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Canfora: “La ridicola retorica bellica è stata sconfitta dai fatti”

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“Zelensky è più solo. C’è un cambio netto nelle scalette dei tg e media: il conflitto scivola lontano…”

Professor Canfora, per l’intelligence americana la controffensiva ucraina è fallita.

Che non sia riuscita, almeno fino ad oggi, mi pare un fatto assodato.

A fronte di costi umani ed economici devastanti.

Si legge di circa 500mila soldati morti e feriti dall’inizio della guerra. Una cifra terribile, va da sé, ma va messa in prospettiva: nella campagna americana in Sicilia del 1943, che durò circa un mese, i morti furono per lo meno 200mila. Quella fu una breve, questa dura da oltre un anno e mezzo; la cifra è terribile in termini assoluti, ma è anche, forse, l’indizio di una guerra a bassa intensità, nella quale la parte russa ha scelto la linea dei tempi lunghi. Zelensky è in difficoltà e lo testimonia anche il fatto che ci siano migliaia di ucraini che si nascondono per non essere arruolati. Credo che tutti abbiano capito che la Nato sta combattendo una guerra per procura, attraverso il personale umano ucraino. Una scelta rovinosa per gli ucraini stessi e forse inutile per gli Usa e i clienti europei.

Indebolire Putin non è inutile.

Se l’idea era disfare la federazione russa, mi pare fallita. Biden fu chiaro, quando fuggì all’improvviso dall’Afghanistan nel gennaio del 2021: disse che il nemico degli Stati Uniti è la Cina. Ora, se il vero avversario è Pechino, la guerra di logoramento in Ucraina non è prioritaria. E questa irrita molto la leadership ucraina.

Zelensky è più solo?

Ne sono prova gli insulti a Sarkozy e quelli a Stian Jensen, il direttore dell’ufficio del segretario generale della Nato. È rimasto dalla sua parte, senza riserve, solo il primo ministro inglese, Rishi Sunak. Poi c’è Baerbock, la ministra degli Esteri tedesca. Ma se viene meno la dedizione degli Stati Uniti…

C’è ancora quella di Giorgia Meloni.

Grandi discorsi retorici e poco altro, nella tradizione della grande cultura latina e italiana rinascimentale. Inutile parlarne: è davvero marginale.

Pure la granitica stampa atlantista sta iniziando a correggere il tiro?

È chiaro, in questo quadro anche l’informazione si sistema un po’. È cambiata la gerarchia delle notizie nei notiziari televisivi: si parla prima dell’infermiera inglese, poi dei fatti di cronaca, poi del pranzo non pagato in Albania… E sui giornali, le notizie sulla guerra scivolano sempre più lontano.

Sta scomparendo la trionfale retorica bellica, prima molto in voga. Si ricorda Zelensky e Vespa al Vittoriano?

Vespa è un ottimo giornalista, registrerà presto il cambio di umore. Ma è ovvio: la retorica non può durare all’infinito. Quando entra in collisione con la realtà, si autoesclude.

Lei era stato iscritto nella lista infame degli “amici di Putin”, ricorda?

(Ride) Le parole dette in modo strumentale muoiono nel momento stesso in cui vengono pronunciate. Mi interessa seguire un fatto storico enorme come questo, non ascolto le fesserie propagandistiche.

Immagina una soluzione politica a questo disastro?

Mi pare che Jensen abbia detto l’unica cosa che ha senso. Quando si tratta, ognuna delle parti deve cedere qualcosa. La Russia si sentiva assediata per l’idea che la Nato arrivasse sotto casa sua, ma su questo deve cedere: è impossibile impedire l’ingresso dell’Ucraina a tempo indefinito. Dall’altra parte, però, deve avere in cambio l’autonomia o l’integrazione nella Federazione delle Repubbliche indipendenti. A sua volta l’Ucraina, stando nella Nato, sarebbe garantita dall’articolo 5, quello sulla difesa collettiva. Questa è la proposta di Jensen, non so quanti altri morti dovremo vedere prima di arrivare a una soluzione.

21/08/2023

da il Fatto Quotidiano

Di Tommaso Rodano

 

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