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Bank democracy: se sei ricco ti salvano di corsa, se sei povero ti tirano le pietre

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18/03/2023

da Remo Contro

Vittorio Da Rold

 

Il tempestivo salvataggio della Silicon Valley Bank e il waterbording fiscale della Grecia.

Quesito apparentemente ingenuo di Vittorio Da Rold: chi pagherà il conto del salvataggio della Silicon Valley Bank e della Signature Bank? Nel caso americano ci sarà una tassa speciale (levy) per tutte le banche, così da poter dire che non è stato usato nel salvataggio un solo dollaro dei contribuenti.
Ma in realtà, come dice Andrew Ross Sorkin del NYT, si tratta di un ‘salvataggio necessario’, della comunità dei ‘venture capital’ (avventurieri di borsa la nostra traduzione sostanziale), «per ironia della sorte tutti libertari e anti-statalisti». Alla base dei depositanti della SVB.
Una deroga storica per clienti molto ricchi e molto vicini ai centri del potere.

  

Garantire sempre o più garantiti

Le autorità americane (Tesoro, agenzia per la tutela dei depositi e Fed), hanno deciso di pagare e tutelare anche i depositi non garantiti, cioè superiori a 250 mila dollari, ai clienti dell’istituto californiano finito in default a seguito della corsa agli sportelli. Una deroga storica fatta per clienti molto ricchi e facoltosi e molto vicini ai centri del potere. Una mossa che non mancherà di suscitare forti polemiche.

Cosa sarebbe accaduto se si fosse trattato di una crisi di una piccola banca californiana i cui clienti fossero stati in maggioranza agricoltori e non ricchi ‘venture capitalist?’. Ci sarebbe stato lo stesso tempestivo soccorso pubblico sui depositi senza limiti?

Se sei greco ti tirano le pietre

Senza contare che nelle pieghe del provvedimento legislativo reso noto dal Tesoro Usa c’è anche un’altra storica deroga: gli istituti di credito americani possono portare a garanzia, per eventuali prestiti di emergenza per la liquidità, titoli del Tesoro a valore pieno anche se in questo momento il valore di mercato è inferiore al valore nominale. Esattamente il contrario di quanto si fece con le banche greche che si sarebbero salvate se avessero potuto usare i collaterali di bond ellenici a prezzo pieno per chiedere liquidità alla Bce.

Ma allora il ministro delle Finanze di Angela Merkel, Wolfgang Schaeuble, si oppose al salvataggio per rispettare il principio del ‘moral hazard’, cioè chi si indebita senza badare ai rischi deve espiare la pena come debitore.

‘Moral hazard’ ad elastico

Nel caso greco a pagare il conto maggiore furono i piccoli risparmiatori quando si decise di tagliare del 50% (haircut, taglio di capelli) il valore dei bond greci detenuti da pensionati e piccoli risparmiatori (mentre i grandi investitori avevano avuto modo di venderli in anticipo, in alcuni casi alle banche centrali). In realtà, chi aveva puntato sul salvataggio pubblico erano state le banche francesi e tedesche che avevano venduto a piene mani i bond greci con alti tassi di interesse ma a rischio default in loro possesso, prima che scattasse la drammatica tagliola del 50% del valore dei bond ellenici decisa nell’incontro a Deauville tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca, Angela Merkel.

Conclusioni

Ora anche Credit Suisse su cui Remocontro ha già molto detto. L’amara lezione da trarre è che dopo il fallimento di Lehman Brother nessuno osa punire fino in fondo chi ha fatto investimenti sbagliati. La legge ‘Dodd-Frank’ americana che doveva aumentare i controlli dopo la crisi del 2008 e separare le attività rischiose senza tutela statale, si è rivelata troppo farraginosa e di difficile applicazione.

Alla fine dopo 15 anni sembra che nessuno abbia davvero posto un limite al ‘Too big, to fail’, «troppo grandi per fallire».