Come previsto Israele ha colpito e qui non abbiamo niente da dire, commenta Alberto Negri. «L’inconsistenza delle nostre forze politiche, italiane ed europee, si misura sulla loro incapacità di previsione. Non hanno niente da dire sono dei camerieri del complesso militare israelo-americano. Governanti del nulla». Ma ‘C’era una volta’ supera l’attualità per la storia senza andarsene troppo lontano. E oggi, con Ugo Tramballi e la sua ‘diplomacy’, andiamo al giugno 1967, ‘La guerra dei sei giorni’.
Questi giorni 58 anni fa
Nessuna manifestazione ne celebra la ricorrenza ma questi sono i giorni in cui fu combattuta la guerra del giugno 1967. La più breve della storia d’Israele, quella dei Sei Giorni. In uno spazio di tempo così ristretto, lo stato ebraico quadruplicò le dimensioni del suo territorio: il Sinai, il Golan, soprattutto Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania.
Israele moltiplicato per quattro
Sono dunque cinquantotto anni di occupazione dei territori palestinesi. Non è questa una somma di anni che impone commemorazioni: si celebrano i 25, i 50, gli 80 anni. Non i 58. Ma a Gaza si sta combattendo la guerra più atroce del conflitto fra israeliani e palestinesi, incominciato molto prima dell’occupazione del 1967. I morti israeliani sono già più di duemila se si sommano le vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e i soldati caduti in combattimento. Quelli palestinesi si avvicinano ai 60mila, soprattutto civili. Ancora non si contano le vittime rimaste sotto le macerie dei bombardamenti né coloro – soprattutto bambini – che stanno morendo di fame: vittime di un assedio medievale condotto dall’esercito israeliano da quasi tre mesi.
Con Netanyahu le guerre infinite
Quindi non è così singolare ricordare i 58 anni di occupazione dei territori palestinesi. Non lo è anche perché quella dei Sei Giorni fu la più breve delle molte guerre combattute da Israele; questa di Gaza, arrivata il 7 giugno al suo ventesimo mese, è la più lunga. E soprattutto perché, anche a una distanza temporale di oltre mezzo secolo, il massacro di Gaza è una conseguenza del primo conflitto che spinse Israele a conquistare territori palestinesi oltre la “linea verde”: i suoi confini riconosciuti dalla comunità internazionale.
Le battaglie del 1967 garantirono a Israele una sicurezza che non sarebbe stata di lunga durata. Neanche la più splendente delle vittorie militari era riuscita a dare una risposta alle cause politiche che l’avevano causata. E’ una tradizione d’Israele vincere più guerre che paci. Eventualmente tregue o armistizi di breve durata.
‘Pulizia etnica’ a sostegno popolare
Nel corso degli anni l’occupazione militare di Gaza e Cisgiordania, e l’annessione della Gerusalemme Est araba, hanno avvelenato la società israeliana, come lo scrittore Abraham Yehoshua aveva previsto. Secondo un recente sondaggio dell’Università di Tel Aviv il 53% della popolazione ebraica d’Israele, è favorevole al trasferimento in altri paesi dei 2 milioni di palestinesi di Gaza.
Poche volte l’ormai centenario confronto fra israeliani e palestinesi è stato combattuto con i carri armati: talvolta col terrorismo palestinese ma anche ebraico; soprattutto con la burocrazia dell’occupante, i permessi negati, i posti di blocco, gli arresti immotivati, il moltiplicarsi delle colonie ebraiche.
Raramente si è preferito il dialogo. L’unica volta che accadde fu durante la trattativa di Oslo, negli anni ’90. I principali responsabili del suo fallimento furono gli estremisti di Hamas e i nazional-religiosi israeliani. Gli stessi che oggi impediscono una via d’uscita alla guerra di Gaza: i primi con la folle presunzione di eliminare Israele, i secondi con l’idea millenaristica di una grande Israele che non prevede l’esistenza di un popolo chiamato palestinese.
Conquiste territoriali velenose
Le conquiste territoriali del 1967 hanno intossicato la società israeliana, spingendone una parte crescente a credere in questa visione biblica. Fino a quei giorni di giugno Elyakim Ha’etzny era stato avvocato a Tel Aviv e votava laburista. La vittoria fu per lui una folgorazione. Lasciò il lavoro, fondò il movimento radicale Gush Emounim, il Blocco della fede, e costruì Kiryat Arba, forse ancora oggi la più estrema delle colonie. Molti anni fa andai a trovarlo nella sua casa che stava alla sottostante Hebron come la dimora di un boero sudafricano a una township nera. Ha’etzny era lì perché nel 1967 re Hussein di Giordania aveva attaccato Israele, ingannato da Nasser che gli aveva garantito una vittoria certa. Gli chiesi cosa avrebbe fatto se Hussein non avesse commesso quell’errore che cambiò la Storia. “Niente”, rispose. “Farei ancora l’avvocato a Tel Aviv”.
Oggi i successori di Elyakim Ha’etzny sono al governo. Ne custodiscono le idee razziste e insieme a Bibi Netanyahu impediscono una soluzione politica della guerra di Gaza.
20 mesi e 60 mila morti palestinesi dopo
Ps. Come era scontato, gli israeliani hanno bloccato lo yacht Madleen che aveva l’intenzione di portare aiuti umanitari alla popolazione affamata di Gaza. A bordo c’era anche Greta Thumberg. La barca è stata abbordata e sequestrata in acque internazionali; i membri dell’equipaggio sono stati fermati. Prima di essere imbarcati su voli internazionali, le autorità israeliane hanno mostrato loro un filmato sulle brutalità di Hamas, commesse nell’assalto del 7 ottobre 2024.
Ora: è probabile che nessuno dell’equipaggio di pacifisti abbia mai messo in discussione il massacro del 7 ottobre. Ma è umanamente comprensibile aver pensato che 20 mesi e 60mila morti palestinesi più tardi, fosse il momento di aiutare la popolazione stremata di Gaza. Nella narrazione del governo israeliano, invece, esiste solo il 7ottobre. Il resto è silenzio o, peggio, giustificata punizione.
L’indegno ministro da italiano volgare
Parte di questa esposizione della realtà è l’infamante accusa del ministro della Difesa Israel Katz a Greta Thumberg, prima di essere rimandata a casa: è un’antisemita. Forse la giovane svedese è una velleitaria, probabilmente ignora il realismo della politica, ha trasformato la questione dei mutamenti climatici in una religione e questo non aiuta ad affrontare il problema. Thumberg ha il difetto di essere un’idealista, caratteristica che probabilmente sfugge a Katz.
Ma perché antisemita? Se lo è, anche la maggioranza dell’opinione pubblica mondiale – sia occidentale che del Global South – che condanna i comportamenti israeliani a Gaza, è antisemita. Antisemita! E’ l’unica cosa che il governo di Gerusalemme e i suoi sostenitori sanno dire, non avendo niente da dire.
Parte di questa esposizione della realtà è l’infamante accusa del ministro della Difesa Israel Katz a Greta Thumberg, prima di essere rimandata a casa: è un’antisemita. Forse la giovane svedese è una velleitaria, probabilmente ignora il realismo della politica, ha trasformato la questione dei mutamenti climatici in una religione e questo non aiuta ad affrontare il problema. Thumberg ha il difetto di essere un’idealista, caratteristica che probabilmente sfugge a Katz.
Ma perché antisemita? Se lo è, anche la maggioranza dell’opinione pubblica mondiale – sia occidentale che del Global South – che condanna i comportamenti israeliani a Gaza, è antisemita.
L’antisemita governo Netanyahu
Antisemita! E’ l’unica cosa che il governo di Gerusalemme e i suoi sostenitori sanno dire, non avendo niente da dire.
Sono molti anni che anche io vengo accusato di esserlo. Prima del web, quando si usavano ancora le “Lettere al Direttore”, una volta un lettore naturalmente anonimo scrisse al Sole che non mi accontentavo di essere antisemita: insegnavo anche ai miei figli a diventarlo. Una volta ne soffrivo profondamente. Ora non più: mi arrabbio.
- Fino all’anno scorso Israel Katz era un mediocre ministro degli Esteri: deve la sua lunga carriera politica a Bibi Netanyahu. Se il premier gli ordinasse di affermare che la Terra è piatta, lui probabilmente lo farebbe. Ora è alla Difesa e c’è da augurarsi che prima o poi anche lui venga preso in considerazione dalla Corte di Giustizia Internazionale.
16/06/2025
da Remocontro