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Scanu: «L’Italia chieda a Londra di non inviare armi all’uranio impoverito»

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23/03/2023

da il Manifesto

Gregorio Piccin

 

GUERRA UCRAINA. Parla l0ex presidente della quarta Commissione parlamentare d’indagine sull’Uranio impoverito. 400 nostri militari morti, 8mila malati. Tartaglia, il legale delle vittime: «La Nato rivendica l’immunità per l’uso di questi proiettili»

L’annuncio del governo britannico, per bocca della viceministra della Difesa Annabel Goldie, della fornitura di munizioni all’uranio impoverito alle forze armate ucraine è l’ennesima prova del fatto che a Stati Uniti, Nato e cancellerie europee della sorte degli ucraini non importa nulla.

L’uso del metallo pesante da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Nato in trent’anni di guerre illegali ma definite «umanitarie» ha già causato una strage silenziosa e prolungata in tutti i territori bombardati con queste armi. Dai Balcani, all’Iraq passando per l’Afghanistan le patologie tumorali sono aumentate a dismisura come conseguenza diretta dell’esposizione all’uranio impoverito rilasciato dalle munizioni. Ci troviamo di fronte ad una epidemia da metallo pesante che appare come provocata deliberatamente.

IN ITALIA AD AMMALARSI gravemente e a morire per l’esposizione al metallo pesante sono gli stessi soldati dell’esercito usati come carne da cannone nelle missioni di «pace» all’estero e a cui ancora oggi il ministero della Difesa, nonostante oltre trecento cause risarcitorie perse, continua a negare verità e giustizia. Al momento parliamo di 8mila militari italiani ammalati e di circa 400 deceduti a causa dell’uranio impoverito, una strage che non ci stancheremo di denunciare. Nell’omertà imperante sulle vittime da Uranio impoverito nei territori bombardati.

Un esempio? La Nato, chiamata in causa dall’Alta Corte di Belgrado per le conseguenze devastanti dei bombardamenti all’uranio impoverito effettuati nel 1999, ha risposto al tribunale esigendo l’immunità. Grazie ad un memoriale che ci ha fornito l’avvocato Tartaglia, legale rappresentante dei veterani italiani vittime del metallo pesante, abbiamo appreso che la Nato non solo rivendica l’immunità per un ecocidio e per ciò che si configura come un crimine di guerra ma intima al governo serbo di intervenire presso l’Alta Corte di Belgrado per chiudere ogni procedimento a suo carico.

Ecco la democrazia di cui si millanta l’«esportazione».Se la Corte Penale Internazionale, avesse un minimo di autorevole indipendenza dovrebbe indagare anche su questi ed altri crimini di guerra commessi dal blocco euro-atlantico.

ORA ANCHE IN UCRAINA, dopo le devastazioni della guerra convenzionale, sta per scatenarsi l’epidemia da uranio impoverito: dal 2019 anche la Federazione Russa ha deciso di dotarsi di questo tipo di armi criminali giustificandosi col fatto che non sono vietate da nessuna convenzione internazionale e soprattutto sono impiegate da tempo dal blocco atlantico. La scelta altrettanto criminale del governo britannico ne innescherà credibilmente l’uso.

«Credo che il governo italiano – dichiara al manifesto Gian Piero Scanu, ex presidente della quarta Commissione parlamentare d’indagine sull’Uranio impoverito – , di propria iniziativa o a seguito di un provvedimento parlamentare, dovrebbe chiedere a Londra di recedere dalla decisione di inviare a Kiev “proiettili perforanti che contengono uranio impoverito”. Non ci sarebbe alcuna ragione per non esercitare una convinta offensiva di persuasione in ambito Ue e Nato. Convincere i nostri partner della insostenibilità etica e politica di una scelta che, ineluttabilmente, attiverebbe un pericoloso innalzamento del livello di scontro bellico. Lo dice la tra realtà fattuale: circa 400 militari morti – ma sono molti di più – e 8mila ammalati, in quasi tre lustri, con gli immensi danni all’ambiente».

«CI SI AMMALA e si muore – prosegue Scanu – , come ampiamente dimostrato dalla quarta Commissione Parlamentare d’inchiesta di cui sono stato presidente, nella Relazione finale del febbraio 2018, dove sono indicati dati e riferimenti oggettivamente riscontrati, e tali da condurre al cosiddetto “nesso di causalità” esistente fra l’esposizione all’uranio impoverito ed alcune gravi o letali patologie. A dispetto delle menzogne spudorate che, con disumano cinismo, vengono ancora invocate, pur di non dover rinunciare a questi strumenti di morte».

Avvelenare il popolo ucraino con l’uranio impoverito non è un un modo per aiutarlo