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La Russa alle prese con la discussione sul 25 aprile in Senato

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11/04/2023

da Tag43

Stefano Iannaccone

Il 20 aprile al Senato verrà discussa la mozione presentata dalle opposizioni sulle celebrazioni per la Liberazione. Una sfida lanciata a Ignazio La Russa e al governo di destra-centro dopo gli ultimi scivoloni sul fascismo.

Ignazio La Russa dovrà fare i conti con un 25 aprile anticipato. Proprio lui che vede avvicinarsi quella data senza grande entusiasmo, da presidente del Senato, dovrà guidare una seduta a pochi giorni dalle celebrazioni, esattamente il 20 aprile, in cui sarà discussa la mozione unitaria delle opposizioni. Il testo porta infatti la firma dei capigruppo, Francesco Boccia (Pd), Barbara Floridia (M5s), Raffaella Paita (Terzo polo), Julia Unterberger (Autonomie) e Peppe De Cristofaro (Avs) con un obiettivo ben preciso: costringere il governo ad «adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa».

Il 25 aprile e la rivendicazione dell’antifascismo come pietra fondante della Repubblica

L’iniziativa punta a fare in modo che il 25 aprile possa «essere terreno fertile per il mantenimento e la costruzione di un’identità collettiva e del senso di appartenenza a una comunità». Insomma, la rivendicazione dell’antifascismo come elemento fondante della Repubblica, secondo quanto prescritto dalla Costituzione. Un atto che ha un obiettivo non solo culturale, ma soprattutto politico e istituzionale: far affrontare al centrodestra (o, meglio, destra-centro) il tema della Liberazione, e la data che la rappresenta, all’assemblea presieduta da La Russa, lo stesso che fino a qualche settimana fa ostentava fieramente in casa i busti di Benito Mussolini. Poi li ha dati alla sorella, ma poco cambia. Ed è sempre il presidente del Senato che, nei giorni scorsi, ha parlato dell’attacco di via Rasella come «una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia».

Gli scivoloni di La Russa (e Meloni) sulla festa della Liberazione

Che La Russa non abbia particolarmente a cuore la data è un fatto noto. Nel 2020 aveva lasciato la proposta di trasformarla «da giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, a giorno in memoria dei caduti di tutte le guerre, compreso il ricordo di tutte le vittime del Coronavirus». Qualche tempo dopo ha parzialmente aperto all’idea di onorare la Liberazione, insieme al Primo maggio e al 2 giugno. Ma con un’aggiunta, molto cara alla destra post missina: «Vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale», diceva il dirigente di Fdi. Tuttavia, pochi giorni dopo l’elezione alla presidenza di Palazzo Madama, ha specificato di non voler sfilare «nei cortei per come si svolgono oggi. Perché lì non si celebra una festa della libertà». Parole che in fondo non sono tanto dissimili da quelle che pronunciava la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in piena campagna elettorale per le Politiche 2018: «Finché il 25 aprile è una festa divisiva che non rappresenta tutti gli italiani», diceva l’allora leader di Fratelli d’Italia. Per questo, teorizzava l’attuale premier «sarebbe interessante, per noi è il 17 marzo festa dell’unità nazionale che rappresenta tutti».

Dalla «rottura di scatole» di Gramazio al post di Rachele Mussolini

La cartina di tornasole di come sia vissuta la ricorrenza in Fratelli d’Italia è la frase di Domenico Gramazio, ex senatore di Alleanza nazionale e rappresentante dell’ala più conservatrice: «È un po’ una rottura di scatole, ma questa volta ci saremo perché il 25 aprile non è solo della sinistra», ha sbottato qualche giorno fa. Fino ad arrivare alla tesi: «Noi festeggiamo la liberazione dal nazismo, mica dal fascismo». Tanto per fare qualche altro esempio, Rachele Mussolini, nipote del duce e la candidata di Fdi più votata alle Comunali di Roma del 2021, si rese protagonista di un post social molto discusso: «Il 25 aprile festeggio solo San Marco», era scritto su un cartello che teneva in mano. Si giustificò sostenendo che si trattava di una pubblicazione vecchia e strumentalizzata.

La sfida lanciata dalle opposizioni al presidente del Senato

Insomma, la mozione delle opposizioni, messa in calendario al Senato il prossimo 20 aprile, rappresenta una sfida a La Russa e al suo partito. Il presidente dell’Aula di Palazzo Madama si troverà di fronte a un bivio: accettare di diventare il bersaglio delle critiche dei parlamentari di centrosinistra e del Movimento 5 stelle oppure cedere la presidenza a qualche suo vice, accampando qualche motivazione. Andando però incontro alle accuse di essere fuggito al dibattito sulla Festa della Liberazione. La trappola parlamentare perfetta preparata con un documento che, peraltro, cita in apertura l’intervento di Liliana Segre fatto all’inizio di questa legislatura: «Le grandi Nazioni dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date divisive, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 aprile, festa della Liberazione, il primo maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica?». Ecco che secondo Segre «anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi». Un messaggio che arriva diretto allo scranno più alto di Palazzo Madama. Spettatore controvoglia dell’anticipo di 25 aprile.