Dal principale partito di governo un segnale preciso: normalizzare l’odio, farlo entrare nelle istituzioni
Asti ha il suo nuovo garante delle persone detenute. Si chiama Stefania Sterpetti, è medico chirurgo, militante di Fratelli d’Italia, e ha un curriculum sui social più eloquente di qualsiasi scheda professionale. Tra un post in cui inneggia al Duce e uno in cui definisce le persone migranti “ciarpame”, ha trovato anche il tempo di augurare il suicidio a una persona detenuta in sciopero della fame: “Visto che non c’è la pena di morte, si tolgano di mezzo da soli” scriveva serena. Perfetta per ricoprire un incarico di garanzia.
Quattordici voti del consiglio comunale di Asti, due in più di quelli raccolti da Domenico Massano, volontario che in carcere lavora davvero, le hanno consegnato le chiavi di una funzione che dovrebbe vigilare sui diritti di chi è privato della libertà. Diritti, non condanne aggiuntive. Ma qui non è questione di diritti. È questione di potere. E Fratelli d’Italia, per bocca del capogruppo Federico Cirone, si è premurata di sostenerla con entusiasmo. La militanza al posto della competenza, ancora una volta.
Sterpetti è una professionista della provocazione: cancella i post dopo le polemiche ma li aveva scritti. Uno, in particolare, fa elenco delle “opere del Duce”, invocando una qualche forma di risveglio nostalgico. Forse pensa che il carcere sia il luogo ideale per sperimentare quella certa idea di disciplina e ordine.
Una nomina che è un insulto ai diritti delle persone detenute. Ed è un segnale culturale preciso: normalizzare l’odio, farlo entrare nelle istituzioni, affidargli ruoli di garanzia.
24/04/2025
da Left