‘La scoperta dell’acqua calda: in Ucraina c’è corruzione’, il titolo più centrato. Quasi da ridere, se non riguardasse la distruzione di un Paese dopo l’invasione russa del 2022. La corruzione, scoperta da ‘Bruxelles tre scimmiette’: non vede, non sente, non parla. Ora l’Ue, con in casa straripanti ‘volonterosi’, blocca una parte di aiuti dopo la legge di Kiev che voleva ‘mettere la mordacchia’ alle agenzie anticorruzione. Alcuni casi simbolo
Bruxelles e stampa alla scoperta del noto
Non era certamente un argomento giornalisticamente difficile e poco rilevante da investigare (come Remocontro nel suo piccolo ha fatto più volte). «Zelensky, all’epoca del Covid, cambiò cinque ministri della Sanità dei quali due finirono in Tribunale per ladrerie varie. Nel settembre del 2023, il ministro della difesa Oleksij Reznikov è stato silurato dopo molteplici denunce di appalti a prezzi gonfiati per le forniture all’esercito. Robert Storch, l’ispettore del Pentagono, ha più volte segnalato che si era persa traccia di aiuti Usa per un valore di almeno un miliardo di dollari». E sono solo alcuni degli esempi possibili. Mentre dall’estero, per aiutare Kiev, è arrivato un fiume di denaro e di rifornimenti che hanno allettato molti malintenzionati della pubblica amministrazione.
Tra oligarchi e presidenti
«Sta nel fatto che in Ucraina (e abbiamo scritto altrettanto della Russia di recente) la corruzione è un tratto storico ed endemico. Soprattutto a partire dall’indipendenza del 1991, che ha trasformato il Paese, le sue aziende e le sue ricchezze in una specie di self service per il malaffare», denuncia tra i molti altri Fulvio Scaglione. Facile accusare la malavita e gli affaristi russi della degenerazione, ma gli ucraini hanno fatto decisamente la loro parte nel saccheggio. «Anche lasciando da parte oligarchi ucrainissimi come i notissimi Rinat Akhmetov o Ihor Kolomois’kij (imprenditori privati che però hanno avuto anche incarichi pubblici, sedendo per esempio in Parlamento), vale la pena di citare almeno tre casi illustri».
TRE CASI SIMBOLO
Pavlo Lazarenko, ex premier
Il primo è quello di Pavlo Lazarenko, che fu premier dal 28 maggio 1996 al 2 luglio 1997. In quel breve periodo in carica, Lazarenko riuscì a rubare 200 milioni di dollari di fondi pubblici, per poi scappare negli Stati Uniti dove fu processato e condannato per estorsione e riciclaggio di denaro.
Viktor Yanukovich, ex premier e presidente
Secondo caso, Viktor Yanukovich, primo ministro dal 2002 al 2004 e poi presidente dal 2010 al 2014. Fuggito in Russia con l’Euromaidan, Yanukovich (si veda l’inchiesta condotta dal pool di giornalisti del Yanukovich Leaks) avrebbe aperto nelle finanze pubbliche, con la complicità dei figli, un buco da centinaia di milioni di dollari, in gran parte conservati in conti di comodo in Svizzera.
Ma Volodymyr Zelensky?
Terzo caso, di cui non si parla mai e invece si dovrebbe: Volodymyr Zelensky. Nel 2021, i Pandora Papers rivelarono che il presidente eletto nel 2019 da diversi anni godeva di una vasta rete di 14 società off shore in cui metteva al riparo dalle tasse i lauti guadagni ottenuti con il successo come attore e regista. Non solo: al momento della ‘discesa in campo’, Ivan Bakanov (allora suo avvocato, dopo l’elezione capo dei servizi segreti) aveva fatto in modo che i proventi non arrivassero più a Zelensky ma ai genitori.
Marziani a Roma
- Ora la stampa (e le autorità Ue) fanno rumore perché il Parlamento di Kiev aveva approvato una legge che metteva le agenzie anticorruzione NABU e SAP, di fatto, sotto il controllo del Presidente Zelensky. «E restano a bocca aperta come se i marziani fossero atterrati nel centro di Roma. A quanto pare non hanno notato che Transparency International, nella classifica 2024 dell’onestà, ha messo l’Ucraina al 105° posto su 180 Paesi esaminati».
L’ACCORDO SEGRETO SULLE ALPI
‘Contesto’ stampa occidentale
‘Il Contesto’, il rapido e radicale cambio di narrazione nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky da parte della politica occidentale (sulle due sponde dell’Atlantico), e dei media anglosassoni e di alcuni media ucraini finanziati da nazioni aderenti alla NATO, con tutti gli indizi indichino la preparazione a un cambio della guardia alla guida dell’Ucraina. Dopo i provvedimenti presidenziali per limitare la lotta alla corruzione (piaga certo non nuova in Ucraina ma quasi del tutto ignorata in Occidente), la Ue ha già tagliato 1,5 miliardi di fondi destinati a Kiev mentre diverse testate giornalistiche, da New York a Londra a Kiev, hanno cominciato a dipingere Zelensky come ‘parte dei problemi dell’Ucraina’.
L’SVR russa e presunte trame
A fornire dettagli sui programmi segreti di Londra e Washington per sostituire Zelensky un rapporto del Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) ripreso dall’agenzia TASS. Ovviamente da prendere con le molle. Secondo l’SVR, funzionari statunitensi e britannici hanno organizzato un incontro segreto in una località turistica sulle Alpi, a cui hanno partecipato Andrey Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, Kirill Budanov, capo della Direzione Generale dell’Intelligence del Ministero della Difesa ucraino, e Valery Zaluzhny, ex comandante in capo delle forze armate ucraine, rimosso da Zelensky e ora ambasciatore di Kiev a Londra.
“Americani e britannici hanno annunciato la loro decisione di proporre Zaluzhny alla presidenza ucraina. Yermak e Budanov hanno incassato dagli anglo-americani la promessa di consentire loro di mantenere le loro attuali posizioni e di tenere conto dei loro interessi nel prendere decisioni su altre questioni relative al personale”, ha sottolineato l’SVR. Libero ognuno di crederci o meno. Con probabile verifica nei fatti non troppo distante.
04/08/2025
da Remocontro