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Renitenti alla guerra: Varsavia consegna i rifugiati a Kiev, la Germania si rifiuta

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La caccia al renitente alla leva, alla guerra, chiesta dal presidente ucraino agli alleati. Brutti segnali dalla richiesta e da certe risposte. Il No di Berlino contro il Sì di Varsavia. Si gioca tra i due stati europei con il maggior numero di rifugiati di guerra la partita politica sulla caccia al renitente richiesta dal presidente ucraino agli alleati.
Berlino: «Accordo fortemente contrario alle leggi europee», ma la Polonia nazional bigotta attuale è da tempo fuorilegge Ue.

Renitenti alla leva russi costretti

Il limite ignoto

A Est del fiume Oder, la linea di confine fra la Bundesrepublik e la Polonia, da mercoledì scorso è territorio altamente insicuro per tutti gli uomini ucraini fra i 18 e 60 anni riparati all’estero dall’inizio del conflitto, dopo che il governo polacco ha siglato con Kiev il patto per la loro rapida estradizione, avverte Sebastiano Canetta sul Manifesto.

Richiesta ucraina irricevibile

«La richiesta di Kiev è fortemente contrario alle leggi europee» protestano in Germania, più che refrattari ad adottare la misura che dal punto di vista pratico equivarrebbe a rastrellare decine di migliaia di persone scappate dall’Ucraina e mai registrate dagli uffici immigrazione nazionali. Mentre nella realtà «gran parte di loro è già tornata a casa» sottolinea il quotidiano di Varsavia Rzeczpospolita restituendo la reale entità del problema che ha soprattutto radici politiche. Brutta politica, tra versione autoritaria ormai all’estremo, e problemi di partecipazione popolare alla guerra ormai decisamente logorati.

Nonostante il portavoce del premier ucraino, Fyodor Venislavski, si ostini a limitare la richiesta alla necessità meramente militare: «Si tratta di una cifra significativa di uomini da mobilitare per rafforzare la linea del fronte contro i russi».

I numeri più vicini alla realtà

Maschi tra i 18 e i 60 anni a cui il governo aveva proibito di uscire dai confini. Scriveva il New York Times «Migliaia di ucraini in età militare hanno lasciato il paese per evitare di partecipare alla guerra… Le organizzazioni di contrabbando in Moldavia, e forse anche in altri paesi, hanno fatto affari d’oro. Alcuni hanno pagato fino a 15.000 dollari per un viaggio clandestino notturno fuori dall’Ucraina… I governanti ucraini hanno minacciato di incarcerare i renitenti alla leva e confiscarne le case. Ma nella società i sentimenti sono più divisi».

‘Caccia del gatto col topo’

Convocazioni agli uffici di reclutamento «ai posti di blocco, alle stazioni di servizio e in altri luoghi pubblici». «Conosco ragazzi che non escono nemmeno dal loro appartamento perché hanno paura di ricevere una convocazione», diceva un giovane intervistato a Kharkiv. Mentre il Foglio riferisce di un canale di una ‘messaggistica Telegram’ con più di 67.000 iscritti con suggerimenti su come evitare l’arruolamento forzato. Facile immaginare che, a distanza di tanti mesi e di tanti morti, e con una guerra che si è fatta endemica, la renitenza alla leva sia cresciuta.

Chi sono i ‘renitenti’ all’estero cui dare la caccia

Chi sono i ‘ricercati’ da Kiev e ora anche da Varsavia? Lo spiega Rudi Friedrich, responsabile di ‘Connection’, associazione che in Germania si batte per gli obiettori di coscienza di tutto il mondo. «Nei nostri centri di consulenza riceviamo sempre più richieste da parte di reduci di guerra. Alcuni sono gravemente traumatizzati oppure seriamente feriti e in maggioranza temono di essere inviati nuovamente al fronte. Gli ucraini in età di leva che attualmente vivono nell’Ue, invece, hanno ricevuto il certificato di residenza umanitaria temporanea, come previsto dalla direttiva-flussi di Bruxelles»

Inciampo ucraino

L’annuncio di Zelensky, pensato ad uso interno, non ha alcuna base legale europea e diventa inciampo politico. «Secondo l’articolo 4 della Convenzione europea sull’estradizione non è possibile procedere per i reati militari, perciò ogni trasferimento sarebbe totalmente illegale. Vale per tutti i Paesi dell’Ue, nessuno escluso» tiene a precisare Friedrich che fa esplicito riferimento agli obiettori non solo ucraino, ma russi e bielorussi fuggiti in occidente.

Berlino Varsavia alleati nemici

Fuori ed oltre gli aspetti legali, emerge ancora una volta la contrapposizione frontale fra Berlino e Varsavia «divenuta ormai cronica non solo sul fronte della guerra in Ucraina». Entrambi, ufficialmente stretti alleati di Zelensky, ma non proprio. Mentre il premier polacco Mateusz Morawiecki è amico personale del presidente ucraino e ne appoggia in automatico anche le rivendicazioni politiche più estreme, il cancelliere Olaf Scholz supporta l’Ucraina, ma con la dovuta prudenza. E anche un po’ di diffidenza, dopo alcune certe sgarberie politiche sgradevoli da parte di Kiev.

Per lui, Scholz, un «molle come un Würst» affibbiatogli dalla diplomazia di Kiev e il veto veto alla visita ufficiale del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, accusato di simpatie pro-Russia.

Sfiducia verso il fronte baltico

«Nasce qui la sfiducia reciproca alimentata su ambedue i lati», la valutazione di Cannetta, che cita il dubbio più frequente a Berlino, sia nell’inner-circle del governo Semaforo che nei circoli dell’opposizione.
Domanda utile da porsi anche a Roma.

Quanto la rimozione del ministro della Difesa, Oleksy Reznikov, fino a ieri ospite d’onore ai vertici nella base americana di Ramstein, abbia a che fare con le sue innegabili responsabilità nel malaffare sulle forniture militari e quanto, invece, rientri nelle purghe per il mantenimento del potere ai vertici dello Stato ucraino. 

08/09/2023

da Rempcontro

 Remocontro