La Conferenza sugli oceani di Nizza promossa dalle Nazioni Unite si chiude con pochi fatti e molte promesse
La terza Conferenza sugli oceani delle Nazioni Unite, tenuta a Nizza e co-presieduta da Francia e Costa Rica, si è chiusa con poco di concreto. E proietta verso il futuro tutta una serie di promesse. La dichiarazione di intenti firmata dai 60 capi di Stato e di governo presenti a Nizza (dal 9 al 13 giugno) prenderà quindi la forma di un piano d’azione che guarda al 2030. E che dalle aree marine protette, passando per politiche decisive contro la plastica alla personalità giuridica delle specie marine, ha l’obiettivo di portare l’attenzione globale sulla difesa del mare.
Trattato sull’Alto mare: a Nizza un passo verso l’entrata in vigore
Un risultato però c’è. Riguarda il trattato sull’Alto mare, un’intesa negoziata per oltre vent’anni e firmata nel 2023 che richiede la ratifica di almeno 60 Paesi per l’entrata in vigore. Alla vigilia dell’apertura della Conferenza sugli oceani si contavano 28 ratifiche. A fine summit si è saliti a 51 Paesi. E 14 lo ratificheranno già nelle prossime settimane.
Un risultato importate. Perché l’entrata in vigore del trattato significa che tutti gli anni i Paesi che l’hanno ratificato si riuniranno in occasione di una Cop dedicata all’alto mare con l’obiettivo di creare aree marine protette che oggi esistono solo in acque territoriali. «Un risultato incredibile» per Rebecca Hubbard, della High Seas Alliance, che raggruppa una cinquantina di ong.
In effetti la Conferenza sugli oceani di Nizza, pensata dal Presidente francese Emmanuel Macron come un momento di mobilitazione, è un primo passo verso la governance globale dei mari. Particolarmente richiesta da quelle comunità che dipendono direttamente dal mare, come il Costa Rica di Rodrigo Chaves Robles, che ha sottolineato «non c’è più tempo per la retorica».
Oceani, protezione lontana: a Nizza pochi impegni concreti
Eppure quasi tutto resta da fare. Se si pensa che entro il 2030 si deve arrivare a proteggere il 30% degli oceani (secondo il quadro globale per la biodiversità Kunming-Montreal). E che stando al Marine Conservation Institute, a oggi solo il 2,7% degli oceani si può dire al riparo da attività dannose e distruttive degli ecosistemi. Tra le altre, vanno ricordate le trivellazioni e l’estrazione mineraria in acque profonde, di cui gli Stati Uniti di Donald Trump, grandi assenti al vertice, si sono fatti promotori.
«Gli abissi marini non sono in vendita», ha rilanciato Emmanuel Macron, rinnovando l’appello per una moratoria sulle trivellazioni. Affiancato in questo sul palco dal segretario generale Onu António Guterres. La mobilitazione sperata Conferenza sugli oceani di Nizza però non c’è stata. In compenso l’Unione europea si è fatta promotrice di una iniziativa in questo senso.
Inquinamento da plastica: a Nizza nessuna svolta concreta
Altra grande emergenza che ha trovato in linea di principio tutti d’accordo è la plastica. Ma anche in questo caso per azioni concrete dobbiamo attendere agosto. Forse. I negoziati per un trattato globale per la messa al bando della plastica riprenderanno ad agosto (5-14 a Ginevra). Nella speranza di andare oltre il fallimentare vertice dell’anno scorso in Corea del Sud.
L’unico modo per bloccare il fenomeno è ridurne la produzione, in particolare per quanto riguarda la plastica monouso. Limitarsi a riciclarla non basta più. Se si pensa che ogni anno finiscono in mare 12 milioni di tonnellate di plastica, pari a un camion di immondizie ogni minuto.
Pesca a strascico e diritti per la fauna marina: i temi sul tavolo
Alla Conferenza sugli oceani di Nizza si è parlato anche di una pesca più vantaggiosa per le comunità costiere. Più sostenibile e più coraggiosa, in grado di mettere al bando la pesca a strascico nei fondali. Pratica denunciata da più ong e ancora largamente diffusa. In Francia, solo nel 4% delle acque territoriali la pratica sarà vietata. Stando all’agenzia di stampa Reuters solo l’8% della superficie marina è occupato da aree protette. E meno del 3% è tutelato abbastanza da escludere attività come la pesca a strascico.
Altra discussione iniziata a Nizza è quella sui diritti giuridici delle creature marine, dai capodogli alle stelle e spugne di mare. Un punto di inizio che guarda lontano. E da non sottovalutare, perché porterà a una consapevolezza maggiore sugli oceani che restano fondamentali per la vita del pianeta. Non solo svolgono una funzione importantissima nel regolare il clima, ma producono più della metà dell’ossigeno di cui abbiamo bisogno, assorbendo anidride carbonica.
Tra crisi ambientale e geopolitica: i limiti del summit di Nizza
Secondo i dati delle Nazioni unite, oltre il 60% degli habitat marini sono degradati o sfruttati in modo insostenibile. Gli stock ittici in buona salute si sono ridotti dal 90% negli anni Settanta al 62% nel 2021. Il più grave evento di sbiancamento dei coralli per l’aumento della temperatura dell’acqua coinvolge Caraibi, Oceano Indiano e Pacifico. L’urgenza di agire è dettata anche dalla crescente competizione internazionale per le risorse oceaniche, che vedono tra le altre cose gli Stati Uniti di Trump in prima linea per l’estrazione mineraria in acque profonde.
L’assenza della delegazione statunitense (10% di superficie oceanica) poteva essere il tallone d’Achille della Conferenza. Da qui la scommessa del Presidente francese Emmanuel Macron di riuscire a coinvolgere un numero sufficiente di Stati e controbilanciarne l’assenza.
Il blocco dei grandi Paesi frena ogni progresso sugli oceani
Sull’impegno dei grandi della terra si è focalizzato il commento di Alessandro Silvano, oceanografo all’università di Southampton. «A dieci anni dagli Accordi di Parigi i risultati concreti rimangono pochi. Nonostante l’aumento esponenziale degli eventi estremi», dice Silvano a Valori. «Gli scienziati sottolineano come un’azione immediata sia necessaria. Le discussioni alla Conferenza sugli oceani di Nizza hanno toccato i punti nevralgici per la salvaguardia degli oceani. Il problema è globale».
«Tuttavia la mancanza degli Stati Uniti, l’ambiguità della Cina e l’opposizione della Russia hanno come conseguenza la quasi impossibilità di raggiungere questi obiettivi. Nel senso che è duro andare oltre i trattati. Poco può cambiare senza i principali attori geopolitici. Assisteremo ad azioni a livello locale» conclude Silvano. E non basterà. Perché a Nizza non si è discusso nemmeno di combustibili fossili, principali responsabili del surriscaldamento climatico e dell’acidificazione degli oceani. La dichiarazione finale non ne fa cenno. Così come non dedica una parola alla transizione verde.
Oceani e Mediterraneo: cosa resta dopo il summit di Nizza
La scelta di portare Conferenza sugli oceani a Nizza non è stata infatti casuale. Il dito è puntato sul Mediterraneo, che si riscalda 20% più velocemente rispetto alla media globale degli altri mari. E il Mediterraneo è il mare di François Sarano, l’oceanografo francese per tredici anni è stato capo spedizione e consigliere scientifico a bordo della Calypso, la leggendaria nave del comandante Jacques Cousteau. La conferenza di Nizza per lui avrebbe dovuto concludersi con l’iscrizione dei diritti fondamentali di esistere e di essere in buona salute per le creature marine nella dichiarazione finale.
Sul summit riponeva molte aspettative anche il segretario generale della Conferenza, Li Junhua che sperava «in uno slancio inedito, in partnership innovative oltreché in una sana competizione». Dei 17 obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile il quattordicesimo – “Vita sott’acqua” – è il meno considerato. Oltre a essere quello che riceve meno finanziamenti. E anche in questo senso, la Conferenza sugli oceani di Nizza ha voluto essere un momento di mobilitazione, facendo incontrare investitori del settore di tutto il mondo.
L’Unione europea ha annunciato un investimento da un miliardo di euro per 50 progetti a favore della sostenibilità marina. E si impegna a coprire il buco scientifico lasciato dagli Usa soprattutto per la raccolta dei dati oceanografici. «Vogliamo costruire una forte alleanza globale per l’oceano», così ha detto Ursula von der Leyen.
18/06/2025
da Valori