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Pronto soccorso a pagamento. Cade l’ultimo tabù in Lombardia

Pronto soccorso a pagamento. Cade l’ultimo tabù in Lombardia

La sanità privata in Lombardia ha scovato un’altra miniera che potrebbe rivelarsi d’oro. Come sempre, però, non per gli utenti, ma per chi eroga il servizio. Il nuovo filone si chiama medicina d’urgenza: è nato infatti a Brescia il primo pronto soccorso privato, un servizio offerto dalla società BresciaMed dove chi non vuole fare la fila in ospedale, può rivolgersi per cinque giorni alla settimana (dal lunedì al venerdì) dopo che al triage della struttura pubblica in cui si è recato lo hanno classificato come codice bianco o codice verde.

NASCE LA PRIMA STRUTTURA DEL TUTTO PRIVATA A BRESCIA. TARIFFE DA 132 EURO IN SU PER EVITARE LE CODE AL PRONTO SOCCORSO

Due colori che indicano urgenze non prioritarie che possono portare il paziente a lunghe attese nei pronto soccorso. Ecco allora l’uovo di Colombo: se non vuoi fare la coda e hai la possibilità di spendere dai 132 ai 182 euro per la sola visita d’urgenza (il prezzo è quello di listino pubblicato sul sito della società), ti rechi al pronto soccorso allestito da BresciaMed. Ma attenzione, il conto può diventare davvero salato, perché se servono e vengono eseguiti alcuni esami strumentali, la somma da pagare può arrivare fino a 500 euro.

“Intanto è improprio parlare di pronto soccorso”, dice Vincenzo Morriello, segretario generale della Fp Cgil bresciana, “quella struttura, infatti, può occuparsi solo dei codici bianchi e verdi, quelli che in realtà non dovrebbero rivolgersi ai pronto soccorso ospedalieri ma trovare accoglienza nella sanità di territorio”. Per Cristiano Zagatti, responsabile Politiche della salute della Cgil nazionale, “strutture come quella di Brescia possono mettere a rischio chi vi si rivolge. Non basta l’insegna ‘Pronto Soccorso’ a garantire risposte adeguate, si pensi alle vere emergenze mascherate da una blanda sintomatologia dove ogni minuto può fare la differenza.

Ecco perché ogni pronto soccorso dovrebbe necessariamente trovarsi in strutture adeguate per garantire la tutela delle persone e, aggiungo, del personale sanitario”. “In realtà da tempo”, sottolinea Moriello in una intervista al sito Collettiva della Cgil, “in Lombardia una parte delle prestazioni vengono appaltate ai privati. Nei pronto soccorso degli ospedali della città, ad esempio, un turno sui 4 delle 24 ore è dato in appalto strutturalmente a cooperative.

 

Questa tendenza non riguarda solo Brescia. È stato lo stesso assessore al welfare regionale, Guido Bertolaso, a dare i numeri della privatizzazione. 18.735 turni appaltati a camici bianchi a gettone solo nei 4 tipi di reparti dove il fenomeno è più diffuso (ma è presente in tutti). E per il 2023 le previsioni sono ben peggiori: 1.524 turni nei reparti di anestesia, 2.272 nei pronto soccorso, 1.076 nelle medicine penitenziarie, 11.863 nei reparti di psichiatria saranno assegnati con i medici pagati a cottimo. E siamo al paradosso che non si assume personale per il noto tetto di spesa imposto alle Regioni (quando si spese nel 2004 meno l’1,4%), ma il costo orario di un medico a gettone è quasi doppio rispetto a quello di un dipendente”.

In realtà BresciaMed, raccontato come pronto soccorso privato, è un ambulatorio privato aperto al territorio che eroga prestazioni sanitarie, diagnostiche e specialistiche, rigorosamente a pagamento. Funziona solo di giorno e nei giorni feriali, lasciando quindi inevitabilmente ai nosocomi pubblici l’onere di soccorrere non solo i codici gialli e rossi ma anche gli altri quando è festa. “Non sarà che proprio in vista dell’avvio delle case di comunità, si occupa uno spazio per poi chiedere di essere integrati come struttura privata accreditata, nel Servizio Sanitario?”, si chiede il segretario della Fp Cgil bresciana.

13/06/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da La Notizia

di Antonio Murzio