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I caccia all’Ucraina? Il futuro del mai, e la Nato soffre

I caccia all’Ucraina? Il futuro del mai, e la Nato soffre

22/04/2023

da Remo Contro

Remocontro

 

Ingresso nella Nato e bombardieri, mentre il prorogato Stoltenberg insiste per l’Ucraina nella Nato, subito redarguito dal ministro della difesa tedesco. Ma emergono sempre più nette le divergenze interne nella Nato allargato a misura Usa-Stoltenberg anche nel cosiddetto ‘formato Ramstein’. Per la Nato: ‘discutiamo sull’invio di jet a Kiev’. Gli Stati Uniti però frenano, annota il Corriere della sera. 

                                 

Crepe nel “formato Ramstein”

Il segretario generale della Nato scaduto e in eterna proroga assicura «l’accordo unanime per l’ingresso di Kiev nella Nato», e mente sapendo di mentire. Contemporaneamente pressa gli alleati per il via libera all’invio di caccia con tecnologia occidentale a Zelensky. Ma il troppo stroppia, è il detto popolare. E il ministro della Difesa tedesco congela il suo piano di allargamento ricordando come «non è ora il momento di decidere se non sui punti già concordati», tra cui –sottolinea Sebastiano Cannetta  sul Manifesto-, «spicca il ritorno in Germania entro giugno del sistema missilistico ‘Patriot’ prestato alla Polonia». Ed è segnale importante.

Difesa Usa Lloyd Austin

Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin In mezzo, il padrone di casa della base aerea in Renania-Palatinato, incaricato dal presidente Biden di trovare armi a sostegno sempre più difficili a una guerra che nessuno può sperare di vincere ma che nessuno sembra sapere come far finire. E non basta la bugia diplomatica dalla nota ufficiale del segretario Usa secondo cui «il Gruppo di contatto è più unito e globale» e nascondere i problemi di una guerra ormai in affanno sul fronte occidentale: ‘difesa aerea, munizioni e logistica’. «Questo è ciò che serve prima possibile agli ucraini per poter resistere ai russi» è l’ordine di Austin che riassegna le priorità non a caso coincidenti con i recenti documenti top-secret Usa svalati sul web.

Tra l‘apparire e l’essere

A Ramstein ieri, poche decisioni operative e l’eterno gioco politico degli equivoci, decisioni e dichiarazioni a misura politica soprattutto interna. Il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov che di dice soddisfatto per il risultato incassato: «Abbiamo avuto un’ eccellente discussione. Sono lieto sia stata data luce verde alla nostra stretta collaborazione con la Nspa, l’agenzia di approvvigionamento della Nato. Ciò includerà la revisione degli appalti e la consulenza del ministero della Difesa ucraino» conferma il numero due del governo Zelensky, rassicurato da Stoltenberg già al vertice di Vilnius. Quanto Stoltenberg ormai pesi e determini in casa Nato, è problema interno all’Alleanza di non facile soluzione.

Il punto sul sostegno bellico

Il terzo vertice di Ramstein ha fatto il punto sui costi del sostegno bellico all’Ucraina. Austin ha ricordato as alleati sempre più restii, la generosità Usa con i 32 miliardi di euro stanziati dall’invasione di Putin prima di confermare il 36esimo pacchetto di aiuti Usa, circa 300 milioni di euro con cui Kiev riceverà altre munizioni da 105 e 155 millimetri, mine anti-tank e soprattutto i lanciarazzi Himars di cui proprio ieri ‘Rheinmetall’ e ‘Lockheed-Martin’ hanno annunciato l’accordo per la produzione congiunta nelle fabbriche tedesche.

Dalla promesse ai fatti possibili

La Germania resta il partner imprescindibile per lo sforzo bellico Nato, a cominciare dalla questione dei Leopard tutt’altro che risolta, sottolinea Canetta da Berlino. «Ieri a metà del summit Pistorius, Reznikov e l’omologo polacco Mariusz Blaczcak hanno aggiornato il cronoprogramma dei Leopard 2 promessi: finora Berlino ha consegnato solo 18 carri mentre Danimarca e Paesi Bassi ne hanno promessi a Kiev 14 però arriveranno all’inizio del 2024, decisamente fuori tempo massimo per la prevista controffensiva nel Donbass».

Sostenibilità materiale degli aiuti bellici

Sia Austin che Stoltenberg hanno sottolineato l’importanza di mantenere operativi i mezzi consegnati, mentre Pistorius aveva affrontato il problema giovedì sera sulla tv pubblica con un messaggio agli alleati: «In Germania abbiamo i costosi centri di riparazione per sistemi come il veicolo da combattimento per la fanteria Marder, i Leopard e gli obici semoventi 2000. Chi paga? Temo che a Ramstein dovrò andare in giro con la borsa per la raccolta». La battuta che nasconde una precisa richiesta. Mercoledì il governo Scholz ha consegnato alle forze armate di Kiev il secondo sistema missilistico Iris-T.

Anche per questo Pistorius può permettersi di dire a Stoltenberg: «Per Kiev la porta della Nato è socchiusa ma ora non è il momento. Valuteremo alla fine della guerra mossa dalla Russia non per solidarietà ma a mente fredda e cuore caldo. Non viceversa».