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Crisi delle democrazie nel mondo e cattivi pensieri

Crisi delle democrazie nel mondo e cattivi pensieri

Ormai da troppo tempo costretti ad inseguire guerre e conflitti sociali dilaganti nel mondo, scrivendo della crisi della Germania, Piero Orteca aveva sollevato il pauroso dubbio sul Cancelliere Merz politicamente troppo simile al suo lontano predecessore Franz von Papen. Un riferimento per pochi, ed ecco il compito domenicale del nostro investigatore tra gli infiniti paralleli della storia con la nostra tormentata attualità.

Papen, Franz von – Diplomat, Politician (Zentrum), Germany 29.10.1879-02.05.1969

Barone Franz Joseph Hermann Michael Maria von Papen

  • Discendente da famiglia di antica nobiltà terriera della Vestfalia, è stato un militare, politico e diplomatico. Esponente fino al 1932 del Partito di Centro Cattolico, fu cancelliere della Repubblica di Weimar nel 1932 e vice cancelliere del governo Hitler dal 1933 al 1934. Fu poi ambasciatore del Reich in Austria e quindi in Turchia.

La fine di una repubblica

La crisi del 1929 costitituì l’accelatore dello sfaldamento della repubblica tedesca detta ‘di Weimar’: ai gravi problemi economici, che avevano provocato un’estesa disoccupazione, si aggiunsero quelli politici causati dalla dissoluzione della maggioranza parlamentare. In pratica ciò rappresentò l’ingovernabilità costringendo a ricorrere sempre con maggior frequenza ai decreti e all’impossibilità di costituire una nuova maggioranza nonostante elezioni appena svolte.
Fu in questo contesto che si ebbero le prime affernazioni elettorali di un certo peso del partito guidato da Adolf Hitler: nelle elezioni del 1930 si attestò infatti intorno al trenta per cento diventando il secondo partito tedesco. Nel 1932 la situazione si complicò ulteriormente: mentre il governo sperava in una riconferma del vecchio presidente appoggiata anche dal partito di Hitler, lo stesso futuro dittatore invece si candidò a sua volta contro Hindenburg superando i risultati precedenti.
A nulla valsero diversi tentativi compiuti dal ministro degli interni di Prussia (la Germania era una struttura federale della quale la Prussia costituiva una parte) di sciogliere le SA o di limitarne l’attività: Hindenburg decise di allontanare dal governo il cancelliere Brüning e di sostituirlo con Franz von Papen che dispose nuove elezioni che ebbero luogo nel luglio 1932.
In parallelo alle elezioni si deve anche sottolineare che aumentò la violenza politica: nel solo luglio 1932 si ebbero trecentoventicinque ‘atti’ di violenza che provocarono settantadue morti e un migliaio di feriti. Hitler ottenne la maggioranza relativa e von Papen revocò le restrizioni contro le SA. Nonostante ciò, privo ancora di una maggioranza parlamentare e senza il sostegno del partito nazista, von Papen fu costretto alle dimissioni che portarono alla convocazione alle urne per il novembre 1932.

La rapida scalata del nazismo

Il risultato delle ultime elezioni libere della repubblica di Weimar fu ancora una volta inadeguato al fine di creare una maggioranza parlamentare: il partito nazista ebbe comunque una flessione e i comunisti contarono dei voti in più, ma altrettanto modesti furono i guadagni dei tradizionali sostenitori di von Papen, ossia la destra moderata. Dopo un breve governo retto dall’ex generale Kurt von Schleicher, l’ultimo a godere ancora della fiducia di Hindenburg, sorse una coalizione tra il partito di Hitler e la destra liberal-conservatrice: Hitler divenne cancelliere e il suo vice fu von Papen, rimosso però nel giugno 1934, pochi giorni prima della ‘notte dei lunghi coltelli’.
L’evento cruciale che portò alla dittatura, ossia all’assunzione da parte di Hitler dei ‘pieni poteri’, fu tuttavia l’incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), in seguito al quale furono sospesi per decreto i diritti civili e altre leggi furono applicate retroattivamente consentendo l’arresto e la detenzione di migliaia di oppositori: una democrazia insomma si era autosospesa da sola. Ebbe inizio così la cosiddetta ‘Gleichschaltung’ (lett. sincronizzazione), termine mutuato dal linguaggio tecnologico, che costituì la prima fase dell’affermazione del nazionalsocialismo: furono eliminate tutte le organizzazioni la cui attività avrebbe potuto essere in contrasto con il regime. In primo luogo ovviamente partiti e sindacati, ma anche associazioni culturali, religiose o sportive furono fatte affluire obbligatoriamente all’interno delle corrispondenti organizzazioni naziste dando luogo ad una sorta di corporativismo autoritario che eliminò ogni residuo di individualità.
Un caso particolare furono le scuole, che non poterono essere abolite in se, ma passarono rapidamente sotto il controllo centrale, in molti casi anche grazie all’entusiasmo di molti insegnanti convinti nazisti. Quando nel marzo 1938 fu annessa l’Austria, non mancarono commenti sul fatto che finalmente tutte le stirpi tedesche erano state unificate dalla ‘Gleichschaltung’.

Brecht: «il grembo da cui nacque è ancora fecondo»

Il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht si ispirò alle vicende per una delle sue commedie più note: «La resistibile ascesa di Arturo Ui» fu scritta nel 1941, mentre l’autore si trovava in Finlandia, e ripercorre la fase finale del cammino verso la presa del potere.
Per rendere meglio comprensibili alcuni congegni politici, Brecht ricorre alla potente metafora del capitalismo in espansione: Arturo Ui (Hitler) è uno spregiudicato capobanda, ossia un gangster, che ottiene il potere grazie ad una cerchia di capitalisti e industriali. L’espediente narrativo è rivolto direttamente al pubblico dei paesi occidentali ai quali viene presentato il nazismo nei suoi rapporti con il mondo finanziario e industriale come una forma di gangsterismo della politica, tanto più che il luogo dove si ambienta la storia è Chicago.
Per questo i personaggi utilizzano nomi che riecheggiano quelli dei gangster italo-americani: Hermann Göring diventa Emanuele Giri; Joseph Gobbels è Giuseppe Givola ed Ernst Röhm è Ernesto Roma. Assumono tuttavia una matrice anglo-sassone altri due importanti protagonisti: il presidente della repubblica di Weimar Paul von Hindenburg diventa nella finzione scenica ‘Dogsborough’ (Hund-dog-cane), mentre il commerciante di Cicero Ignazio Dollfeet è ispirato alla figura del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss (Fuss-foot-piede), vittima del nazismo nel corso di un fallito colpo di stato che si svolse nel luglio 1934. Indimenticabile la scena in cui un attore, al quale Ui-Hitler si era rivolto per migliorare la propria capacità oratoria (episodio vero), fa recitare al rozzo gangster il celebre discorso di Antonio dal «Giulio Cesare» di Shakespeare. Doloroso il finale in cui si ammonisce sull’esperienza del nazismo con le famose parole «il grembo da cui nacque è ancora fecondo».

  • «Noi non promettiamo niente di buono perché non ci è possibile separare il politico dall’uomo. E in questo momento, quando la cancelleria del Reich viene affidata al signor Hitler, non abbiamo ancora avuto le prove che egli sia umanamente adatto a questa alta funzione», ‘Frankfurter Zeitung’, febbraio 1933.

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