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Il climattivismo mette il turbo contro il “collasso climatico”

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Si intensificano, in Italia e nel mondo, eventi e iniziative del climattivismo per obbligare la politica ad agire contro la crisi climatica

L’affermazione che «il collasso climatico è iniziato», fatta dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres a commento dei dati terrificanti rilasciati da Copernicus (il Servizio europeo per i cambiamenti climatici) sull’«ebollizione globale» in corso, non potrà che intensificare la tendenza in atto. Ma il climattivismo, nel mondo come in Italia, aveva già da tempo definito una fitta agenda di eventi e iniziative per obbligare la politica a mettere mano alla causa prima della crisi climatica: l’utilizzo dei combustibili fossili. Che va progressivamente ma rapidamente e definitivamente eliminato.

Il mondo chiede lo stop alle fossili

Per dirla coi social, le richieste del climattivismo si possono esprimere così: #EndFossilFuels. Che non a caso è l’hashtag ufficiale del nuovo Global Climate Strike in programma il 15 settembre. Le richieste sono molto specifiche, alla faccia di chi – per ignoranza o più spesso per malafede – ripete come un disco rotto che i giovani hanno capacità di protesta ma non di proposta. E in cima alla lista ce n’è una: porre fine alla finanza fossile.

Per il 15-17 settembre i movimenti internazionali per la giustizia climatica hanno annunciato la mobilitazione Global Fight to End Fossil Fuels Fast Fair Forever. L’appuntamento più importante è il 17 settembre a New York per la March to End Fossil Fuels, in occasione del Climate Ambition Summit dell’Onu. Sostenuta da oltre 600 organizzazioni da tutto il mondo, vedrà la partecipazione anche di celebrità del calibro di Naomi Klein e Jane Fonda.

L’affermazione che «il collasso climatico è iniziato», fatta dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres a commento dei dati terrificanti rilasciati da Copernicus (il Servizio europeo per i cambiamenti climatici) sull’«ebollizione globale» in corso, non potrà che intensificare la tendenza in atto. Ma il climattivismo, nel mondo come in Italia, aveva già da tempo definito una fitta agenda di eventi e iniziative per obbligare la politica a mettere mano alla causa prima della crisi climatica: l’utilizzo dei combustibili fossili. Che va progressivamente ma rapidamente e definitivamente eliminato.

Il mondo chiede lo stop alle fossili

Per dirla coi social, le richieste del climattivismo si possono esprimere così: #EndFossilFuels. Che non a caso è l’hashtag ufficiale del nuovo Global Climate Strike in programma il 15 settembre. Le richieste sono molto specifiche, alla faccia di chi – per ignoranza o più spesso per malafede – ripete come un disco rotto che i giovani hanno capacità di protesta ma non di proposta. E in cima alla lista ce n’è una: porre fine alla finanza fossile.

Per il 15-17 settembre i movimenti internazionali per la giustizia climatica hanno annunciato la mobilitazione Global Fight to End Fossil Fuels Fast Fair Forever. L’appuntamento più importante è il 17 settembre a New York per la March to End Fossil Fuels, in occasione del Climate Ambition Summit dell’Onu. Sostenuta da oltre 600 organizzazioni da tutto il mondo, vedrà la partecipazione anche di celebrità del calibro di Naomi Klein e Jane Fonda.

A ottobre Milano capitale del climattivismo

Il movimento Fridays For Future Italia (FFF Italia) ha indetto per il 6 ottobre una Giornata nazionale di Sciopero per il clima. Ed è fra i promotori, il 23-24 settembre a Roma, dell’assemblea nazionale di End Fossil. Già a maggio, in Italia e altrove, tale mobilitazione ha visto i movimenti studenteschi occupare istituti scolastici e universitari per richiamare l’attenzione sulla necessità di porre fine all’era delle fossili. Tra l’altro FFF Italia in questi mesi ha aperto la sua prima sede a Torino. Città che, proprio sulla spinta del movimento, a dicembre dello scorso anno è diventata la prima in Italia (poi seguita da Pontassieve e Roma) ad aderire al #FossilfuelTreaty, l’iniziativa per un Trattato globale di non-proliferazione delle fonti fossili.

A metà ottobre sarà Milano a ergersi a capitale mondiale dell’attivismo per la giustizia climatica. Dal 12 al 15 è in programma infatti il World Congress for Climate Justice, in vista del quale è partita anche una campagna di crowdfunding per aiutare a sostenere le spese. Soprattutto quelle per l’accoglienza dei delegati dei principali movimenti internazionali per la giustizia climatica che giungeranno nel capoluogo lombardo dai quattro angoli del pianeta.

i movimenti verso COP28
Climate strike a Erlangen, Germania © Markus Spiske/Unsplash

L’alba del grande cambiamento?

Se poi si guarda indietro di soli pochi giorni, si vede come per il climattivismo il mese di settembre sia già iniziato col botto. L’1-3 settembre, nell’ambito del festival Campo Base in Val d’Ossola, hanno preso il via gli Stati Generali dell’Azione per il Clima. Si tratta di una piattaforma d’incontro e dialogo delle tante realtà dell’attivismo climatico italiano che ha già definito un intenso programma di attività fino ad aprile 2024.

In Inghilterra, invece, il 4 settembre l’iniziativa #NoNewOil ha portato scienziati di tutto il Paese a radunarsi a Londra davanti a Westminster, alla ripresa dei lavori del Parlamento britannico. Per chiedere, sulla base della scienza, lo stop alle nuove licenze per la ricerca ed estrazione di oil&gas. Mentre in Australia il leader dei Verdi ha invitato esplicitamente la popolazione a unirsi a iniziative di protesta e disobbedienza civile. L’obiettivo? Forzare il governo a smettere di concedere l’apertura di nuovi giacimenti di fonti fossili.

Che siano i segnali che nella lotta alla crisi climatica siamo finalmente all’alba del troppo a lungo atteso grande cambiamento, ovviamente spinto dal basso? Le premesse sembrano esserci.

12/09/2023

da Valori

Andrea Di Turi