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Dazi Usa-Ue: la Cina festeggia e ci deride

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«L’accordo commerciale tra UE e Stati Uniti suscita reazioni negative da parte degli esportatori europei, mentre la posizione imbarazzante di von der Leyen suscita lo sdegno dei consumatori». Titolo dell’organo del partito comunista cinese.

Caporetto d’Europa

Visto da Pechino, il risultato del negoziato tra le due potenze economiche occidentali, è la sconfitta dell’Europa. Il Global Times, organo del Partito comunista cinese, rincara la dose prendendosela in particolare con la leadership di Bruxelles. L’editoriale prende spunto anche dalle immagini televisive per analizzare il linguaggio del corpo di Ursula Von der Leyen «con le mani giunte sulle ginocchia in una postura passiva».

Il linguaggio rozzo di Trump nel mondo

Qualcuno potrebbe facilmente dedurre che la Cina vede come fumo negli occhi il blocco della concorrenza occidentale, ma lo sguardo di Pechino rappresenta quello di tutti gli attori in gioco sullo scacchiere geopolitico, per cui i rapporti di forza definiscono la nuova realtà economica globale. Alle differenze identitarie i cinesi ci tengono, eccome. Il quadro che ne fanno è quello di un Trump che parla un linguaggio della forza rozzo e sguaiato, opposto a quello di Xi Jinping che, a proposito di linguaggio del corpo, riproduce l’immagine di una nobile sfinge, seppure inquietante. Chi ne esce a pezzi è la presidente della Commissione Europea.

Critiche all’accordo in cinese

Il Global Times prosegue nell’elenco delle critiche all’accordo da parte di funzionari e rappresentanti dei settori industriali europei che avvertono il pericolo rappresentato dagli Usa. Le dichiarazioni del negoziatore UE Sefcovic, che «l’accordo porta stabilità e apre alla collaborazione strategica» suonano come un disco rotto.  La sferzata di Pechino è diretta in primo luogo al cancelliere Merz, tra i primi a commentare positivamente l’accordo. Gli rispondono le stime del “Kiel Institute for the World Economy”, uno dei più importanti think-tank tedeschi, che indica come un dazio generalizzato del 15% – insieme a dazi più elevati su acciaio e alluminio – ridurrebbe il PIL tedesco dello 0,15% entro un anno, pari a una perdita di 6,5 miliardi di euro (7,1 miliardi di dollari per gli Usa).

Conti economici tradotti

Il PIL complessivo dell’UE diminuirebbe dello 0,1%. L’accordo include anche termini proposti unilateralmente dall’amministrazione Trump, in base ai quali l’UE aumenterebbe gli investimenti negli Stati Uniti di 600 miliardi di dollari, compresi gli acquisti di equipaggiamento militare americano, e impegnerebbe 750 miliardi di dollari in spese energetiche.

Scegliere meglio i partner commerciali

L’editoriale dell’organo ufficiale di Pechino consegna il suo messaggio all’Europa tramite le parole del presidente dell’associazione tedesca degli esportatori (BGA), Dirk Jandura che ha dichiarato a Reuters come l’accordo sia «un compromesso doloroso che rappresenta una minaccia esistenziale per molti dei suoi membri». Jandura ha affermato che è ora che l’Europa riduca la sua dipendenza dal suo principale partner commerciale e conclude con parole che sembrano tradotte dal cinese: «L’UE ha bisogno di nuovi accordi commerciali con le maggiori potenze industriali del mondo».

Von der Leyen ‘goffa’

L’attacco cinese alla leadership della von der Leyen, definita persino «goffa», non fa che stendere un tappeto rosso a una serie di critiche che stanno prendendo corpo all’interno dei 27, governi, imprese, cittadini e consumatori. Non solo i leader imprenditoriali tedeschi, ma anche la Francia rientra nel coro delle critiche. “Un giorno buio e un atto di sottomissione” afferma il primo ministro francese Bayrou, a titoli cubitali su Le Monde descrivendo l’accordo di ieri. Seguono una serie di paesi minori, come la Finlandia dove il primo ministro Ville Tavio, ha dichiarato che non c’è alcun motivo di festeggiare. La sintesi dalle dichiarazioni è che ha vinto la legge del più forte.

La legge del più forte

  • Un messaggio ben accetto solo dai governi europei allineati ed emuli della politica economica di Donald Trump, in nome di un nazionalismo anti-Bruxelles. Il governo italiano ha già dichiarato che risponderà alla richiesta degli esportatori italiani di avere sostegni e compensazioni. Cioè, usare denaro dei contribuenti italiani per pagare i dazi di Trump a beneficio degli americani e preservare marginalità e utili dei nostri esportatori.
  • Qualcuno spiegherà ai patrioti del made in Italy che in un’economia di mercato i profitti non sono un diritto acquisito e che esiste il rischio d’impresa?

28/07/2025

da Remocontro

Valerio Sale

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