Antisemiti!».
Si dice che le bombe arrivino quando si esaurisce la politica. Le bombe ci sono, la latitanza della politica anche.
24/06/2025
da Left